Ossino la pianta di nuovo, primo raccolto 150 grammi

Marco Ribechi
28 Sep 2024

L’ex agente dell’antidroga, rinato grazie alla Cannabis medica, torna a coltivare altre due piantine, dopo l’ottimo risultato ottenuto. "Lo faccio perché costretto, il sistema sanitario non è efficiente. Non infrango la legge, la mia è una coltivazione rudimentale per uso personale"


Ottenere 150 grammi da solo due piante coltivate rudimentalmente in casa non è da tutti.

Questo è il raccolto dichiarato da Alfredo Ossino, l’ex agente dell’antidroga la cui vita è stata letteralmente salvata dalla Cannabis terapeutica.

A causa di una stenosi acquisita alla cervicale, subentrata per le dure condizioni imposte dal suo lavoro, Ossino ha una prescrizione medica di 90 grammi di Cannabis al mese, tre al giorno, da assumere attraverso 12 inalazioni da 250 mg. 

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La terapia autoprodotta da Ossino

A causa dell’inaffidabilità del Sistema Sanitario Nazionale, che periodicamente lo lascia senza terapia, ha deciso di piantarla e di fare tutto alla luce del sole, trasformando di fatto la sua coltivazione domestica in una denuncia civile.

Quindi, dopo un primo raccolto molto soddisfacente, è pronto a ripetere l’esperienza.

«Sono stupito della quantità e della qualità del prodotto ottenuto - spiega Ossino - una terapia 100% naturale ricca di terpeni che, normalmente, vengono distrutti dai raggi gamma utilizzati per la conservazione e il trasporto del prodotto. Essendo la mia medicina ho riposto un’attenzione quasi maniacale, addirittura l’ho coltivata solo con acqua minerale, poiché in quella del rubinetto si possono riscontrare tracce di cloro». 

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Un campione di Skywalker Haze

La produzione delle piantine era iniziata ad aprile, con il supporto dello studio legale Miglio-Simonetti al fine di evitare sequestri.

«Sono costretto a farlo - prosegue Ossino - per me è una terapia salvavita. A gennaio, per colpa di un disguido tra Asp e farmacie, ho subito un forte ritardo nella fornitura e sono stato costretto ad acquistare 1.000 euro di prodotto con certificazione privata. Anche pochi giorni fa ho dovuto acquistare altri 40 grammi di Bedrocan alla farmacia dell’ospedale perché quella che mi forniscono non è sufficiente. Altri 434 euro che avrei potuto risparmiare, considerando che vivo con una piccola pensione». 

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La terapia che Ossino è stato costretto ad acquistare privatamente pochi giorni fa

Un altro problema è il fatto che lo stato fornisce solo una genetica ai pazienti.

«Questo causa una forte tolleranza e quindi la necessità di aumentare le dosi - prosegue il paziente - infatti dovrò andare dal mio medico e chiedere di aumentare il quantitativo. Coltivandola invece posso variare lo strain e la cura è decisamente più efficace».

Un altro aspetto sperimentato da Ossino con la sua terapia fatta in casa è quello dei terpeni che viene minimizzato nel Bedrocan.

«I terpeni costituiscono una sorta di terapia nella terapia - spiega l’uomo - sono idrocarburi aromatici che migliorano lo stato d’animo del paziente. Sembra strano a credersi ma con i miei 150 grammi di Skywalker Haze l’ho sperimentato in maniera molto chiara, non c’è paragone con la terapia fornita dallo Stato».

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Purtroppo il primo raccolto è già terminato.

«La produzione casalinga - prosegue - per un paziente come me può essere di supporto al Bedrocan ma non sostitutiva. Inoltre devo utilizzarla rapidamente, prima che si secchi, questo perché ho deciso di rispettare la legge e restare in quella che viene definita coltivazione rudimentale, ovvero solo due piantine».

Secondo Ossino anche la magistratura è a favore della coltivazione: «La Corte Suprema di Cassazione stabilisce che non è reato coltivare con mezzi rudimentali, senza cessione e a uso personale, non solo terapeutico. Quindi non commetto alcun reato. Per questo ho affisso la sentenza sui miei due vasi, nel caso vengano le forze dell’ordine per un controllo possono già verificare quanto affermo».

L’investimento iniziale per allestire la growbox è stato di circa 1200 euro, che però saranno ammortizzati dalle coltivazioni successive. La prossima semina è prevista ad ottobre. 

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La sentenza della Corte di Cassazione che sancisce che coltivare in maniera rudimentale senza cessione non è reato

Nonostante gli ottimi risultati riscontrati Alfredo Ossino si sente un cittadino fortemente penalizzato dallo Stato.

«Posso coltivare come battaglia civile ma siamo sempre all’anno zero - spiega il malato - la mia dignità è calpestata, la mia libertà limitata. Non posso guidare l’auto anche se sono costantemente lucido a causa della tolleranza al Thc. Infatti, secondo il decreto del 9 novembre 2015, bisogna aspettare 24 ore dall’assunzione prima di utilizzare un macchinario, quindi tutti i pazienti che si curano con Cannabis medica sono discriminati. Inoltre, se non avessi coltivato queste due piante, oggi sarei finito perché ho subito un grave ritardo anche a settembre, per me un ritardo significa dolore e impossibilità di muovermi. Purtroppo lo Stato, di fatto, mi ostacola in questa cura mentre promuove gli oppiacei e le benzodiazepine che sono ampiamente più devastanti. La Cannabis è una pianta salvavita, bisogna cambiare il giudizio su di essa. Ormai solo l’Italia è rimasta con questa mentalità primitiva. Persino gli edibili potrebbero essere un’ottima soluzione in ambito terapeutico, soprattutto per gli anziani, ma il loro commercio è proibito». 

 

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