Mille processi al Governo contro il codice della strada
Un’azione di classe per creare rumore legislativo è la risposta dei malati alla riforma di Matteo Salvini. Insieme allo studio legale Miglio-Simonetti si sta preparando un’azione mai vista nella storia d’Italia per chiedere di cambiare la norma considerata fortemente incostituzionale
Non chiamatela class action ma Azione di Classe. Sono le prime parole pronunciate dall’avvocato Lorenzo Simonetti per spiegare l’azione legale che si cercherà di mettere in campo nelle prossime settimane per opporsi al nuovo codice della strada voluto dal Governo, fortemente penalizzante per i diritti dei cittadini.
«La class action indica tante persone che si uniscono e fanno una causa collettiva - spiega l’avvocato Simonetti - la nostra strategia invece prevede almeno 1000 processi con 1000 giudici diversi, allo scopo di creare molto rumore mediatico e attenzione su delle scelte assolutamente inaccettabili».
Il riferimento è al nuovo codice della strada promosso da Matteo Salvini (leggi l’articolo) che mette fortemente a rischio la vita di chi ha scelto, in assoluto accordo con le leggi dello Stato Italiano, di curarsi con la Cannabis medica. Nonostante la cura sia perfettamente legale e prevista dal Sistema Sanitario Nazionale, dal 14 dicembre, data di entrata in vigore del nuovo Codice, ogni malato che utilizza Cannabis medica è fortemente a rischio penale in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine.
Il punto centrale è l’eliminazione dello "Stato di alterazione" e l’utilizzo del concetto di "positività alla sostanza" come unico mezzo di valutazione per l’idoneità alla guida. «Ogni paziente è positivo 24 ore al giorno perché costretti ad assumere la loro terapia ad intervalli regolari - spiega Simonetti - ciò li mette fuorilegge ed è quindi necessario far sentire la propria voce per cambiare questa norma assurda. Tra l‘altro ci sono anche altri farmaci che possono creare casi di positività».
Le finalità dell’azione di classe è triplice:
1 - Portare alla luce l’incostituzionalità della norma e farla cambiare;
2 - Rinviare il tutto alla Corte Europea poiché il nuovo codice viola la libera circolazione delle persone;
3 - Chiedere al Governo i danni psicologici e morali causati dalla paura di guidare e, di conseguenza, da un peggioramento dello stile di vita del malato.
Per aderire all’azione collettiva c’è tempo fino al 24 gennaio data in cui si tireranno le somme delle eventuali adesioni per capire se la massa critica sarà sufficiente per intraprendere la protesta. «Affinché si crei un’azione efficace è necessaria l’adesione di 1000 pazienti afflitti da paura di guidare - prosegue Simonetti - Siamo ottimisti, considerando che in Italia ci sono almeno 130mila pazienti che usano Cannabis medica con prescrizione».
Per chi desidera fare causa al Governo sarà necessario un contributo di mille euro per la copertura delle spese legali. Una cifra molto ragionevole considerando i costi fissi e le spese vive.
Inoltre, tramite la richiesta dei danni la stessa potrebbe anche essere ripagata abbondantemente in caso di vittoria.
«Ci rendiamo conto che per alcuni il costo potrebbe rappresentare una barriera - conclude Simonetti - ma attualmente è l’unico modo per costringere il Governo a tornare sui propri passi e ridare una vita dignitosa ai pazienti che in questo momento, oltre alla loro patologia, sono anche limitati negli spostamenti. Non esiste un precedente del genere nella storia giuridica del nostro paese, purtroppo la questione è talmente inaccettabile che i cittadini devono agire direttamente, chiamando in causa il Governo».