Canapa Sativa chiama la UE per difendersi dal Governo

Marco Ribechi
29 May 2024

Canapa Sativa Italia fa appello alla Commissione Europea per le violazioni del Governo italiano in tema di libero mercato. I produttori e gli imprenditori del settore canapa si ribellano al tentativo del Governo Meloni di usare la Cannabis Light come specchietto elettorale e scendono in campo per far valere i propri diritti.


Dopo la proposta contenuta in un emendamento del ddl sicurezza con cui si tenta di vietare la cannabis in ogni sua forma e variante (leggi l’articolo), i rappresentanti dell’Associazione Canapa Sativa Italia hanno notificato alla Commissione Europea la potenziale violazione dei regolamenti relativi alla libera concorrenza e alla circolazione delle merci. 

«Chiediamo alla Commissione Europea di emettere un parere - spiegano i membri dell’associazione - sollecitiamo inoltre a bloccare il progetto di regolamentazione tecnica, prorogando il periodo di status quo fino a 12 mesi. Questo permetterà di esaminare a fondo il potenziale conflitto con i regolamenti UE in vigore e garantire che qualsiasi misura adottata sia conforme ai principi di libera concorrenza e libera circolazione delle merci».

PERCHE' L'EMENDAMENTO VIOLA LE NORME EUROPEE

L’emendamento infatti, se adottato, creerebbe barriere significative alla libera circolazione delle merci e alla libera prestazione dei servizi nel mercato interno, in violazione dei principi fondamentali del diritto dell'Unione Europea. Risulta inoltre incompatibile con la Politica Agricola Comune e con il Principio di Proporzionalità, ovvero l'introduzione di un divieto così ampio non appare proporzionata all’obiettivo di tutela della salute pubblica, soprattutto alla luce delle evidenze scientifiche che non indicano rischi significativi per la salute derivanti dall'uso delle infiorescenze di canapa con un contenuto di THC inferiore ai limiti di legge. Altre violazioni sono da identificare nel principio di Precauzione che sancisce la necessità di adottare misure sulla base di dati scientifici affidabili e non su considerazioni meramente ipotetiche. L'assenza di prove concrete che dimostrino rischi per la salute pubblica rende il divieto sproporzionato e in violazione del principio di precauzione. 

«L'Emendamento del governo rischia non solo di compromettere l'intero impianto legislativo del disegno di legge, ma anche di inserire norme con conseguenze per l'economia italiana e gli imprenditori italiani - spiegano i rappresentanti dell’associazione nazionale - Questa disposizione che pretenderebbe di limitare l'uso e la commercializzazione della canapa, non solo viola le norme europee, ma contribuirebbe anche a rafforzare il mercato nero. La canapa è una pianta legale, non è stupefacente, ed è considerata sicura dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e da numerosi studi scientifici. Ha dimostrato di avere benefici per esseri umani e animali senza presentare le stesse controindicazioni di alcuni farmaci e senza presentare alcun rischio di abuso. Dal 2018 a oggi si è dimostrata anche di supporto all’economia italiana con tante giovani aziende che si sono affacciate a questo mercato e che ora esportano in tutta Europa. Un settore economico che merita di essere difeso piuttosto che ostracizzato». 

Uno studio dell'Università di York ha inoltre dimostrato che la liberalizzazione della vendita di canapa legale senza THC ha portato fino al 14% di diminuzione delle attività criminali di traffico e spaccio e una perdita di entrate per le organizzazioni criminali stimata tra i 90 e i 170 milioni di euro.

IL PARERE DEGLI AVVOCATI

«Il nostro Governo, a dispetto dell’intento di promuovere e tutelare il made in Italy, propone emendamenti palesemente contrari ai principi già affermati non solo dalla Corte di Giustizia Europea ma anche dal TAR Lazio che ha già sancito la liceità della pianta intera  - spiega  l'avvocato Giacomo Bulleri -  Ciò è contrario ad ogni criterio di legalità e di certezza del diritto ed anzi credo che esponga l’Italia a possibili procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea, data la reiterazione di tali provvedimenti. Questo emendamento infatti, non avrebbe lo scopo di limitare la vendita delle infiorescenze, ma cancellerebbe un’intera filiera industriale che con esse non ha niente a che vedere. L'illogicità di tale emendamento è evidente se si pensa che il mese scorso l'avvocato generale della Corte di Giustizia ha ritenuto ammissibili al premio PAC anche le coltivazioni di fiori indoor. Il che esclude di per sé ogni profilo di illiceità. Non si comprendono le basi logiche e giuridiche di questo emendamento». 

Sula stessa liena anche gli avvocati Miglio-Simonetti: «L’emendamento del Governo al DDL sicurezza con il quale si vorrebbe vietare la coltivazione e la commercializzazione delle infiorescenze a basso contenuto di THC, addirittura anche sotto lo 0,2%, ci sembra una chiara mossa propagandistica pre-elettorale - dicono gli avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti - Il tema è vecchio, ma nonostante i vari attacchi sono centinaia gli esercizi commerciali che continuano a vendere infiorescenze per il semplice motivo che non si tratta di droga. Numerose infatti le decisioni di merito che assolvono per carenza dell’efficacia drogante della canapa. A oggi non sussistono veri rischi per la salute provati, a distanza di otto anni dalla legge 242/2016 le raccomandazioni, i pareri o qualsiasi altro lavoro del Ministero della salute e del Consiglio Superiore di Sanità non sono riusciti a dimostrare il rischio di abuso di tale sostanza. Anzi l’OMS ha raccomandato di declassare non solo la Canapa, ma tutta la Cannabis, anche quella con THC più alto dai trattati internazionali. Ciò che è accaduto e sta accadendo per il cannabidiolo (CBD) la dice lunga sui pregiudizi in tema di canapa, d’altra parte, non dobbiamo dimenticare che la normativa europea non permette restrizioni sulla commercializzazione di un prodotto che è sostenuto dalle politiche agricole comuni (PAC), salvo che non ricorrano fondati dubbi sul pericolo per la salute umana. Dubbi, invero, che in tutti i Paesi membri sono stati esclusi».

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Marco Ribechi