La Thailandia cerca di vietare l'uso ricreativo di cannabis dopo averla depenalizzata

Maria Novella De Luca
15 Jan 2024

Un nuovo colpo di scena arriva dalla Thailandia come era accaduto nel 2022, quando, in modo abbastanza sorprendente, aveva legalizzato la cannabis ergendosi a primo paese in Asia a fare questo passo in avanti. Ma ora a scioccare è l'incredibile balzo indietro del nuovo governo


Quel giorno, nel mese di giugno 2022, il ministro responsabile aveva distribuito con gioia 1 milione di piante di cannabis alla popolazione, e da allora sono sorti più di 6.000 "coffee shop" e altre attività a tema cannabis come bar per l’erba, centri benessere e trattamenti di bellezza. Città come Chiang Mai e la capitale Bangkok hanno addirittura organizzato festival della cannabis, e la depenalizzazione ha rappresentato una grande attrazione per i turisti. Una vera rarità in una regione in cui molti paesi prevedono lunghe pene detentive e persino condanne a morte per le persone condannate per possesso, consumo o traffico di marijuana.

Nella vicina Hong Kong, ad esempio, anche il cannabidiolo non psicoattivo, ovvero il CBD, è ancora fuori legge. Singapore mantiene la pena di morte per il traffico di droga, e i residenti che viaggiano in Thailandia sono avvisati che potrebbero essere perseguiti al ritorno se fumano erba all'estero.

La cannabis medica è legale in Thailandia dal 2019, ma la depenalizzazione nel 2022 aveva fatto un ulteriore passo avanti, rendendo non più un crimine coltivare e commerciare cannabis e prodotti a base di canapa, o utilizzare qualsiasi parte della pianta per curare malattie.

Ma nonostante tutto questo sembrerebbe che il nuovo governo di coalizione conservatore, salito al potere alla fine dello scorso anno, ora voglia fare un passo indietro e la settimana scorsa ha presentato un nuovo disegno di legge promettendo di inasprire le regole e consentire solo l’uso medico. 

Perché questo cambio di rotta proprio nel paese che prometteva di diventare la nuova Amsterdam?

La legislazione iniziale, attuata entro una settimana dalla depenalizzazione, mirava a regolamentare il consumo di cannabis ma inavvertitamente hanno lasciato scappatoie per scopi ricreativi. La pianta è stata depenalizzata nel 2022 prima che i legislatori potessero concordare come regolamentare al meglio il settore. Ora il nuovo governo vuole porre fine al vuoto normativo che ha portato alla proliferazione di migliaia di caffetterie in tutto il Paese.

La depenalizzazione, infatti, ha aperto le porte al mercato e ai consumatori locali e stranieri, con tutte le conseguenze associate alla mancanza di regolamentazione: crescita non regolata del mercato della cannabis, importazioni illegali, mancanza di controlli di qualità e politica sanitaria assente. Già a poche settimana dalla depenalizzazione del giugno del 2022, molti partiti politici avevano affermato che, sebbene la legislazione mirasse a contenere l’uso della cannabis, era inefficace a tal fine, promuovendone addirittura il consumo. Diverse scappatoie legali, in effetti, in questo periodo, hanno consentito un'autentica fioritura dell'uso ricreativo nel paese, che ha portato più di 850 medici a  rilasciare una dichiarazione in cui si chiede la fine immediata dell’uso ricreativo della cannabis, sostenendo che rappresenta “una minaccia per il sistema sanitario pubblico” e per le persone stesse, a breve e lungo termine.

Inoltre la sovrabbondanza di offerta sul mercato ha portato a un forte calo dei prezzi della cannabis, sollevando dubbi sulla qualità e la credibilità dei prodotti. Anche Soratat Pongsangiam, presidente della Greenhead Clinic, spera che una regolamentazione più severa restituisca controllo e credibilità al settore. Gli esperti del settore si aspettano un giro di vite sui pop-up shop senza licenza, potenziali divieti su alcuni prodotti a base di cannabis e rapporti mensili obbligatori sulle vendite per monitorare i tipi di prodotti e i consumatori.

I cambiamenti, che mirano a mantenere una promessa elettorale, sono arrivati ​​dopo l’annuncio del primo ministro Srettha Thavisin contro l'uso ricreativo. Preoccupato per l'abuso di droga, Thavisin ha dichiarato che il governo sosterrà solo l'uso medicinale, vietando tutte le forme ricreative.

“Abbiamo redatto questa legge per vietare l'uso sbagliato della cannabis", ha dichiarato il ministro della sanità Cholnan Srikaew, alla Reuters, “tutti gli usi ricreativi sono sbagliati”.

Il nuovo disegno di legge prevede multe fino a 60.000 baht (circa 1.500 euro) per chi pratica attività ricreativa e sanzioni severe per la coltivazione senza licenza, con pene detentive da uno a tre anni e multe da 20.000 a 300.000 baht.

Il progetto di norme vieta inoltre campagne pubblicitarie o di marketing per germogli, estratti o dispositivi per fumare cannabis. La guida sotto l'effetto di cannabis sarà punito con una multa fino a 20,000 baht o un anno di reclusione. Il governo prevede anche di inasprire le regole di licenza per la coltivazione, la vendita, l’esportazione e l’importazione di cannabis, imponendo ai coltivatori di richiedere una licenza entro 60 giorni dall’entrata in vigore delle nuove regole.

Ovviamente non hanno tardato ad arrivare le polemiche e molti si sono detti contrari alle nuove regole. Future Cannabis Network, un gruppo di difesa in Thailandia, ha espresso disappunto per le azioni del governo e ha sottolineato l’importanza del “coinvolgimento pubblico”. Per questo governo tailandese ha avviato anche delle consultazioni pubbliche. Il pubblico e le parti interessate del settore come Green House, Royal Queen Seeds e tutte le altre aziende di cannabis che sono già attive commercialmente in Thailandia, hanno tempo fino al 23 gennaio per fornire un “feedback” sul disegno di legge, e potenziali revisioni potrebbero essere apportate dal Ministero della Salute prima della presentazione al gabinetto e alla successiva approvazione parlamentare.

Fortunatamente, il governo non prevede di riclassificare la pianta di cannabis come narcotico, cosa che comporterebbe pene detentive e multe più lunghe.

Tuttavia, data la maggioranza di cui dispone il governo, non è sciocco pensare al peggio e temere che la grande macchina della cannabis, che si era attivata in Thailandia appena un anno e mezzo fa, rischi una terribile battuta d’arresto. Il boom della cannabis in tutto il paese ha aiutato molti thailandesi, dagli agricoltori ai proprietari di piccole imprese, dai lavoratori dietro il bancone alle aziende straniere che hanno avviato attività imprenditoriali sul territorio. Una volta che le nuove regole entreranno in vigore, i coltivatori dovranno richiedere un permesso entro 60 giorni, mentre i coffee shop esistenti potranno continuare le operazioni prima di rinnovare il permesso. Chissà però se, vista la nuova missione del governo, sarà facile ottenere una nuova licenza...

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Maria Novella De Luca