Emendamento fantasma Cannabis Light, era un boomerang?

Marco Ribechi
27 Jun 2023

L’avvocato Giacomo Bulleri, uno dei principali legali di riferimento per la filiera della canapa italiana, cerca di fare luce sul comportamento del Governo Meloni che la scorsa settimana ha presentato un emendamento sulla Cannabis Light in commissione Finanze della Camera per poi ritirarlo il giorno seguente


Cannabis Light e Governo Meloni, relazioni complicate, comportamenti al limite della schizofrenia. Doveva essere l’emendamento della famosa stretta sulla Cannabis Light quello presentato martedì scorso  in commissione Finanze della Camera. Un testo che prevedeva l’istituzione di accise, la commercializzazione permessa solo alle «rivendite di generi di monopolio» o punti di vendita con deroghe speciali, il divieto di pubblicità e di vendita nei distributori automatici e il divieto di vendita ai minorenni.

A prima vista una stretta notevole sulla Cannabis Light che avrebbe messo in seria difficoltà produttori e negozi specializzati. Poi, l’improvviso, inspiegabile ritiro da parte dello stesso Governo che lo aveva elaborato, senza apparenti spiegazioni razionali. 

Per capire cosa abbia innescato questo clamoroso dietrofront abbiamo chiesto all’avvocato Giacomo Bulleri, uno dei principali legali di riferimento per la filiera della canapa italiana.

«Dal mio punto di vista di legale avevo valutato in modo positivo l’emendamento - spiega Bulleri - non tanto per gli aspetti puramente commerciali ed economici ma perché ritengo positivo tutto ciò che vada nella direzione di una regolamentazione. Ad oggi siamo in una situazione di stallo insostenibile data dal buco legislativo, con la conseguenza che ci troviamo continuamente di fronte a sequestri, arresti, processi che poi devono essere risolti caso per caso, con anche notevoli differenze a seconda del luogo in cui si svolge il processo».

Recente è, ad esempio, la notizia del sequestro di 1800 chili di Cannabis Light operata dai Nas di Torino, sul filo della normativa, nelle province di Torino, Cuneo, Forlì-Cesena, Lecce, Milano, Monza e Brianza e Rimini.

«Si tratta di un prodotto che oggi non ha destinazione d’uso - continua Bulleri - non è alimentare, non è cosmetico, non è un integratore e nemmeno un prodotto da fumo. Se fosse stato presentato l’emendamento sarebbe stato identificato con precisione, e quindi normato. Nel caso specifico probabilmente come prodotto da fumo, e quindi rientrato nei monopoli. Questo per quanto riguarda l’aspetto legale. Poi ovviamente si può discutere di tutti gli aspetti economici ma dal mio punto di vista sarebbe comunque stato un passo avanti rispetto al vuoto attuale».

Avvocato Giacomo Bulleri
Giacomo Bulleri

Un iter già sperimentato per quanto riguarda le sigarette elettroniche: «Si tratta di un film già visto - spiega il legale - inizialmente la vendita delle sigarette elettroniche era riservata solo per concessione e con la necessità del magazzino fiscale. Poi, chi aveva i requisiti, ha potuto prendere delle licenze specifiche. In altri paesi d’Europa c’è stato uno sviluppo simile anche per la Cannabis Light, penso al Belgio e al Lussemburgo (In Svizzera invece si è combattuta e vinta una battaglia per non equiparare Cannabis Light e tabacco. Per questo sono stati restituiti 33 milioni di euro ai produttori che in precedenza erano stati prelevati come tasse). Lo stesso varrebbe per la produzione di Cannabis Light dove i piccoli produttori, esattamente come avviene con il tabacco, avrebbero potuto cedere il prodotto ad organizzazioni più grandi. Ovviamente, introducendo le accise, si sarebbe ristretto il margine di guadagno per i produttori e i venditori. Le considerazioni di carattere economico possono essere molteplici, da un punto di vista legale però posso solo dire che l’emendamento avrebbe dato un segnale molto forte poiché sarebbe stato l’equivalente di affermare una volta per tutte che la Cannabis Light non è droga».

E questo potrebbe anche essere il motivo per cui il Governo Meloni ha deciso di ritirare l’emendamento precedentemente elaborato. Una delle plausibili spiegazioni infatti potrebbe essere che il tentativo di colpire produttori, distributori e consumatori di Cannabis Light si sarebbe rivelato un boomerang. Le autorità competenti, paradossalmente, avrebbero dovuto aprire sulla Cannabis Light ottenendo il risultato opposto a quello prefissato e tanto sbandierato da forze di Governo come la Lega che, ostinatamente e in direzione contraria al resto del mondo, continua a identificare la Cannabis Light come sostanza drogante. 

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Marco Ribechi