La canapa resta legale: il Tribunale di Trento ribadisce il principio di non-offensività

Maria Novella De Luca
09 Sep 2025

Una nuova luce si accende sul settore della canapa in Italia. Con l'ordinanza del 5 settembre 2025, pubblicata l'8 settembre, il Tribunale di Trento ha emesso un verdetto che rassicura gli operatori e rafforza il quadro legale esistente


In risposta a un ricorso presentato da Canapa Sativa Italia e Imprenditori Canapa Italia, il giudice ha esaminato la controversa questione dell'articolo 18 del Decreto-Legge 48/2025, e pur dichiarando inammissibile il ricorso delle due associazioni, ha ammesso che la canapa priva di effetti droganti rimane pienamente legale e gli operatori che coltivano legalmente possono continuare a farlo.

Il punto cruciale dell’ordinanza è la qualifica dell'articolo 18 come una norma "meramente ricognitiva". Questo significa che il decreto non introduce nuove restrizioni, ma si limita a ribadire un principio già consolidato. Il quadro penale di riferimento rimane quello stabilito dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione nel 2019, una sentenza storica che aveva già riconosciuto la legalità dei prodotti a base di canapa senza effetti psicotropi.

Il Tribunale di Trento ha sottolineato che l'attività degli operatori del settore non ha rilevanza penale se i prodotti derivati non possiedono efficacia psicotropa, ovvero se non hanno un'azione drogante. Questa pronuncia sposta ancora una volta l'attenzione dall'analisi del solo livello di THC a quella dell'offensività in concreto, cioè la reale capacità di una sostanza di alterare lo stato psico-fisico.

“Questa è una conferma che sono tutte valide le sentenze e le assoluzioni avute in questi anni proprio perché non si riconosce la natura innovativa dell’articolo 18” ci spiega Mattia Cusani, Presidente di Canapa Sativa Italia. 

Cusani aggiunge inoltre che  tutto quello che sta accadendo sarà la base di un nuovo confronto con le Istituzioni perché spiega "non possiamo utilizzare le Istituzioni per combattere un'Impresa lecita ma piuttosto dovrebbero servire a sostenerla". Si tornerà quindi a chiedere un tavolo tecnico per trovare, finalmente, soluzioni condivise che accontentino sia le esigenze di salute pubblica sia tutti gli operatori che vogliono continuare a lavorare.

Le Istituzioni, in effetti, hanno tirato molto la corda per cercare di vietare la vendita in tutti i modi e forse è giunto il momento di tracciare confini più precisi tra ciò che si può e non si può fare e avere regole più chiare.

Nonostante il giudice non abbia sospeso in via cautelare la norma, perché riguarda in modo generico e astratto la materia degli stupefacenti, l'ordinanza offre una forte garanzia. Essa riafferma la posizione del settore, in linea con i principi europei e con le precedenti sentenze del TAR Lazio, che hanno già stabilito come un divieto assoluto sulle infiorescenze non possa essere applicato se non esiste un rischio concreto per la salute pubblica.

Per le aziende italiane della canapa, questo verdetto non rappresenta un cambiamento, ma sicuramente una preziosa conferma. Si ribadisce che il loro lavoro è solido, fondato su un impianto normativo che da anni riconosce la validità di una filiera produttiva basata sulla canapa non psicoattiva.

Ma come conclude Cusani “per continuare a lavorare bisogna analizzare meticolosamente i propri prodotti per avere la certezza che siano privi di efficacia drogante e avere un’assicurazione per una tutela legale dolosa perché è l’unica condizione che permette, eventualmente, di ammortizzare il rischio legale”. 

In un momento di incertezza legislativa, l'ordinanza di Trento rappresenta comunque un segnale positivo e un punto di riferimento per l'intero settore, dimostrando che il lavoro svolto per la difesa della canapa industriale e dei suoi derivati continua a dare i suoi frutti a livello giudiziario.

Leggi anche su Soft Secrets:

Cannabis light: inchiesta archiviata ma danni irreparabili per le aziende

Fine al caso Easyjoint, piena assoluzione per Luca Marola

 

M
Maria Novella De Luca