Afroman umilia la polizia dopo il raid nella sua casa
Lo scorso anno degli agenti avevano fatto irruzione nella casa dell'artista per una perquisizione, senza trovare nulla. Tra le accuse anche quella di sequestro di persona. Il rapper ha utilizzato le immagini delle telecamere a circuito chiuso per stampare delle T-shirt e realizzare dei video in cui ridicolizza gli agenti che ora lo citano in giudizio per violazione di privacy
Gli agenti di polizia che lo scorso anno hanno effettuato una fallimentare incursione armata nella casa del rapper Afroman, lo citano in giudizio per violazione della privacy e angoscia emotiva dopo che lo stesso ha utilizzato le immagini del raid in un suo video musicale per umiliarli.
Afroman ha accompagnato le immagini del raid con queste parole:
"Criminali colti sul fatto a vandalizzare e rubare denaro. Le riprese dei miei video sono di mia proprietà. Le ho usate per identificare i criminali che hanno fatto irruzione nella mia casa, rubato i miei soldi e scollegato il mio sistema di sicurezza domestico".
All'inizio di questo mese, alcuni agenti hanno intentato una causa nella contea di Adams, Ohio, contro l’artista Afroman, affermando che il rapper e altri, tra cui la sua etichetta discografica, hanno utilizzato le immagini degli agenti per scopi commerciali. Secondo i documenti presentati in tribunale, la polizia ha effettuato una perquisizione nella residenza di Afroman lo scorso agosto, "ai sensi di un mandato di perquisizione emesso legalmente".
Secondo il mandato, la perquisizione è stata effettuata nell'ambito di un'indagine per possesso e traffico di droga, nonché per sequestro di persona. Dopo il raid, l'ufficio del procuratore della contea di Adams ha dichiarato che gli agenti non hanno trovato prove di reato, e Afroman non ha subito accuse.
Al momento del raid, Afroman, il cui vero nome è Joseph Edgar Foreman, non era a casa, ma sua moglie sì. È stata proprio lei a filmarli col cellulare, insieme alle telecamere di sicurezza a circuito chiuso.
Il rapper ha poi utilizzato le registrazioni per realizzare video musicali (guarda il video) pubblicandole anche sui suoi social inclusi Facebook, Snapchat, TikTok e Instagram. Nei video si vedono chiaramente i volti degli agenti e in una delle immagini appare Afroman con una T-shirt con stampato il viso di un agente accanto a Peter Griffin. In un’altra foto invece mostra il giudice Roy Gabbert che ha firmato il mandato di perquisizione con la seguente didascalia: "Questo è il giudice che ha firmato il mandato che diceva sequestro. Si chiama Roy Droopy Gabbert. Votalo fuori prima che firmi un mandato fittizio per poi mandare dei KKKops paranoici e reattivi a casa tua mettendo a rischio la vita della tua famiglia, rubando i tuoi soldi e disconnettendo il tuo sistema di sorveglianza video domestica...".
Secondo quanto dichiarato dal rapper da casa sua sarebbero spariti anche 400 dollari mai più restituiti mentre le autorità sostengono di aver contato male il denaro. Ogni agente ha citato Afroman per circa 25.000 dollari per quattro capi di accusa.
I poliziotti affermano che le azioni di Afroman sono state "intenzionali, malvagie, maliziose e fatte con consapevolezza o imprudenza temeraria" e sostengono di essere stati oggetto di ridicolo da parte del pubblico. Hanno anche affermato di essere stati minacciati di morte e di non essere stati in grado di svolgere correttamente i loro compiti.
"I video musicali di Afroman - dicono gli agenti - i post sui social media e la merce correlata alla retata costituiscono una violazione della privacy e appropriazione indebita delle nostre immagini. Sono causa di angoscia emotiva, ridicolo, umiliazione, perdita di reputazione e imbarazzo".
Il rapper però si difende: “Sono stato ingiustamente accusato di sequestro di persona - spiega Afroman - e per questo ho perso opportunità di lavoro. Quindi ho canalizzato la rabbia attraverso la musica. Sono un civile, nero in America. Il dipartimento di polizia non è pensato per servirmi o proteggermi. Mi sono sentito impotente e molto arrabbiato. Gli agenti hanno invaso la mia proprietà e letteralmente non potevo fare nulla al riguardo. L'unica cosa che potevo fare era prendere la mia penna e cantare sull'ingiustizia. E per mia sorpresa, sta andando bene!"
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