Sha'Carri Richardson positiva alla Cannabis: l’atleta squalificata dalle olimpiadi di Tokyo
Lo sport mondiale ha dichiarato la sua totale sconfitta con la squalifica definitiva della ventunenne americana, colpevole di essere risultata positiva alla Cannabis durante i test antidoping.
Non si è nascosta l’atleta americana favorita per l’oro nei 100 metri delle Olimpiadi di Tokyo. Sha'Carri Richardson nei suoi profili social ha ammesso di aver assunto cannabis con le parole “Sono Umana”, sperando però in una sentenza di assoluzione che non è arrivata. Anzi il suo sogno di vincere l’oro è definitivamente svanito.
A non essere umani sono stati i suoi persecutori che in nome di un assurdo proibizionismo hanno fatto di tutto per interrompere il sogno olimpico della giovane atleta, rea, secondo loro, di aver fumato Cannabis come se questo significasse una truffa nei suoi meriti sportivi. Non sono bastate le parole del presidente Biden che aveva affermato “le regole possono essere cambiate”. Purtroppo forse potranno cambiare in futuro ma oggi non lasciano scampo a un’atleta straordinaria macchiata “dell’orrenda colpa” di aver fumato qualche spinello.
Reduce da tempi e risultati mostruosi alle gare di preparazione aveva concluso i 100 metri con uno strepitoso 10”72, tempo che l'ha lanciata tra le grandi della velocità. Un percorso frutto di impegno, duro lavoro, fatica e costante allenamento vanificato oggi a causa delle restrizioni sull’uso della Cannabis, restrizioni che nel 2021 non possono più essere tollerate.
L’atleta, trattata come una vera e propria dopata, è stata squalificata e le sue spiegazioni non sono bastate all’agenzia antidoping nonostante la maratona social che a gran voce ne ha chiesto la totale assoluzione con una raccolta firme planetaria che ha già sfiorato le 600mila adesioni (clicca per lasciare la tua firma aiutare Sha’Carri Richardson a realizzare il suo sogno olimpico).
Ma Sha’Carri, pur ammettendo la sua presunta colpa, non ha chiesto scusa poiché non ha nulla da farsi perdonare o di cui doversi vergognare. Sia perché l’assunzione della sostanza è avvenuta lontano dalle competizioni, rendendo quindi vana l’ipotesi che ne abbia giovato per realizzare i suoi tempi stratosferici, sia perché il tipo di sostanza è nota per non avere effetti dopanti tali da favorire un velocista.
Grazie al suo look appariscente l’atleta era già molto conosciuta e attesa all’interno del’entourage della squadra olimpica americana: ciglia lunghissime, capelli sempre colorati con tonalità accese e variopinte, Sha’Carri era balzata alle cronache per non essersi fermata al traguardo dopo la vittoria di una competizione, continuando a correre verso la tribuna per abbracciare la nonna.