Australia: via divieto di guida per pazienti cannabici

Marco Ribechi
04 Mar 2025

I conducenti che utilizzano la terapia verde nello stato di Victoria non saranno più soggetti alla sospensione automatica della patente grazie a una nuova legge in vigore. Dal 1° marzo, questi automobilisti avranno la possibilità di dimostrare in tribunale di non essere stati alterati alla guida.


Dal 2016, in Australia è possibile accedere a trattamenti a "base vegetale" su prescrizione medica. 

Oltre 700.000 persone li utilizzano per gestire patologie come il cancro, la sclerosi multipla e l'epilessia. 

Tra loro c'è Alice Davy, che sottolinea come i pazienti assumano questi trattamenti con responsabilità: "Chi li usa ha problemi di salute reali, come dolore cronico o insonnia. Non ne abusiamo, vogliamo solo vivere meglio". 

Fino a oggi, nello stato di Victoria, i pazienti in terapia rischiavano automaticamente il ritiro della patente per almeno sei mesi se fermati alla guida con tracce di alcuni principi attivi nel sangue, indipendentemente dal loro stato di lucidità. 

Ma dal 1° marzo questa legge è cambiata. Ora, i magistrati potranno valutare caso per caso se il conducente era realmente alterato. 

David Ettershank, membro del Consiglio Legislativo del Victoria, ha spiegato che la norma precedente era ingiusta: "Se una persona segue le indicazioni del medico e non è compromessa alla guida, ha diritto a difendersi in tribunale, come qualsiasi altro cittadino". 

Fiona Patten, ex parlamentare e attuale esponente del partito Legalise Cannabis, ha sottolineato che il cambiamento era atteso da anni: "I pazienti ottenevano grandi benefici da questa terapia, ma vivevano nel timore di perdere la patente. Questa modifica avrà un impatto su almeno 70.000 persone solo in Victoria, tra cui genitori che accompagnano i figli a scuola e lavoratori che devono spostarsi". 

La riforma arriva mentre lo stato di Victoria avvia uno studio pionieristico, guidato dalla Swinburne University, per analizzare gli effetti di questi trattamenti sulla guida. Secondo il professor Michael Udoh dell'Università di Sydney, l'impatto del principio attivo principale, il THC, varia da persona a persona: "Ci sono pazienti con alte concentrazioni nel sangue che non risultano alterati, mentre altri con livelli minimi possono avere difficoltà. Non è semplice stabilire un limite universale". 

Alice Davy conferma che il trattamento non compromette automaticamente le capacità di guida: "Prima assumevo oppioidi e benzodiazepine prescritti, e il giorno dopo ero ancora intontita, ma potevo guidare legalmente. Con questa terapia dormo bene e al mattino mi sento lucida".

Ora l'attenzione è rivolta alle altre regioni australiane: seguiranno l'esempio del Victoria? In stati come il New South Wales, molte associazioni sanitarie chiedono da tempo di equiparare questi trattamenti agli altri farmaci da prescrizione. Tuttavia, i principali partiti politici restano cauti su un cambiamento normativo più ampio. Il Premier del Victoria, Jacinta Allan, ribadisce l'importanza di questa riforma: "Queste terapie aiutano i pazienti a gestire il dolore e a riprendere una vita attiva. Eliminare gli ostacoli ingiusti, come il divieto automatico di guida, è un passo fondamentale". 

Un tema che dovrebbe far riflettere anche l'Italia, dove l'accesso ai trattamenti è ancora limitato e la tutela dei pazienti spesso trascurata.

 

FONTE: SBSNews

 

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