Enecta.it: la storia di un sito "scomparso nel nulla"

Maria Novella De Luca
12 Aug 2025

Cosa succede se il tuo e-commerce, costruito in oltre dieci anni di lavoro, svanisce improvvisamente da un giorno all'altro? È l'incubo che ha vissuto Enecta, azienda che produce estratti di cannabis e prodotti al CBD, che lo scorso aprile, improvvisamente, ha visto il proprio sito e-commerce irraggiungibile, oscurato senza alcuna notifica


Enecta è un’azienda italiana che da più di dieci anni si occupa dell'intero processo produttivo di prodotti al CBD, dallo sviluppo delle genetiche alla coltivazione della canapa, dalla distribuzione dei prodotti al marketing, per garantire processi standardizzati e prodotti di buon livello presentati e commercializzati sul sito web, cuore pulsante dell’azienda. 

Ed è proprio questo sito web, motore dell’intera filiera produttiva, degli stipendi e del contatto diretto con i clienti, che un bel giorno ha iniziato a non funzionare più, a non essere raggiungibile dagli utenti, a non ricevere ordini e rimanere oscurato per 50 giorni senza che l’azienda riuscisse a rintracciare spiegazioni.

Oggi vogliamo raccontarvi questa storia perchè, come dicono anche gli stessi fondatori dell’azienda, è importante denunciare il grave e ingiusto episodio ma è importante anche dare voce all’intero settore che continua ad essere vittima dell’incertezza normativa e a lavorare nella paura. 

“Questo non è solo il nostro caso” ci spiega Jacopo Paolini, uno dei due fondatori di Enecta insieme a Marco Cappiello, a cui abbiamo chiesto di spiegarci cosa è accaduto.

“Questo deve essere un segnale per tutti coloro che lavorano nella canapa e che vivono nel terrore quotidiano di un intervento arbitrario, di una chiusura improvvisa, di un'accusa infondata. Non siamo soli e non dobbiamo restare in silenzio. Insieme possiamo trasformare questo momento difficile in un nuovo punto di partenza”.

SS: Perché questo blackout inaspettato e misterioso?

Un giorno eravamo online, con circa 60.000 visite al mese e oltre 300 parole chiave in prima posizione su Google. Il giorno dopo, il sito era irraggiungibile. Da subito abbiamo iniziato, insieme ai nostri avvocati, a interpellare i Nas, Codacons, Polizia Postale ma tutti rispondevano che non risultava alcun tipo di blocco. Allora abbiamo pensato ad un attacco informatico, ma anche su questo fronte gli esperti ci dicevano che era tutto regolare. 

Il sito non risultava bloccato totalmente, alcuni clienti potevano accedere altri no. Per questo abbiamo chiesto spiegazioni anche alle compagnie telefoniche. Quello che stava accadendo era sempre più incomprensibile. 

Al cinquantesimo giorno, finalmente, Vodafone ci risponde dicendo di aver ricevuto un provvedimento ministeriale per bloccare il sito ai nostri utenti. 

SS: Il blocco era stato disposto dal Ministero della Salute, con un decreto mai notificato? Per quale motivo?

Si, siamo arrivati a una verità incredibile, soprattutto quando abbiamo scoperto, contattando il Ministero della Salute che tutto partiva dalla Direzione Generale della Salute Animale del Ministero secondo cui, uno dei nostri prodotti per animali conteneva THC e doveva essere notificato come medicinale narcotico. Il Decreto in questione è il 28/2025 che può essere semplicemente pubblicato sul sito istituzionale senza obbligo di segnalazione. Se non ci si oppone entro 60 giorni il decreto diventa definitivo, e tutto può essere perso per sempre. 

Fortunatamente noi eravamo ancora in tempo, il nostro avvocato si è subito attivato, abbiamo presentato le analisi di laboratorio che dimostrano che il prodotto non contiene THC e abbiamo fatto ricorso per chiedere i danni.

SS: Il decreto quindi si basava su un’informazione errata? Arrivata da chi?

Si, noi abbiamo sempre venduto un solo prodotto per animali, il Premium Hemp, che non contiene THC. Le analisi lo dimostrano. Il decreto, non solo si basava su un'informazione errata, ma non ci era mai stato notificato rendendo la situazione ancora più surreale. Se non ce ne fossimo accorti il Decreto diventata definitivo e avremmo perso il lavoro di più di dieci anni. A quanto pare al Ministero è arrivata una segnalazione, non sappiamo da chi, credo si saprà solo dopo il processo.

SS: Una volta bloccata l’azione siete riusciti ad ottenere la riattivazione del sito web immediatamente? C’è stata una contro notizia da parte del Ministero o delle scuse?

No, nessuna dichiarazione o scusa ufficiale dal Ministero. Per la riattivazione del sito web intanto ci è stato chiesto di togliere il prodotto incriminato, poi sarà il giudice a decidere secondo i tempi della legge che non saranno sicuramente immediati. Abbiamo accettato, non per ammettere una colpa inesistente, ma per tornare operativi il prima possibile.

Avremo tempo di dimostrare ulteriormente tutte le incongruenze del caso, in particolare il fatto che la motivazione ufficiale del blocco non è coerente con i dati e la mancanza di notifica diretta che pone seri interrogativi giuridici.

SS: Quali sono stati i danni subiti?

Il danno del blocco è stato concreto, misurabile e abbastanza devastante. In poche settimane, le visite al sito sono crollate da circa 60.000 al mese a poco più di 25.000. Il fatturato ha subito una perdita stimata tra i 150.000 e i 200.000 euro in 2 mesi. Oltre 300 parole chiave che occupavano stabilmente le prime tre posizioni su Google sono state declassate e altre sono a rischio, compromettendo la nostra visibilità online. A questo scenario si aggiungono le spese tecniche e legali necessarie ad affrontare il problema.

Purtroppo il danno è stato anche reputazionale, i clienti, giustamente confusi, ci hanno scritto per segnalare il blocco e chiedere chiarimenti. Alcuni hanno collegato l’oscuramento al Decreto sicurezza, altri hanno addirittura ipotizzato che vendessimo prodotti illegali. 

SS: È possibile che quanto accaduto sia legato al Decreto Sicurezza?

Credo di no, le due normative non sembrano essere connesse in alcun modo. Certo, il contesto generale di crescente diffidenza nei confronti del settore canapa ha sicuramente contribuito a generare confusione, sospetti e reazioni allarmistiche ed è facile che venga percepito come parte di una strategia repressiva più ampia, ma non ne abbiamo prove.

SS: Cosa avete imparato da questa storia da cui fortunatamente siete riusciti a uscire, con non pochi disagi?

Abbiamo imparato che in Italia le autorità possono esercitare poteri estremamente impattanti senza preavviso, per questo le aziende che operano nel settore della canapa devono tutelarsi in anticipo, avere un supporto legale continuativo e una documentazione impeccabile. 

La risposta del pubblico è stata di grande sostegno, e anche quella di associazioni del settore come Federcanapa e EHIA, ma il mondo professionale ha mostrato anche un lato più oscuro perché ci è persino stato inoltrato per errore un messaggio interno in cui qualcuno festeggiava la nostra assenza dal mercato. Quindi, forse, l’insegnamento più grande è tenere gli occhi sempre aperti e avere una rete di supporto legale, tecnica e umana.

La storia accaduta a Enecta deve esse un campanello di allarme perché in Italia anche chi opera nel pieno rispetto della legge, può vedere la propria libertà economica messa a rischio da un giorno all’altro, senza preavviso e senza motivazioni oggettive.

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Maria Novella De Luca