Cbd resta in vendita, decreto sospeso per scarse prove

Marco Ribechi
31 Oct 2023

Il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha richiesto al ministero della Salute nuovi documenti che provino la pericolosità della sostanza, sospendendo la decisione fino ad anno nuovo. Una seconda vittoria per tutto il comparto della canapa light in attesa anche del ricorso di Canapa Sativa Italia


Seconda sconfitta per il Governo sul Cbd, la nuova data per decidere sul suo destino è il 16 gennaio.

I giudici hanno sottolineato che non è stata adeguatamente dimostrata la presenza di rischi legati a una possibile dipendenza dal cannabidiolo, sia a livello fisico che psicologico. Nel corso delle motivazioni, il Tar ha evidenziato la carenza di informazioni per motivare la sospensione della vendita del Cbd e l’assenza di una chiara spiegazione riguardo agli effettivi pericoli concreti di sviluppo di dipendenza fisica o psicologica.

Di conseguenza la decisione con cui si desidera inserire il Cbd nella tabella degli stupefacenti (leggi l’articolo) è stata rimandata al 16 gennaio in attesa dell’ "Integrazione istruttoria", ovvero di ulteriore documentazione.

Dopo la prima sospensione a causa dell’ondata di sequestri immotivati ai danni della filiera della Cannabis Light (leggi l’articolo) arriva anche questa ulteriore conferma che fa ben sperare per il futuro e contro questa vergogna tutta italiana.

C’è la possibilità che il 16 gennaio, oltre al ricorso dell’ICI - Imprenditori Canapa Italia - arrivi anche quello dell’associazione Canapa Sativa Italia, preparato dallo studio Miglio-Simonetti.

«La nostra udienza è fissata per il 14 novembre - spiega l’avvocato Lorenzo Simonetti - il Tar ci dirà che dovrà rinviare, quindi entrambi si risolveranno presumibilmente il 16 gennaio. Anche il nostro ricorso ha come oggetto d’analisi l’assenza di specifica documentazione tecnica idonea a dimostrare la correlazione di rischio abuso per il Cbd rispetto alla salute pubblica».

Per il 16 gennaio quindi, a fronte dei due ricorsi da parte delle due associazioni, il Governo dovrà dimostrare le reali ragioni che possano motivare il divieto di vendita del Cbd, mentre in tutta Europa, e praticamente in gran parte del mondo, la sostanza non soffre di limitazioni alla vendita. L’approccio tutto italiano alla filiera della Cannabis Light quindi dovrà eseguire qualche nuovo roboante salto circense nel goffo tentativo di riuscire a dimostrare l’indimostrabile. 

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Marco Ribechi