Danno e beffa: imprenditori italiani esclusi da un ricco mercato europeo
“La canapa è una filiera complessa e plurale che alimenta occupazione e lavoro, soprattutto sostituendosi a settori in crisi” ci spiega Stefano Masini, professore di Diritto Agrario e Diritto Alimentare all’Università Tor Vergata di Roma, che abbiamo incontrato a margine dell’evento organizzato il 5 novembre alla Camera dei Deputati dagli onorevoli Stefano Vaccari e Matteo Mauri del PD, per discutere, ancora una volta del contestato articolo 18 del Ddl Sicurezza
Questo articolo, lo ricordiamo, è frutto della campagna che il nostro Governo sta portando avanti contro l’uso delle infiorescenze e delle resine e vieterebbe la lavorazione, la trasformazione, il trasporto, l’estrazione e qualunque attività legata ad esse.
Una campagna che apparentemente non sembrerebbe riguardare coloro che lavorano nel campo agricolo, ma, per come è stato pensato, l'articolo 18 comprometterebbe, se approvato, l’intera filiera della canapa, rischiando di spazzare via anche il settore alimentare, quello tessile e quello cosmetico.
Questo perché, come ci spiega bene il Prof. Masini, le infiorescenze non riguardano solo il cosiddetto e odiato uso ricreativo, come cerca in tutti i modi di farci credere la maggioranza.
La lavorazione e l’utilizzo delle infiorescenze riguarda l’intera filiera della canapa.
“L’infiorescenza costituisce il valore aggiunto dell’intera filiera, che è regolata a livello europeo. L’ipotesi di lavoro avanzata dal governo è contraddittoria nello scenario giuridico europeo e rischia di mettere in difficoltà economica gli agricoltori che hanno investito dal 2016, da quando è entrata in vigore una legge che ha promosso una filiera sostenibile dal punto di vista economico ma anche ecologicamente orientata a recuperare la naturalità di una produzione che noi conoscevamo”.
Gli agricoltori possono, infatti, utilizzare solo determinate varietà che producono un livello di THC basso, che quindi, le escludono dall’area delle sostanze droganti. I prodotti che ne derivano, quindi, secondo la disciplina europea, possono essere immessi sul mercato, come di recente ha ricordato anche il Consiglio di Stato.
L’intera filiera quindi è vittima, in questo momento, di un grande equivoco e di una convinzione talmente distorta del Governo che rischia di uccidere una parte di mercato importante del nostro Paese.
L’equivoco più grande, per non parlare di paradosso, è proprio quello di pensare a questa pianta escludendone il fiore.
Anche il settore alimentare, infatti, è direttamente connesso con le infiorescenze perché il seme cresce e matura proprio al loro interno. Se non si potranno lavorare le infiorescenze, il settore alimentare sparirà.
Stessa cosa accadrebbe al settore tessile in quanto le rotoballe inviate ai centri di lavorazione per creare i tessuti, al loro interno contengono infiorescenze. Sarebbe impossibile chiedere ai coltivatori di pulire tonnellate di materiale, stelo per stelo, ci vorrebbero anni di lavoro solo per questo.
Stesso destino spetterebbe al settore della cosmesi. Come sappiamo è un settore che ammette l’utilizzo di cannabidiolo (CBD) per molte preparazioni. Ma anche questo viene estratto da una biomassa al cui interno ci sono semi e infiorescenze.
Non si può quindi prescindere da una parte così importante della pianta.
Ma l’aspetto più assurdo di tutta questa storia è quello che succederebbe agli imprenditori italiani e all’intero comparto economico della canapa industriale, qualora l’articolo 18 passasse.
Il danno oltre la beffa, come dice ancora il prof. Masini, sarebbe, infatti, vedere le aziende italiane costrette, tra due fuochi, a vendere sotto prezzo il loro prodotto ad aziende straniere o trovarsi tra le mani qualcosa di stupefacente e illegale. Quelle stesse aziende lavorerebbero, quindi, il prodotto all’estero e lo rivenderebbero a noi italiani a 10 volte il prezzo di mercato.
Per evitare questo il Prof. Masini parla di una ricerca di armonizzazione con la disciplina europea, nel caso l’articolo 18 dovesse essere approvato.
“Se non si riuscirà in sede di conversione del disegno di legge bisognerà intervenire dal punto di vista cronologico, tentando di differire l’entrata in vigore e riflettere sulla necessità di costruire un’armonizzazione con la disciplina europea, per evitare che prodotti vietati in Italia non alimentino un commercio di sostanze coltivate all’estero e commercializzate nel nostro Paese”.
Tutto questo non avrebbe senso, ovviamente, eppure è lo scenario più probabile se non si riuscirà a fermare l’ondata di follia del Governo. Un Governo che, come abbiamo ricordato più volte, si vanta di pensare sempre “prima agli italiani”. Ma questa volta sembrerebbe che tutti gli italiani che hanno investito in un settore in forte crescita, che offre opportunità straordinarie e posti di lavoro, siano stati davvero dimenticati.
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