Il Governo Meloni uccide il settore della Cannabis Light

Maria Novella De Luca
03 Aug 2024

Mentre il resto del mondo va avanti con visioni progressiste sulla cannabis, l’Italia torna al proibizionismo approvando una nuova stretta sulla cannabis light


Nella seduta notturna di mercoledì scorso delle commissioni parlamentari Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, infatti, è stato approvato l'emendamento al ddl sicurezza che equipara la cannabis light a quella non light, cioè con alti livelli di THC.

Una decisione che rischia di rovinare le vacanze di molte famiglie e imprenditori e che ha provocato dure poteste dell'opposizione, per le tappe forzate su un provvedimento che non ha l'urgenza di un decreto, e che solleva preoccupazione per le possibili ripercussioni sull’economia e su una filiera che in Italia fattura 500 milioni di euro all’anno e impiega migliaia di persone, soprattutto giovani. 

L’emendamento era stato presentato a fine maggio dal governo, con l’obiettivo di dare un’interpretazione più chiara e restrittiva alla legge del 2016 che consente a centinaia di aziende agricole italiane di produrre e lavorare la cannabis con un basso livello di THC.

L’articolo 2 della legge del 2016, infatti, permette a chiunque di coltivare cannabis senza autorizzazione se i prodotti sono idonei alla produzione di alimenti e cosmetici, di materiale destinato alla bioedilizia, all’attività didattica o alla ricerca, alla bonifica di siti inquinati e al florovivaismo. Non fa però riferimento alcuno all’uso ludico ricreativo della cannabis e proprio la mancanza di un preciso divieto permise alle aziende di coltivare cannabis light senza avere conseguenze legali.

 

Anche la Cassazione si era espressa in merito, nel 2019, chiamata ad intervenire sul caso di un coltivatore in provincia di Macerata a cui la Polizia aveva sequestrato piante e infiorescenze. In quel caso i giudici stabilirono che si poteva sequestrare solo un campione di cannabis per verificare la percentuale di THC che non doveva superare lo 0,6%.

Tutte le piante, infatti, che rispettano questo limite, rientrano nei limiti della legge del 2016 e non della 309 del 1990, cioè la legge Vassalli che regola le sostanze stupefacenti dopo l’abolizione della Fini-Giovanardi. Questo significa che se dopo un controllo, il contenuto di THC supera lo 0,6% la Polizia può sequestrare o distruggere le piante senza però che ci sia una responsabilità dell’agricoltore.

Successivamente la Cassazione decise anche che, se la coltivazione della cannabis light è legale, può esserlo anche la sua vendita.

Ma già nel maggio 2022 un decreto interministeriale che regolamentava le piante officinali era intervenuto per limitare la commercializzazione della canapa ai soli semi e ai loro derivati.

Fortunatamente l'anno successivo, nel febbraio 2023, il tribunale amministrativo regionale del Lazio, aveva annullato quel decreto confermando la commercializzazione di tutte le parti della pianta, comprese infiorescenze e foglie.

Ma ora, il nuovo emendamento approvato in Commissione mercoledì notte, che entrerà in vigore solo dopo l’ok definitivo del Parlamento (in prima lettura alla Camera), vieta “l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa coltivata ai sensi del comma 1, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati”.

Un emendamento che ignora anche le raccomandazioni dell’Oms, che ha chiaramente stabilito che la cannabis con CBD e THC sotto lo 0,2% non dovrebbe essere considerata sostanza stupefacente.

Le conseguenze di questa sciagurata proposta potrebbero essere drammatiche: chiusura di tantissime imprese e licenziamento di altrettanti lavoratori, tra cui molti giovani.

Ma sembra che alla maggioranza non stiano a cuore le necessità e le richieste dei cittadini. 

"Bene le norme per stroncarne il mercato", è stato infatti, l’immancabile commento dell’azzurro Maurizio Gasparri.

Negli ultimi anni nel nostro Paese si è investito molto su questo settore e un intero comparto di aziende si è largamente sviluppato. Secondo diverse stime sono infatti circa 800 le aziende agricole che ormai coltivano cannabis light oltre a 1500 ditte specializzate nella trasformazione. Si è sviluppata ormai una vera e propria filiera, dai piccoli appezzamenti, alle serre fino ad arrivare ai negozi e ai tabaccai.

“Il governo Meloni ha appena ucciso il settore della cannabis light nel nostro Paese” è stato il commento del segretario di Più Europa, Riccardo Magi, su X subito dopo l’approvazione, mercoledì notte, sottolineando inoltre che questo governo, in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro, pensando così di fare una guerra alla droga.

La sua critica si aggiunge a quella di molti operatori del settore, che vedono in questa normativa un attacco ingiusto in un momento in cui il Paese dovrebbe invece concentrarsi sulla ripresa economica.

Non è mancato l'intervento della Coldiretti che già da tempo aveva espresso la necessità di tutele per gli agricoltori che producono canapa in piena legalità, come pure riconosciuto dalla normativa europea, anche per rispondere a mercati come quelli della nutriceutica, della cosmetica, dell'industria o dell’arredo. Per questo, afferma, chiediamo la modifiche di un emendamento che danneggia pesantemente le aziende agricole.

Questo emendamento che, come detto, toglie la possibilità di raccogliere, utilizzare ed essiccare l’infiorescenza, blocca anche le esportazioni verso i mercati esteri che rappresentano una grossa fetta del nostro mercato tagliando le aziende italiane completamente fuori dalla competizione a livello europeo. Ora si mette a rischio un settore produttivo che conta migliaia di persone impiegate e circa 4mila ettari coltivati. 

E perché tutto questo?

Per combattere il problema della droga?

O siamo solo di fronte a un’azione di repressione senza precedenti e senza senso che dimostra, ancora una volta, quanto a questo Governo non stia a cuore il suo Paese che guida e i suoi cittadini?

"Il governo dei patrioti", così l’ha definito Marco Furfaro, capogruppo Pd in Affari Costituzionali, "attraverso questa norma inspiegabile farà chiudere 3.000 aziende agricole e licenziare 15mila lavoratori solo per fare propaganda. Siamo in mano a ignoranti che continuano a fare danni alle aziende e ai lavoratori".

Sicuramente il DDL Sicurezza e le sue disposizioni sulla cannabis light resteranno al centro del dibattito politico e sociale nei prossimi mesi, con la speranza che si possano trovare soluzioni diverse che non penalizzino l'intero settore.

Leggi anche su Soft Secrets:

Cannabis light, via libera alla vendita sotto lo 0,5%

Nasce l’Osservatorio Cannabis CBD con il primo sondaggio su consumo e coltivazione di cannabis light in Italia

M
Maria Novella De Luca