Tupak Shakur: 26 anni dalla morte del rapper rivoluzionario

Maria Novella De Luca
13 Sep 2022

"Anche se non fumi erba, devi vedere i benefici della depenalizzazione" diceva Tupak Shakur, in arte 2Pac, uno dei più grandi e influenti artisti hip hop di sempre, ucciso da colpi di arma da fuoco il 13 settembre del 1996. In occasione del ventiseiesimo anniversario della sua scomparsa, vogliamo ricordarlo così, con le parole che ci ha lasciato a sostegno di una riforma sulla cannabis.


Nonostante il ricordo di quegli anni sembri così lontano, sembra che 26 anni non siano riusciti a sbiadire la leggenda intorno alla figura di 2Pac che ancora oggi viene ricordato come il personaggio più amato e rispettato nella storia dell’hip hop. In effetti, nella sua breve carriera è riuscito a trovare le parole giuste per dare voce a chi non l’aveva, proponendosi sempre dalla parte del popolo, mai distante con il cuore dalla gente con la quale era cresciuto. Ha incarnato perfettamente quel credo alla base del movimento hip-hop, quello che vede il popolo padrone del proprio destino, in costante lotta con il potere ingiusto.

La sua vita e la sua musica, infatti, hanno toccato la vita di milioni di fan in tutto il pianeta, con oltre 75 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. La sua discografia comprende alcuni dei dischi più duraturi dell'hip-hop, tra cui "California Love, "I Get Around", "Hail Mary", "Dear Mama", "Keep Your Head Up", "All Eyez on Me", "Thugz Mansion, " "Cambiamenti" e innumerevoli altri.

Sfortunatamente però, il successo, a volte, non arriva senza nemici: tra il 1994 e il 1996, infatti, Tupac fu coinvolto in violenti scontri con il rapper Notorious B.I.G. e l’ambiente hip hop della East Coast americana, in quella che diventò una delle rivalità più famose e controverse della storia della musica.

Il 7 settembre del 1996 fu ucciso a Las Vegas dopo aver assistito al combattimento tra Mike Tyson e Bruce Seldon all'MGM Grand Hotel and Casino. Tupac stava viaggiando sul sedile del passeggero di una berlina BMW guidata da Suge Knight quando un'auto si fermò al lato destro della berlina di Knight, abbassò un finestrino e sparò rapidamente colpi di pistola contro Shakur. La chirurgia d'urgenza presso l'University Medical Center salvò la vita di Shakur quella notte e nei giorni successivi. Tuttavia il 13 settembre Tupac Shakur fu dichiarato morto dopo che il suo corpo aveva iniziato a sanguinare e i medici non furono in grado di fermare l'emorragia interna.

Era nato a New York nel 1971 pochi mesi dopo la scarcerazione di sua madre, fervente attivista che, fino a poco prima, stava scontando una pena per aver piazzato un ordigno in un edificio per conto delle Pantere Nere, nelle quali militava. L’artista deve il suo nome a Tupac Amaru, rivoluzionario peruviano che aveva combattuto per l’indipendenza dagli spagnoli.

Prima di diventare uno dei più celebri rapper della storia Tupak si dilettava a scrivere poesie, e si era fatto notare dai docenti della Baltimore School of Arts per i mille interessi che aveva e lo sconfinato talento. Tupac però aspirava a qualcosa di diverso, voleva usare il suo talento per far emergere il ghetto.

E possiamo dire che ci riuscì. Il suo amore per Shakespeare e per la poesia fecero di lui un rapper atipico, celebrato per la qualità e la musicalità dei suoi testi, oltre che per il loro impegno sociale in favore dei diritti civili dei neri. Diventò uno dei principali interpreti del gangsta rap, il genere che si era diffuso alla fine degli anni Ottanta a Los Angeles grazie allo storico gruppo degli N.W.A.. Ma molti critici concordano nel dire che Tupac “elevò” il gangsta rap a un livello e a una complessità superiore rispetto a quello delle origini, trasformandolo in un fenomeno di massa e non solo confinato ai ghetti americani.

"In questo mondo, e per questo mondo intendo il quotidiano, è tutto un “dammi, dammi, dammi. State tutti indietro”. È quello che viene insegnato nelle scuole e nelle grandi imprese. Vuoi avere successo? Essere come Trump? Spingi, calpesta, schiaccia". Le cose vanno così e nessuno si ferma mai” diceva in un’intervista rilasciata a Mtv.

Stile inconfondibile, atteggiamento sfacciato e una lirica onesta e poetica sono stati i suoi grandi punti di forza. Non c'è da stupirsi, quindi, se 26 anni dopo la sua morte i rapper del nuovo millennio aspirano ancora a raggiungere lo status iconico di Tupac e se la sua impareggiabile eredità continua a risuonare in tutta la comunità hip-hop.

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Maria Novella De Luca