Il Governo Meloni-Salvini uccide la canapa italiana

Marco Ribechi
18 Oct 2024

Il decreto sicurezza già approvato, che colpisce anche la canapa industriale ovvero quella senza alcun principio psicoattivo, distruggerà un intero comparto economico italiano che, nonostante le difficoltà, è tuttora il quarto mercato europeo. Il presidente di Federcanapa Beppe Croce: "Oltre ad essere scritto da cani è anche inapplicabile. Serve serietà"


Questa volta non sono i giovani dei centri sociali e nemmeno i pazienti da sempre ingiustamente inascoltati.

A parlare è invece Federcanapa, l’associazione che raggruppa parte degli oltre 12mila imprenditori italiani di differenti settori colpiti a morte dal Governo Meloni-Salvini, nonostante lo slogan "prima gli italiani".

In realtà lo slogan è applicato alla lettera poiché gli italiani sono i primi a subire la cecità di una classe politica che non è in grado nemmeno di comprendere la differenza tra Cannabis con contenuto di Thc e canapa industriale, utilizzata per i più disparati prodotti come cosmetici, fibre tessili, materialiper l’edilizia, plastiche.

Almeno questo è ciò che traspare dal pasticcio legislativo identificato come Decreto Sicurezza che include, in maniera del tutto inspiegabile, un paragrafo che sembra avere come unico scopo quello di colpire un grande settore dell’economia italiana. Un settore che nonostante tutto è il quarto in Europa e già produce oltre 190 milioni di indotto per il solo mercato del Cbd, esclusi i fiori secchi (la light) e tutti gli altri settori, e che potrebbe volare ancora più in alto se solo gli amministratori del paese si prendessero la briga quanto meno di documentarsi prima di legiferare.

«Non solo critichiamo ma siamo totalmente contrari all’emendamento del Governo - spiega Beppe Croce, presidente di Federcanapa - inoltre siamo basiti per l’inapplicabilità di tale Ddl che elimina la possibilità di utilizzare le parti più redditizie della pianta ovvero i fiori. Il paradosso è che anche la semplice detenzione del fiore  ricadrebbe nel reato penale. Vorrei chiedere al sottosegretario Alfredo Mantovano come pensa sia possibile coltivare delle piante senza farle fiorire». 

Il decreto in questione infatti vieta ogni attività di detenzione, lavorazione, trasporto e consegna delle infiorescenze e anche di prodotti contenenti tali infiorescenze. L’emendamento non mette fuori legge solo la cannabis light, che pure rappresenta un fiorente comparto della produzione nazionale, ma rende passiva di reato penale ogni attività industriale relativa alla canapa da estrazione.

Vietando la manipolazione delle infiorescenze (che coprono circa un terzo dell’intera pianta di canapa), l’emendamento priva gli agricoltori e i trasformatori italiani della maggiore fonte di reddito della canapa e ne disincentiva la coltivazione. 

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Beppe Croce (al centro) al Canapaforum con l'onorevole Matteo Mauri vicepresidente Commissione Affari Costituzionali della Camera (secondo a sinistra)

«Formalmente non si può dire che la coltivazione sia vietata - spiega il presidente di Fercanapa - ma bisognerebbe impedire alla pianta di fiorire, privandola in anticipo dei semi e delle fibre che sviluppa con la fioritura.  Chi potrebbe avventurarsi in questa attività considerando anche che i competitori internazionali avrebbero dei prodotti estremamente più redditizi?».

Oltre al paradosso dell’inapplicabilità del decreto da un punto di vista agricolo esiste anche una seconda assurdità, ovvero il suo scontrarsi con le leggi dell’Unione Europea.

«In Europa nessun paese può proibire beni legalmente prodotti negli altri stati membri. Quindi ci ritroveremo ad avere nel mercato prodotti legalmente commercializzabili ma che sarebbe vietato produrre in Italia. Un'assurdità, i mercati stranieri ne saranno felici».

Questo a discapito del fatto che la canapa italiana è di qualità eccellente e che moltissimi investitori internazionali vorrebbero spostare i propri capitali proprio nel nostro Paese. 

«Nel 2018 siamo stati invasi da investitori che volevano coltivare in Italia - spiega ancora il presidente di Federcanapa - purtroppo le condizioni ostili li hanno dirottati in Germania, Francia e Regno Unito dove le leggi non ostacolano lo sviluppo del settore. Non riesco davvero a capire la natura di queste decisioni. Forse per furore ideologico, per motivare la crociata della Lega contro la Cannabis Light senza tuttavia distinguerla dalla canapa industriale».

Negli anni è cresciuta infatti la domanda di materiali di canapa in grandi settori industriali: dall’automotive ai tessuti tecnici e soprattutto alle costruzioni. I materiali a base di canapa sono sempre più apprezzati in edilizia per l’efficienza energetica che garantiscono e l’Italia conta imprese di tutto rispetto nella produzione di ‘calce-canapa’ e di altri materiali.

In assenza di garanzie di sicurezza e di reddito per i coltivatori italiani, queste imprese saranno costrette a importare la materia prima dall’estero a dei costi molto più elevati e si perderà un’altra occasione di costruire una grande filiera agroindustriale nazionale. Ma in fondo basta gridare: "Prima gli italiani".

 

 

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Marco Ribechi