Canapa industriale: l’UE accoglie la petizione della filiera italiana e avvia un’indagine preliminare

Maria Novella De Luca
08 Feb 2025

Il costante lavoro delle associazioni di settore a difesa della filiera della canapa industriale non si arresta e inizia a raccogliere i primi risultati


Infatti, la buona notizia degli ultimi giorni è che, la richiesta fatta dalle associazioni, di un intervento “urgente” del Parlamento europeo sui provvedimenti del governo Meloni che metterebbero a rischio la filiera della canapa industriale, è stata accolta dalla commissione Petizioni (Peti) del Parlamento europeo e la Commissione europea inizierà un’indagine preliminare che coinvolge anche la Commissione per l’Ambiente, la Sanità Pubblica e la Sicurezza Alimentare e la Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale.

Ma facciamo un passo indietro per comprendere l’importanza di questa notizia e ripercorrere quello che è accaduto in Italia negli ultimi mesi.

A settembre scorso una coalizione trasversale, che include le maggiori organizzazioni agricole e della filiera della canapa del panorama nazionale, si è unita a difesa della filiera della canapa industriale, presa di mira da due provvedimenti del governo Meloni che vietano la produzione e il commercio delle infiorescenze di canapa e derivati e classificano le composizioni per uso orale di CBD tra le sostanze stupefacenti. 

L’iniziativa è nata, infatti, in risposta alle possibili restrizioni che si volevano introdurre con il Decreto MinSal del 27 giugno 2024 (composizioni orali contenenti CBD) e dall’Articolo 18 del DDL Sicurezza, provvedimenti che rischiano di compromettere la crescita e la competitività di un settore che offre lavoro a migliaia di persone e genera un fatturato annuo significativo.

Confagricoltura, Cia, Copagri, Cna Agroalimentare, Unci, Liberi Agricoltori, Altragricoltura, Associazione Florovivaisti italiani, insieme alle associazioni della filiera, Canapa Sativa Italia, Federcanapa, Sardinia Cannabis, Assocanapa, Resilienza Italia Onlus, Canapa delle Marche, con la petizione n°1144/2024, hanno chiesto alla Commissione Petizioni (Peti) del Parlamento europeo di “verificare la conformità delle normative italiane” e di “sollecitare la Commissione Europea”, a cui si erano già rivolti a giugno con una lettera, a valutarne la compatibilità con il diritto dell’Unione.

La petizione sostiene che le disposizioni del Ddl Sicurezza e del decreto sul CBD siano in contrasto con i principi fondamentali del Diritto dell’Unione Europea, in particolare negli articoli 34 e 36 del del Trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE), quelli cioè che definiscono il principio di libera circolazione delle merci. Inoltre potrebbe compromettere il mercato unico europeo, ridurre la competitività dell’industria della canapa, avere ripercussioni negative sull’occupazione e ostacolare il raggiungimento degli obiettivi ambientali. 

In questi mesi, infatti, le associazioni agricole hanno ricordato più volte, nei numerosi eventi organizzati in difesa della canapa industriale, che si sta parlando di un settore che offre lavoro a circa 15 mila persone e genera un fatturato annuo di 500 milioni di euro. Hanno sottolineato incessantemente come questo decreto metterebbe a repentaglio migliaia di aziende italiane che hanno investito legittimamente in questo settore, acquistando macchinari specifici, sviluppando infrastrutture e stipulando contratti a lungo termine basati sulle leggi vigenti.

Come sottolineava Lorenza Romanese, Direttrice EIHA, European Industrial Hemp Association, nel suo intervento al convegno sulla canapa industriale del 22 ottobre presso il Senato della Repubblica, infatti “questa coltura non solo sostiene un’economia circolare, ma riduce anche dipendenze da risorse non rinnovabili, aprendo la strada a nuove soluzioni tecnologicamente sostenibili. Inoltre il settore della canapa ha un enorme potenzialità in termini di creazione di nuovi posti di lavoro”.

Tra le misure più contestate del Ddl Sicurezza in questi mesi, c’è l’articolo 18, quello che impone restrizioni alla coltivazione e alla commercializzazione della canapa, limitandone l’uso esclusivamente a scopi industriali e vietando l’impiego delle infiorescenze per finalità non esplicitamente autorizzate. Questo perché, come spiegava il prof. Stefano Masini, professore di Diritto Agrario e Diritto Alimentare all’Università Tor Vergata di Roma, a margine di un altro importante evento, organizzato dalle associazioni di settore, il 5 novembre alla Camera dei Deputati per discutere del contestato articolo 18, le infiorescenze non riguardano solo l’uso ricreativo, come cerca in tutti i modi di farci credere la maggioranza.

La lavorazione e l’utilizzo delle infiorescenze riguarda l’intera filiera della canapa e l’equivoco più grande, per non parlare di paradosso, è proprio quello di pensare a questa pianta escludendone il fiore.

Su tutti questi punti si è fondato il grande lavoro di questi mesi svolto dalle associazioni della filiera per proteggere e valorizzare la canapa in Italia. 

E finalmente la loro voce è stata ascoltata.

“La commissione per le petizioni ha esaminato la sua petizione e l’ha dichiarata ricevibile, dal momento che la questione sollevata rientra nel campo di attività dell’Unione Europea. Ho quindi chiesto alla commissione europea di condurre un’indagine preliminare sulla questione”.

È quanto scritto nella risposta che il presidente della Commissione Peti, il polacco Bogdan Rzońca ha inviato al presidente di Canapa Sativa Italia, Mattia Cusani, primo firmatario della petizione che ha raccolto il sì, oltre che delle associazioni italiane già citate, anche dell’associazione europea della canapa industriale (Eiha) e dei francesi di UPCBD. La commissione Peti ha sottolineato inoltre che la Corte di giustizia dell’Unione europea, in una sentenza del 4 ottobre 2024, ha stabilito che gli Stati membri non possono imporre restrizioni alla coltivazione della canapa industriale, compresa la coltivazione indoor e la coltivazione esclusivamente per la produzione di infiorescenze, a meno che tali restrizioni non siano suffragate da prove scientifiche concrete relative alla tutela della salute pubblica.

Il presidente Rzonca, a conferma dell’attenzione sulla questione, ha inoltre ricordato due rilevanti interrogazioni presentate alla Commissione sulla questione sollevata da Cusani.

La prima N° E-001677/2024, sulla legittimità del divieto di commercio di prodotti contenenti cannabidiolo di canapa (CBD) in Italia e la seconda la N° E-001510/2024 sull'emendamento "Cannabis light" nel disegno di legge italiano sulla sicurezza e la sua compatibilità con il diritto dell'UE".

L’Associazione Canapa Sativa Italia ha accolto con soddisfazione l’inizio delle indagini da parte della Commissione Europea. 

“L’Unione Europea ha riconosciuto la fondatezza delle nostre istanze. Ora ci aspettiamo che il Governo italiano si adegui al quadro normativo europeo e tuteli gli operatori della filiera della canapa industriale, senza imporre restrizioni arbitrarie e ingiustificate”, ha dichiarato Mattia Cusani, promotore della petizione e presidente dell’Associazione CSI che continuerà a monitorare da vicino gli sviluppi dell’indagine europea e a lavorare affinché la canapa industriale possa essere riconosciuta come una risorsa economica, ambientale e occupazionale strategica per l’Italia e l’Europa.

Intanto Valentina Palmisano, eurodeputata del Movimento 5 Stelle e membro della commissione Peti, e Cristina Guarda, eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra e vicepresidente della commissione Peti, hanno chiesto che la petizione venga calendarizzata con urgenza, già nella prossima seduta del mese di marzo. 

“Data l’urgenza della situazione e il suo impatto sugli obiettivi commerciali, occupazionali e ambientali, chiediamo che questa petizione venga discussa con urgenza in commissione e che venga inserita nell’ordine del giorno di marzo, se possibile (di aprile, se non possibile)”, si legge nella richiesta formalizzata dal gruppo della Sinistra europea, di cui il Movimento 5 Stelle fa parte a Bruxelles.

L’urgenza della discussione è richiesta anche dalle tempistiche italiane che prevedono la discussione del Ddl sicurezza al Senato per inizio marzo.

Nel frattempo sostieni la petizione anche tu registrandoti sul sito e firmando!

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