Cannabis in Cina: industria in espansione ma vendita vietata

Maria Novella De Luca
08 Apr 2023

Nonostante la tradizione millenaria nell’uso di Cannabis, la Cina non ne permette l’utilizzo


Il valore medico della Cannabis è riconosciuto nella cultura del Paese da millenni e sono numerosi i riferimenti alla pianta nella letteratura cinese, in particolare per quanto riguarda i semi, che sono stati utilizzati nella medicina tradizionale cinese per almeno 1800 anni. Tuttavia, la Cannabis è vista negativamente in Cina ed è illegale usarla o venderla.

L’industria della Cannabis del paese è invece forte espansione, con aziende cinesi che possiedono oltre la metà dei brevetti mondiali per i prodotti correlati alla cannabis.

Quindi produzione sì, consumo no?

Proprio così. Ma questo vale soprattutto per la coltivazione a scopo industriale. La Cina è infatti il più grande produttore al mondo di canapa e la esporta come materia prima o prodotti derivati in tutto il globo. La maggior parte delle piantagioni di canapa si trovano attualmente nelle province di Yunnan e Shandong e alcuni attivisti stanno tentando di aumentare la coltivazione, evidenziando che questo potrebbe creare molto lavoro e far uscire dalla povertà tre milioni di agricoltori e raddoppiare i loro redditi annuali.

Oltre che per la produzione di canapa industriale, la Cina spicca per la coltivazione di cannabis a scopi medici. Secondo l'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale, la Cina possiede circa la metà dei brevetti relativi alla cannabis. Questo porta la Cina in una posizione di forza nella cosiddetta "corsa verde", soprattutto considerando che sempre più paesi scelgono di rendere disponibile la cannabis medicinale.

Ma anche in questo campo emergono delle incongruenze e restano irrisolte alcune domande. Infatti, pur essendo uno dei principali attori nel mercato della cannabis medica, la Cina al momento non ha alcun programma per la cannabis terapeutica in corso e la legge non ne consente l'uso per scopi medici, nemmeno con prescrizione.

Di recente i cinesi sono entrati anche nel mercato del CBD, anche se è stata un'impresa di breve durata. 

Il periodo tra il 2018 e il 2021 è stato il periodo di boom del CBD,un boom senza precedenti in Cina. Durante quegli anni, il CBD era disponibile per la vendita in cosmetici e prodotti di bellezza e il mercato interno è esploso. Il mercato cinese del CBD è cessato dopo che il governo è intervenuto con il divieto di utilizzare fiori, estratti e oli di canapa nei cosmetici. Mettere fuorilegge il CBD significava classificare il cannabinoide non psichedelico come una "droga pericolosa", come le droghe pesanti come l'eroina e la cocaina. La produzione, l'importazione e l'esportazione di CBD è ora illegale e potrebbe costare una vita in prigione. 

Le pene per chi viene sorpreso in possesso di cannabis, infatti, sono molto severe: il possesso di più di cinque chilogrammi può essere punito con la pena di morte, mentre quantità più piccole incorrono in pene estremamente severe.

Insomma, sebbene il governo cinese consenta la coltivazione della canapa, ne criminalizza il possesso. Il bando degli ingredienti derivati ​​dalla cannabis nei cosmetici avrà forti conseguenze sul mercato della bellezza, rendendo vietata l'esportazione e la vendita online di cosmetici contenenti questi composti. Perché?

Il divieto sul CBD potrebbe essere spiegato con il recente rilancio delle campagne educative "anti-droga" nel paese. Queste campagne non approvano i prodotti di bellezza a base di cannabis e vedono la loro popolarità come contraria alle politiche del governo rivolte ai giovani. 

Le autorità cinesi hanno utilizzato diversi argomenti per giustificare il divieto del CBD. Uno è la mancanza di test THC disponibili per accertare che i prodotti a base di canapa contengano meno dello 0,3% del cannabinoide psicoattivo. In secondo luogo, il CBD può essere facilmente sostituito con altri ingredienti cosmetici familiari ai clienti. Il divieto ha posto un ostacolo a molte aziende di CBD, lasciandole improvvisamente senza una strada per vendere i loro prodotti cosmetici. 

Lo stesso percorso è stato seguito da Hong Kong, dove c'era anche un fiorente mercato del CBD. Le autorità cittadine hanno inoltre citato problemi di sicurezza, affermando che temono che il CBD possa essere facilmente sintetizzato in delta-8 THC, l'analogo sintetico e la versione più blanda del delta-9 THC. Secondo quanto riferito, le autorità di Hong Kong hanno raccolto circa 80.000 prodotti a base di CBD, come creme per la cura della pelle, commestibili, oli e altri integratori per la salute, in speciali scatole usa e getta prima di attivare il divieto nel febbraio di quest'anno. 

Quindi il leader mondiale nella produzione di canapa è anche quello più severo nei divieti e nelle pene.

Qual è la ragione?

In nome del business si continua a produrre tanto chiudendo un occhio ma si ha paura di coinvolgere troppo la propria gente in comportamenti di perdizione che minaccerebbero la prosperità e il benessere della popolazione?

Sicuramente una delle spiegazioni si può rintracciare in questo atteggiamento del tutto culturale. Come è sicuro che l'uso ricreativo di droghe in Cina non è visto allo stesso modo delle società occidentali.

 

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Maria Novella De Luca