Circo Cbd, il Tar libera ma il Parlamento blocca

Marco Ribechi
16 Sep 2024

La politica italiana ha dimostrato per l’ennesima volta non solo di essere totalmente ideologica, ma anche altamente incompetente sull’argomento Cbd. Infatti, se martedì scorso il Tar del Lazio aveva di nuovo accolto il ricorso delle associazioni, rimandando la decisione a metà dicembre, il mercoledì successivo con l’approvazione del disegno di legge sicurezza in Parlamento è stato creato un paradosso normativo degno di un film di Nolan


Quando si parla del Cbd in Italia viene da pensare al film Inception, dove il protagonista entrava in un sogno dentro un altro sogno, dentro un altro sogno, solo che in Italia si trasforma in un incubo. La situazione che l’ideologia sfrenata dei partiti di governo, in primis la Lega di Salvini, ha creato nel nostro paese, sfiora il ridicolo-grottesco, se non fosse che è diventata una vera e propria piaga per i produttori che hanno investito centinaia di migliaia di euro nel settore (e in avvocati).

I rimandi, le trasformazioni, le situazioni legalmente incompatibili sono talmente tante che ad oggi appare molto complesso riuscire a sintetizzarle in maniera coerente, perché attualmente siamo davvero davanti all’incredibile. Leggi e progetti di legge che contraddicono non solo le direttive europee (violazione della libera circolazione delle merci, violazione della libera concorrenza, incompatibilità con la politica agricola comune, principio di proporzionalità e di principio di precauzione) ma persino quelle nazionali, dimostrando che dietro al Cbd c’è una grande messinscena politica di una campagna elettorale eterna, mai conclusa basata sulla cattiva informazione.

Stiamo parlando di una sostanza che all’unanimità della comunità scientifica internazionale non ha alcun potere drogante. Talmente vero che il Cbd è legale anche in paesi dove c’è la pena di morte per il possesso di marijuana. 

Il Tar del Lazio è consapevole di questa verità e per la seconda volta continua a dire che senza prove scientifiche non è possibile vietare una sostanza che non ha effetto drogante. Lo ha detto in tutte le maniere e infatti continua a rimandare la decisione, in attesa delle prove del Governo che però, ovviamente, non potranno mai arrivare perché non esistono e mai potranno esistere.

Con la sua decisione quindi il Tar ha di nuovo, temporaneamente, liberato le attività legate al Cbd dando una piccola boccata di ossigeno agli imprenditori del settore, che comunque vengono inspiegabilmente e continuamente vessati ogni giorno dalle forze dell’ordine con blocchi, controlli, sequestri immotivati. Situazioni che si risolvono quasi sempre a favore degli imprenditori ma che portano via tempo e denaro, molto. 

Il nuovo passo del governo

Questo accadeva martedì. Ma mercoledì è un altro giorno, è il giorno dell’approvazione del Disegno di Legge sicurezza in Parlamento. Con un trick degno di un prestigiatore il Governo ha inserito in questo decreto anche la volontà di mettere fuori legge le infiorescenze della canapa, di fatto tagliando la testa al toro e superando l’ostacolo posto dal Tar. Ostacolo che in realtà è un elemento di giustizia e democrazia. Bisogna aggiungere che il DDL sicurezza si occupa, come dice il nome stesso, della sicurezza delle persone, della loro incolumità. Una questione di reati, criminalità, violenza, polizia, tutte cose totalmente estranee al Cbd che invece dovrebbe essere trattato dal Ministero dell’Agricoltura. Ma stiamo parlando del Governo Meloni, non possiamo aspettarci che sia competente in materia. 

Quando il Ddl Sicurezza verrà approvato anche in Senato (perché sicuramente sarà approvato) i fiori diventeranno illegali. Ciò significa che si potrà essere processati in quanto droga. A quel punto con grande probabilità scatterà l’appello all’Europa che in realtà si è già pronunciata chiaramente a favore del Cbd. Il principio è che le norme comunitarie devono dare gli stessi diritti a tutti i cittadini, quindi la legge italiana sarà essa stessa fuori legge e dovrà essere rivista. Uno spreco di soldi e tempo senza uguali.

Nel frattempo i produttori non potranno più coltivare Cbd, almeno in teoria, ma potranno comprare olio dall’estero che potrà liberamente circolare in Italia, dando una forte spinta ai mercati stranieri e violentando quelli italiani. Questa, in conclusione, è la politica di quelli che gridano nelle piazze “Prima gli italiani” per poi tagliare le gambe proprio agli imprenditori nostrani. 

Il parere dell'esperto

«Mi chiedo quando finirà questo circo - dice l’avvocato Giacomo Bulleri, uno dei massimi esperti di settore - Il Tar si è pronunciato, l’Europa si è pronunciata, il Cbd con meno dello 0,5 di Thc non ha efficacia drogante. Ora con il Ddl si chiede di mettere fuori legge tutti i prodotti derivati dalla canapa che non siano semi o fibre, quindi anche l’uso industriale sarebbe illegale. Si tratta di un evidente contrasto con la normativa europea ma anche con quella italiana. Per ora si può solo aspettare e restare a guardare, il Tar ha rimandato la decisione al 16 dicembre, poi immagino si entrerà nel merito. Il Ddl sicurezza invece ha delle tempistiche che ancora non sono state comunicate, potrebbero essere comprese tra qualche settimana e pochi mesi. Questo metterebbe fuori legge il possesso di fiori. La procedura in sé, con cui ci si sta muovendo, è lecita, ma i risultati sono paradossali».

Un paradosso che nel frattempo ha già notevolmente danneggiato un enorme comparto produttivo che da solo potrebbe risollevare il destino di centinaia di migliaia di italiani, dando una spinta green all’economia e identificando un’altra eccellenza italiana. Infatti sono moltissimi gli investitori stranieri che vorrebbero fare business nel nostro paese, purtroppo però con una situazione che cambia in continuazione non hanno le condizioni sufficienti di sicurezza.

 

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