Svizzera: verso una nuova votazione sulla legalizzazione della cannabis?
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La Svizzera potrebbe essere chiamata nuovamente alle urne per esprimersi sulla legalizzazione della cannabis. Dopo diverse proposte e dibattiti, il tema rimane caldo e divide l'opinione pubblica, con diversi partiti che spingono per un cambiamento delle leggi attuali
In Svizzera, a quanto pare la cannabis è la sostanza illegale più utilizzata in assoluto: il 10% della popolazione consuma cannabis ogni anno, il 4% dei quali la usa regolarmente anche se produzione, consumo e commercio sono vietati, ad eccezione di prodotti con un contenuto di THC inferiore all'1%. Questa soglia è stata introdotta per consentire la vendita di prodotti a base di CBD, il cannabidiolo non psicoattivo presente nella cannabis, che ha trovato ampio utilizzo in diversi settori.
Tuttavia, il mercato nero della cannabis rimane fiorente, alimentato da una domanda elevata e da una legislazione che molti considerano obsoleta e inefficace. Le forze politiche che sostengono la legalizzazione della cannabis evidenziano come il proibizionismo non abbia portato a una diminuzione del consumo, ma abbia anzi favorito la criminalità organizzata e il mercato nero, con conseguenti rischi per la salute dei consumatori e costi elevati per le forze dell'ordine.
Ecco perché la legislazione sulla cannabis è nuovamente in discussione e il Consiglio nazionale sta valutando la proposta di revocare il divieto sulla cannabis sostenuta soprattutto da partiti come i Verdi, il Partito Socialdemocratico (SP) e il Partito Liberale Democratico (FDP), che continuano a sottolineare come il proibizionismo non abbia raggiunto gli obiettivi sperati, ma abbia anzi creato problemi sociali e sanitari. La legalizzazione, invece, permetterebbe di controllare la qualità dei prodotti, limitare l'accesso ai minorenni, prevenire l'uso problematico e offrire supporto a chi ne ha bisogno.
Nonostante l'ampio sostegno politico, è molto probabile che alla fine l'ultima parola spetterà al popolo tramite un referendum. L'Unione democratica di centro (UDC), di orientamento conservatore, ha già dichiarato di essere contraria alla proposta, sottolineando le possibili conseguenze sociali negative del consumo di cannabis.
Uno dei principali argomenti a favore della legalizzazione della vendita di cannabis è, quindi, come visto, l’eliminazione del mercato nero. Per questo l’ex consigliere nazionale Heinz Siegenthaler, sulla base delle raccomandazioni della Commissione federale per i problemi delle dipendenze (EKSF), ha proposto che una produzione e un commercio regolamentati dallo Stato potrebbero prosciugare le operazioni illecite. Tale regolamentazione includerebbe controlli severi sulla pubblicità, sulla tassazione e sulla coltivazione per uso personale.
La proposta dovrebbe ottenere la maggioranza in Parlamento, come dimostrano i colloqui con i politici della sanità: la consigliera nazionale del PS Sarah Wyss sostiene l'idea, a condizione che sia accompagnata da una protezione sanitaria "efficace e completa" e che protegga in particolare i bambini e i giovani.
"In questo modo la cannabis non viene banalizzata, ma decriminalizzata: questa è l'unica cosa giusta da fare", spiega.
Allo stesso modo, Manuela Weichelt dei Verdi, ha sostenuto che la Svizzera dovrebbe abbandonare gli approcci moralistici a favore di una politica più realistica e pragmatica.
“La criminalizzazione del consumo di droghe e cannabis genera alti costi sociali, sanitari ed economici e mina la prevenzione e la protezione dei minori”, ha affermato, aggiungendo che "I Verdi lottano per questa causa da oltre 30 anni".
Il sostegno alla legalizzazione non è limitato ai partiti di sinistra. La revoca del divieto, infatti, ha trovato un pubblico ricettivo anche al centro-destra, come spiega la consigliera nazionale del PLR Regine Sauter: “L’attuale sistema giuridico ha chiaramente fallito. La cannabis viene consumata, a volte in modo intensivo e anche dai giovani, ed esiste un mercato nero con tutti i suoi effetti collaterali negativi.
L'introduzione di un mercato della cannabis regolamentato dallo Stato è quindi "una soluzione promettente", sottolinea Sauter.
Non è della stessa idea, però, il consigliere nazionale dell'UDC Rémy Wyssmann, che in quanto avvocato dice di conoscere bene le conseguenze negative del consumo di cannabis: "limita la capacità di concentrazione e perseveranza, dipendenza, negligenza e persino incapacità di lavorare e guadagnarsi da vivere".
D’accordo con lui il collega di partito Thomas Aeschi che è convinto che la legge non entrerà in vigore prima dell’estate 2026 ma sarà indetto un referendum contro di essa che lui e il suo partito sicuramente appoggeranno.
Comunque, l'esatta struttura della legge deve ancora essere chiarita, intanto continuano ad andare avanti i progetti pilota in molte città come Basilea, Zurigo, Ginevra, Berna e Losanna, proposti da un comitato di cittadini su iniziativa popolare che avrà tempo fino al 30 ottobre 2025 per raccogliere le 100.000 firme necessarie.
La prima valutazione intermedia di Zurigo era già stata positiva.
La legalizzazione della cannabis in Svizzera potrebbe effettivamente passare attraverso un referendum popolare. Se approvato, la Svizzera si unirebbe alla crescente lista di Paesi che adottano un’industria della cannabis regolamentata.
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