Il THC è efficace contro la fibromialgia? I risultati di un nuovo studio clinico

Marco Ribechi
16 Dec 2025

Il dolore cronico è una delle sfide mediche più complesse da affrontare. Tra le patologie più difficili da gestire c'è la Sindrome da Fibromialgia (FMS), un disturbo che affligge milioni di persone, spesso caratterizzato da dolore muscoloscheletrico diffuso, fatica e disturbi del sonno


La FMS è considerata una condizione di sensibilizzazione centrale, in cui il sistema nervoso centrale percepisce e amplifica gli stimoli dolorosi. Data la limitata efficacia dei trattamenti convenzionali, l'interesse verso il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è cresciuto enormemente

Un recente studio clinico comparativo randomizzato, pubblicato sul Journal of Cannabis Research, ha esaminato per la prima volta l'impatto del THC sui meccanismi neurali del dolore in pazienti con fibromialgia, portando a risultati promettenti. 

La fibromialgia: quando il dolore non dà tregua 

In Italia, la fibromialgia è una condizione che, pur essendo riconosciuta socialmente, non ha ancora una sua piena classificazione come malattia esentabile in tutte le Regioni, creando enormi difficoltà per i pazienti. La causa esatta rimane sconosciuta, ma si ritiene che un ruolo centrale sia giocato da un'anomalia nella modulazione del dolore a livello cerebrale e del midollo spinale. È proprio su questa anomalia che si è concentrata la ricerca condotta dal team guidato da Yara Agbaria, Haggai Sharon e Giris Jacob, con l'obiettivo di capire se il THC potesse agire sul "volume" del dolore percepito centralmente. 

Il design dello studio: come è stata testata l'efficacia del THC 

Per valutare l'effetto del THC sul dolore causato dalla fibromialgia, i ricercatori hanno condotto un rigoroso studio su 23 pazienti: a ciascuno è stata somministrata una singola dose di THC oppure un placebo. L'obiettivo dello studio non era solo chiedere ai pazienti del loro dolore, ma misurare due funzioni specifiche che indicano la capacità del corpo di gestirlo. 

Queste funzioni sono l'Offset Analgesia (OA), che valuta la velocità con cui il corpo "spegne" il dolore, e la Conditioned Pain Modulation (CPM), che misura come il sistema nervoso sopprime il dolore attraverso un'altra sensazione dolorosa.

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Risultati chiave: il THC spegne l'amplificazione del dolore 

I risultati dello studio sono stati incoraggianti e puntuali. Il THC ha dimostrato di non essere un semplice antidolorifico, ma di agire direttamente sui meccanismi cerebrali che amplificano il dolore. 

Meno dolore spontaneo: I pazienti trattati con il THC hanno riferito una riduzione significativa del loro dolore spontaneo quotidiano rispetto a quando avevano ricevuto il placebo. In termini semplici, sentivano meno male. 

La capacità di "spegnere" il dolore migliora: Il THC ha potenziato un meccanismo cerebrale chiamato "Offset Analgesia (OA)". Questo meccanismo può essere pensato come la capacità del corpo di abbassare rapidamente la sensazione di dolore una volta che lo stimolo doloroso è finito. In pratica, il THC ha aiutato il cervello a disattivare l'allarme del dolore più velocemente. 

Azione selettiva: È interessante notare che il THC non ha avuto un impatto significativo su un altro meccanismo di modulazione del dolore (il CPM), suggerendo che non agisce genericamente, ma in modo specifico su circuiti neurali ben definiti. 

Un potenziale test per terapie personalizzate 

La scoperta più rilevante dal punto di vista clinico apre la strada alla medicina personalizzata. I ricercatori hanno infatti scoperto che potevano predire chi avrebbe risposto meglio al trattamento con THC. Nello specifico, i pazienti che all'inizio dello studio mostravano una capacità naturale (anche se minima) di attivare l'Offset Analgesia erano quelli che in seguito hanno avuto il sollievo maggiore grazie al THC. Questo significa che in futuro, un semplice test per misurare l'Offset Analgesia di un paziente potrebbe fungere da "biomarcatore". Potrebbe, cioè, indicare ai medici quali pazienti con fibromialgia hanno le maggiori probabilità di beneficiare della cannabis terapeutica, evitando trattamenti inefficaci e velocizzando l'accesso alla cura giusta. 

Contesto legale e conclusioni per i pazienti in Italia

 La ricerca rafforza le basi scientifiche per l'uso del THC nel trattamento del dolore cronico, in linea con l'interesse crescente della comunità medica per la cannabis terapeutica. In Italia, l'accesso al THC per la gestione del dolore cronico, inclusa la fibromialgia, è possibile solo attraverso la prescrizione di cannabis terapeutica da parte di un medico e la dispensazione in farmacia, secondo le normative vigenti. Questo studio dimostra chiaramente che il THC non solo riduce il dolore spontaneo nei pazienti con fibromialgia, ma lo fa attraverso la modulazione di specifici circuiti neurali. Offre speranza e, cosa ancora più importante, una potenziale chiave per la selezione mirata dei pazienti che possono trarre il massimo beneficio da questa opzione terapeutica. 

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono basate su ricerca scientifica e non sostituiscono in alcun modo il parere, la diagnosi o il trattamento di un medico professionista. Il contenuto è fornito a scopo informativo e di divulgazione scientifica. La cannabis terapeutica in Italia è accessibile solo tramite prescrizione medica. Consultate sempre il vostro medico curante prima di iniziare o modificare qualsiasi trattamento. 

 

FONTE: Journal of Cannabis Research

 

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