Via al processo Luca Marola, Cannabis Light a rischio

Marco Ribechi
04 Nov 2022

Iniziato a Parma il primo processo alla Cannabis Light nei confronti di Luca Marola, pioniere del settore con l’azienda Easyjoint. L’esito è fondamentale per l’intera filiera della canapa considerando che, colpendo Marola, si mira a proibirne la vendita in tutta Italia


«Sento la responsabilità di rappresentare l’intera filiera della canapa». Sono queste le primissime parole a caldo di Luca Marola dopo che, presso il tribunale di Parma, si è aperto il processo nei suoi confronti e per cui rischia fino a sei anni di carcere. L'imprenditore e antiproibizionista infatti è colui che ha dato inizio al fenomeno sociale, agricolo ed imprenditoriale della cannabis light in Italia attraverso l'azienda pioniera Easyjoint. Marola, che è anche titolare del negozio Canapaio Ducale, è accusato di spaccio di stupefacenti. «Con l’avvio del primo processo alla cannabis light, da pioniere del settore mi ritrovo ad esserne il principale imputato - spiega Marola - Sono tre anni che mi preparo a questo processo e 5 anni, dal giorno stesso in cui, attraverso EasyJoint, ho dato il via a questo mercato, che ipotizzo la possibilità di arrivare ad una chiarificazione definitiva della legge attraverso un processo qualora il Parlamento non avesse provveduto. E in 5 anni la legge sulla canapa non è stata toccata. Sarà il mio processo, non abbiamo altro, a dare certezza del diritto agli operatori di questo settore».

Alessandro Gamberini
Alessandro Gamberini

La procura di Parma persegue ferocemente il commercio della Cannabis Light così come ha spiegato il suo avvocato difensore Alessandro Gamberini: «I consumatori commentando gli effetti della sostanza - racconta il difensore - hanno usato termini come “camomilla” sottolineando l’assenza di qualsiasi effetto stupefacente della sostanza, come confermato dalla quantità bassissima di Thc. Lo ha dichiarato anche un maggiore dei Ris. Per questo il tema che si apre è sul significato del processo. Che io sappia, e frequento molte procure, solo la procura di Parma persegue così ferocemente la commercializzazione della Cannabis Light che è un prodotto privo di particolare pericolosità. Bisognerebbe allora perseguire anche la distribuzione del whiskey e del gin».

L'imprenditore nel 2019 è stato accusato di spaccio perché nel magazzino di Easyjoint deteneva circa 488.812 dosi droganti contenute in 646 kg di canapa, tutta o quasi, con il THC inferiore allo 0,2%. Ogni dose drogante è stata calcolata su una quantità di 18 grammi di sostanza da assumere tutta insieme, ossia una canna di 18 grammi di Cannabis Light equivarrebbe a un normale spinello con Thc. Il problema, che va oltre la situazione individuale di Marola, è che il procuratore che accusa pretende di fare giurisprudenza e quindi imporre la propria interpretazione della legge come unica. La Procura di Parma avrebbe quindi inviato la sua teoria accusatoria ad una ventina di procure italiane affini per corrente politica e, nell’autunno scorso, ben 18 inchieste analoghe sono sbocciate in altrettante città. Molti procuratori in conferenza stampa hanno fatto esplicito riferimento al «Modello Parma», l'inchiesta quindi potrebbe essere la prova generale per la distruzione dell’intero settore della Cannabis Light.

«Sento la responsabilità di rappresentare, nel processo, l’intera filiera della canapa - conclude Marola - Ma affinché vi sia attraverso il processo la vittoria definitiva della cannabis light su tutti i proibizionisti, i reazionari e le corporazioni interessate a monopolizzare la cannabis, serve che ognuno faccia la sua parte contribuendo alle spese legali del processo il cui esito avrà ripercussioni su tutti. Facciamo in modo che la difesa della cannabis light possa operare al massimo delle sue possibilità. Per questo motivo da oggi non mi occuperò del processo, che parlerà da solo attraverso i suoi attori, ma mi dedicherò a raccogliere i fondi necessari per vincere in aula e far vincere la cannabis light una volta per tutte». 

Proprio a questo scopo è stata promossa una raccolta fondi reperibile a questo link in quanto l’intera filiera rappresenta circa 12.000 nuovi posti di lavoro e migliaia di imprese agricole e commerciali.

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