Una pianta di cannabis per Salvini: "Più amore, meno canne"
Antonella Soldo, presidente dell'Associazione Meglio Legale, che da anni combatte per la legalizzazione della cannabis, ha portato in dono una pianta di cannabis a Matteo Salvini che ha risposto: "La droga è morte. Fai l'amore non farti le canne"
È il fuori programma di questa mattina del vicepremier Matteo Salvini.
Subito dopo la consegna in Senato delle 55.000 firme, raccolte da Meglio Legale per la proposta di legge d’iniziativa popolare IoColtivo, Antonella Soldo ha sorpreso con un blitz il il ministro dei trasporti durante una conferenza nella Sala Stampa Estera, per consegnargli una pianta di cannabis con la sua faccia. Questo ha suscitato prima una reazione ironica da parte del politico, che ha preferito scherzare sulla preferenza per il basilico, per poi ribadire il suo disprezzo per la droga.
“Questa è una pianta di cannabis Made in Italy di un imprenditore italiano, uno di quelli che volete criminalizzare, a cui volete togliere lavoro” ha cercato di spiegare la Soldo, con chiaro riferimento all'emendamento del ddl sicurezza con cui ora, in tempo di elezioni, si vuole cercare di vietare la cannabis in ogni sua forma e variante (leggi l'articolo)
“La cannabis la fumi a casa tua, la droga a casa mia è morte” ha replicato immediatamente e stizzito il vicepremier mentre cercava di nascondere la pianta.
Dopo un breve scambio di battute con la candidata di Stati Uniti Ue e portavoce di Meglio Legale che non ha esitato a rispondere che sono loro a essere morte, propaganda e ingiustizia, Salvini ha strappato in mille pezzi la pianta.
“Fai l’amore non farti le canne” ha continuato mentre veniva allontanata la Soldo, che aveva con se anche un cartello con la scritta “Censura questo” e il vecchio simbolo della Lega Nord, quella foglia stilizzata che ricorda anche un po’ una foglia di cannabis, chiaro riferimento a una delle ultime folli idee della Lega, quella di voler vietare anche la rappresentazione stilizzata della foglia di cannabis.
"La droga fa male", "la droga fa male", "la droga fa male" ha continuato a ripetere il ministro, incessantemente, per 7-8 volte, come un mantra in difesa delle sue vecchie idee, baluardo di un pensiero antiproibizionista fallimentare e pericoloso.
“Da ministro e da padre non accetterò mai l’ipotesi dello Stato spacciatore. Andate a parlare con quelle mamme e quei papà che sono nel dramma, andate a parlare con i volontari antidroga. Sulla droga non transigo”.
“Penso di aver espresso la mia idea contro ogni tipo di legalizzazione delle droghe che fanno male e ne abbiamo avuto una testimonianza" ha poi concluso rivolgendosi ai giornalisti e offendendo chiaramente chi aveva osato affrontarlo su un tema importante e caro a molti cittadini italiani, come dimostrano le 55.000 firme consegnate in Senato, ma che al ministro interessa solo in campagna elettorale come scambio di voti.
Secondo Salvini, infatti, questo affronto è solo "la disperazione di chi è in cerca di visibilità" mentre per la Soldo tutto questo non ha senso, non ha a che fare con la giustizia, né con la sicurezza. "Parlano tanto di sicurezza, ma parlano molto poco di legalità” ha affermato, infatti, all'agenzia LaPresse “Ridurre tutto alle battute di Salvini e Lollobrigida”, ha continuato la rappresentante di Meglio Legale, “è irresponsabile. È la cifra di un rappresentante delle istituzioni non degno del ruolo che ricopre. Perché questo è un fenomeno che riguarda 6 milioni di persone e se lo gestisce lo Stato è meglio che se lo gestiscono le mafie”.
Ma quel mantra de "la droga fa male" probabilmente è più forte di qualsiasi altra visione riguardo la cannabis, offusca qualsiasi lettura positiva sull'economia del nostro paese, sul discorso dei posti di lavoro, sull'imprenditoria giovanile, sulla lotta alle mafie, sul diritto alla cura.
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