Cannabis leggera, assoluzione pesante: per Easyjoint il fatto non sussiste

Nel 2017 l'imprenditore ed attivista radicale Luca Marola inventa la filiera della cannabis light con lo scopo di risvegliar l'interesse della classe politica rispetto ad una legge di settore poco chiara. Nel 2019 invece della politica, risveglia l'interesse della Finanza che sequestra il sito della sua impresa, Easyjojnt, quasi sette quintali di infiorescenze e 19 litri d'olio di CBD per un valore di almeno 2 milioni di euro
L'accusa è traffico di stupefacenti e la pena richiesta sono cinque anni di detenzione e 55 mila euro di multa.
Lo scorso giugno, dopo innumerevoli udienze, la sentenza è finalmente proclamata: il fatto non sussiste, la sostanza non ha efficacia drogante e quindi non sussiste alcun traffico di stupefacenti.
Oggi, doverosamente, festeggiamo con Marola del quale vi offriamo le prime dichiarazioni in purezza...
SS: Cosa ti senti di dire alla luce della piena assoluzione?
Nel 2017 avevo ragione nel denunciare la legge 242/2016 come legge scritta male. Tanto è vero che ha portato una Procura all’erronea convinzione che una normale attività d’impresa fosse addirittura un’attività di spaccio a tutto vantaggio di chi, in altre città, continuava a vendere infiorescenze senza
problemi. Avevo ragione nel sostenere che nella vendita del fiore non vi fosse nulla di penalmente rilevante e di definire il fiore di canapa non stupefacente. Il proibizionismo ha obnubilato la mente di molti legislatori e tutori della legge e se, alla meglio, porta a comportamenti ridicoli e grotteschi, alla
peggio, genera dolore e ingiustizia. Finalmente, con cognizione di causa, mi viene da rispondere che tutta la faccenda della cannabis light, per capirla, interpretarla e agirla, la si deve guardare come lotta antiproibizionista e non come mera questione agricola o commerciale.
SS: Questo processo ha perseguitato l'imprenditore Marola mentre sublimava l'attivista politico, ma la canapa come esce dal processo?
Penso che ne esca alla grande! Al massimo ne esce colpevole di…incapacità drogante.
Fuor di battuta, ho voluto con tutte le mie forze un processo vero e proprio rifiutando ogni scappatoia legale e rifiutando la possibilità di un giudizio abbreviato nonostante la proposta molto vantaggiosa prospettata dalla Procura. Volevo un vero dibattimento per poter portare periti, ricercatori e testimoni e fare chiarezza, soprattutto dal punto di vista scientifico. E perché fosse un processo che “insegna qualcosa”, abbiamo chiesto e ottenuto che Radio Radicale potesse fin dalla prima udienza registrarlo e metterlo online.

SS: Avevi timore che il quadro politico attuale potesse incidere negativamente sul processo?
No, questo timore, tra i tanti che avevo, proprio no. Mi sono aggrappato alla convinzione, dovuta forse al mio background politico liberale e radicale, che la Magistratura giudicante sia e resti un potere indipendente.
E per dirla tutta abbiamo avuto una giudice che fin da subito confermava questa convinzione. Non tanto perché sono stato assolto, ma per il modo professionale con cui ha gestito il processo. E’ stata imparziale, scrupolosa ed analitica nel leggere quella gigantesca mole di carte giudiziarie, umile nel chiedere ai testi o alle due parti chiarimenti quando qualche aspetto non le era chiaro, precisa nell’amministrare l’aula e anche nel bacchettare a volta noi, a volte il pubblico ministero. Per valutare la qualità giuridica della decisione dobbiamo aspettare il deposito delle motivazioni, ma son certo che anche da lì emergeranno le competenze giuridiche e professionali della giudice. Tutt’altra faccenda il giudizio verso la magistratura inquirente, quella che apre le inchieste, fa le indagini e rappresenta l’accusa in aula. Un’inchiesta tutta politica che non aveva senso di esistere, una gestione delle prove scandalosa, un teorema accusatorio inconsistente. In un Paese civile chi sbaglia, e così tanto, paga, ma in Italia, per parafrasare un celebre imputato che ha subito un’ingiustizia incommensurabilmente più crudele della mia, Enzo Tortora, solo i bambini, i matti e i procuratori non sono responsabili delle proprie azioni. Grazie ai miei avvocati Turco, Gamberini e Bulleri, si è posto fine a quello che considero un barbarico abuso di potere. Il tema della responsabilità civile dei magistrati, soprattutto dei pubblici ministeri, dovrebbe essere centrale in una qualunque riforma della giustizia.
SS: Cosa insegna la storia della canapa light?
Quando per primo in Italia diedi il via al commercio della cannabis light dichiarai pubblicamente di disobbedire a una legge che non prevedeva esplicitamente la vendita del fiore di canapa preconizzando quello che sarebbe accaduto nei mesi successivi: la nascita di centinaia di negozi specializzati e nuove aziende agricole per far sì che il legislatore, davanti all’evidenza della potenzialità del fiore come traino per tutta la filiera agroindustriale della canapa, correggesse la lacuna. Già alla nostra fondazione, avevamo dichiarato che la nostra ragion d’essere era e rimane il pieno riconoscimento della liceità della vendita del fiore di canapa. Ci abbiamo provato senza successo in dialogo con la politica e con le istituzioni, ci siamo riusciti nel primo processo penale.
Se la mia storia, e la storia della cannabis light, ha qualcosa da insegnare è che anche un atto solipsistico può generare rivoluzioni. O almeno un gran casino. Un’azione individuale di disobbedienza civile ha generato un intero settore legato alla canapa. Tradotto in numeri si parla oggi di circa 4.000 ettari coltivati per circa 3.000 imprese agricole e un migliaio di negozi specializzati con un centinaio di grossisti, per un fatturato complessivo di 500 milioni di euro l’anno. Di cui 150 rigirati allo Stato sotto forma di tasse. Questo ha creato la mia iniziativa solitaria. E circa 20.000 posti di lavoro, soprattutto giovani. E ne vado assolutamente orgoglioso.
SS: E tu cosa hai imparato in questi anni di processo?
Ho imparato che per capire se la cannabis light abbia capacità drogante è più efficace e conveniente acquistarne un barattolo a circa 20 euro e provarla subito anziché sequestrarne 700 chili, imbastire un’inchiesta per tre anni, spendere una quantità esorbitante di soldi pubblici, avviare un processo e farlo durare altri tre anni. E, nonostante tutto, non riuscire comunque a dimostrare alcunché. Mi auguro l’abbia imparato anche il Procuratore di Parma Alfonso D’Avino.
SS: La tua assoluzione implica che la sostanza che distribuivi non fosse uno stupefacente. Cosa significa, oggi, questa assoluzione per la filiera della canapa?
Sono stato accusato anche di essere la “macchina del consenso” capace di propagare l’equivoco sulla liceità della vendita della cannabis light influenzando l’opinione pubblica, la politica, le istituzioni, i media e la magistratura associata…In aula ho terminato il mio intervento rivolgendomi alla giudice
con queste parole “anche se la decisione che Lei dovrà assumere riguarderà soltanto me, gli effetti impatteranno necessariamente sulla vita di migliaia di persone, di colleghi, di ragazzi e ragazze che hanno investito le proprie risorse costruendo insieme a me questo settore imprenditoriale, agricolo e commerciale. Questa è la storia della cannabis light. Resta a Lei, ora, stabilire se sia solamente una storia criminale”.
Dal punto di vista giuridico, il processo a EasyJoint rappresenta un precedente importante per la canapa industriale in Italia. Ora le motivazioni della sentenza che mi assolve potrebbero fornire elementi giuridici a coloro che puntano a disinnescare la norma del governo Meloni. La struttura dell’accusa
è identica alla struttura del decreto Sicurezza, per questo, quando arriveranno le motivazioni della sentenza, sarà interessante capire se potranno essere usate, e io credo proprio di sì, per smantellare il decreto Sicurezza.
Io sono pronto a rimettermi all’opera.
SS: Il Decreto Sicurezza, nel voler mettere fuori legge un'intera filiera, sfida la priorità del diritto UE ed ogni evidenza scientifica. Anche il tribunale di Parma con la tua assoluzione decreta che i fiori di CBD non siano sostanza narcotica. A che gioco gioca il Governo?
Gioca al solito gioco della destra: inventa nemici, minacce e pericoli inesistenti, come i rave party, la ricerca sulla carne coltivata, la gestazione per altri, la “teoria gender”, la “sostituzione etnica”, per poi fornire al proprio elettorato cavernicolo finte e facili soluzioni. Spesso sgangherate. Il loro furore
ideologico li porta a scrivere leggi che fanno strame di diritto, della scienza, della realtà, del buonsenso e, appena portate davanti a un giudice, vengono disapplicate perché contrarie al diritto italiano o comunitario. Ma intanto i proclami a reti unificate son partiti e l’effetto l’hanno ottenuto. Poi nel
mezzo, tra l’approvazione di una legge e la sua decadenza, ci passa almeno un ricorso o un processo, anni di ingiustizia subita e soldi spesi, libertà compresse. Insomma, un calvario come quello da cui sto uscendo.
SS: Come disinnescare le conseguenze nefaste del Decreto Sicurezza?
Con la disobbedienza politica, con la consapevolezza di essere tutti, dall’agricoltore al negoziante al dettaglio, dei militanti antiproibizionisti.
Portando il decreto in tribunale facendo sì che ad essere processati siano il decreto e il proibizionismo tutto. Continuare a vendere e urlarlo pubblicamente perché si venga indagati e che si festeggi il sequestro e il processo, come abbiamo fatto noi di Easyjoint perché consapevoli non solo di esser dalla parte giusta, ma anche di aver ragione davanti ad un magistrato.
SS: L'Italia è meno sicura quando la canapa è illegale? Perché?
Certamente è più povera a causa dell’eliminazione delle aziende della cannabis light e quindi delle loro, nostre, entrate fiscali. E' più povera perché chi può si sta trasferendo all’estero, in paesi più civili e meno repressivi.
È più povera perché l’incertezza del diritto in tutti questi anni e poi l’illegalizzazione del fiore di canapa hanno fatto scappare tutti gli investitori esteri. Potenzialmente è meno sicura perché dove lo Stato vieta, il mercato nero ingrassa e per l’enorme distrazione di uomini, mezzi e risorse economiche
dalla lotta alla criminalità alla caccia al fiore di canapa. Vista da Marte, questa situazione sembrerebbe grottesca, come lo è stato il mio processo. Invece è la triste realtà di quando a maneggiare il potere arrivano degli integralisti reazionari completamente scollegati dalla realtà.
SS: Pensi di procedere alla richiesta danni?
Puoi scommetterci!
Questo articolo è tratto dal numero 04/2025 della Rivista cartacea Soft Secrets
Leggila on line o scaricala gratuitamente cliccando su questo link
Leggi anche su Soft Secrets:
