Cannabis legale in Canada: un bilancio a sei anni

Maria Novella De Luca
11 Jan 2025

Il Canada, nel 2018 ha fatto una scelta coraggiosa legalizzando l'uso ricreativo della cannabis, diventando, dopo l’Uruguay, il secondo paese a compiere questo passo e segnando di fatto l’inizio di una nuova era


A più di 6 anni da quella data è tempo di fare il punto e di esaminare cambiamenti e conseguenze di questa misura anche se secondo Jean-Sébastien Fallu, professore associato alla Scuola di Psicoeducazione dell’Università di Montreal, è ancora troppo presto per trarre conclusioni definitive sulle conseguenze della legalizzazione. 

Tuttavia, sottolinea che la catastrofe che era stata prevista da alcuni non si è verificata e molti dati ci dicono che la legalizzazione ha migliorato la sicurezza delle droghe e ridotto alcuni danni alla salute, ma ha anche sollevato domande sui nuovi prodotti ad alta concentrazione e sul processo decisionale dei consumatori. 

In base agli ultimi dati 2024 di Statistics Canada, infatti, circa un terzo degli adulti di età inferiore ai 45 anni, ha fatto uso di cannabis nell'ultimo anno. Il tasso di consumo regolare, tuttavia, sembra essere molto più basso. Circa il 10% di coloro che hanno meno di 45 anni e il 5% di coloro che hanno 45 anni o più, dichiarano un uso quotidiano o quasi quotidiano.

Dopo la legalizzazione, 7 canadesi su 10 che hanno fatto uso di cannabis nell'ultimo anno, hanno dichiarato di averla acquistata esclusivamente dalle oltre 3.000 fonti di cannabis legale presenti sul territorio nazionale. Di conseguenza, i reati per droga legati alla cannabis sono diminuiti. La maggior parte dei 10.000 reati oggetto di citazione nel 2022 riguardava l'importazione o l'esportazione illecita della droga.

Anche secondo risultati di un sondaggio di Health Canada, l'agenzia sanitaria nazionale del paese, condotto da aprile a inizio luglio del 2024, il 72% degli intervistati ha dichiarato di acquistare marijuana da negozi legali o rivenditori online, rispetto al 37% del 2019. 
Anche i ricoveri ospedalieri legati alla cannabis sono diminuiti dopo la legalizzazione, secondo uno studio del 2023 pubblicato su JAMA Network Open. Durante la pandemia di COVID-19 e la successiva espansione del mercato legale, tuttavia, i ricoveri sono aumentati di nuovo in alcune province, indicando una potenziale area di preoccupazione.

"La legalizzazione della cannabis in Canada ha portato a un aumento iniziale del numero di canadesi che ne fanno uso, che poi si è stabilizzato. Un beneficio della legalizzazione è una maggiore fiducia negli standard e nella sicurezza dei prodotti, che può ridurre gli eventi avversi", ha dichiarato a Medscape Medical News, David Hammond, professore di Salute pubblica all'Università di Waterloo, Ontario, Canadache ha valutato gli impatti della legalizzazione della cannabis. 

Eppure, nonostante la riduzione del mercato nero, la maggiore sicurezza dei prodotti, l’aumento delle entrate fiscali per lo Stato, la creazione di nuovi posti di lavoro e indubbiamente una maggiore consapevolezza della popolazione, per qualcuno il mercato della cannabis in Canada presenta anche molte imperfezioni. Soprattutto dal punto di vista della salute pubblica sacrificata per creare un mercato commerciale nel quale però, molte aziende ancora faticano a trarre profitti.

È quanto riportato da "Revisione legislativa della legge sulla cannabis: rapporto finale del gruppo di esperti, un documento che era stato posto come condizione per l’approvazione della Legge del 2018, pubblicato a Marzo 2024, in ritardo a causa della pandemia, rispetto ai tre anni concordati dal primo ministro Justin Trudeau.

Secondo il rapporto, nonostante siano stati compiuti progressi significativi su diversi obiettivi chiave della legislazione, “sarebbe un errore per i governi adottare un atteggiamento di compiacenza con il regime attuale o allontanarsi da un approccio di salute pubblica e sicurezza pubblica alla cannabis. Una valutazione continua di ciò che funziona e di ciò che deve cambiare è necessaria in un quadro che rappresenta un cambiamento radicale rispetto a un'era di proibizionismo, che ha limitato la ricerca e le politiche basate sulle prove”.

Il rapporto continua sottolineando punti di forza e di debolezza della legalizzazione nel Paese, constatando che, anche se l'industria legale della cannabis ha compiuto progressi nello spostamento dei consumatori adulti verso il mercato legale, questi progressi sono stati disomogenei in tutto il paese. Il mercato illecito della cannabis rimane radicato e troppi rivenditori illeciti continuano a gestire sia negozi online che fisici.
Vengono sottolineate, inoltre, le sfide per la sostenibilità delle aziende, in particolare per i coltivatori e i trasformatori autorizzati di piccole dimensioni. Secondo il rapporto, infatti, sembrerebbe che i produttori su piccola e media scala non traggono beneficio dalla legalizzazione. La legge canadese inizialmente ha creato due classi di licenza, una classe standard e una licenza "micro" che offriva ai coltivatori su piccola scala commissioni di regolamentazione più basse. Ma la revisione afferma che quelli di quest'ultima classe stanno ancora lottando per ottenere un profitto; le elevate accise costringono i produttori a fissare prezzi bassi per i loro prodotti e le commissioni di regolamentazione sono elevate. 

Nel frattempo, negli anni successivi alla legalizzazione, il costo della cannabis è crollato a causa della sovrapproduzione da parte delle grandi aziende. Di conseguenza, anche questi grandi produttori non sono in grado di soddisfare gli investitori, lasciando decine di aziende in difficoltà per la sopravvivenza. Quindi sembra di capire che se non si fa qualcosa per rendere sostenibile questo settore, per tutte le dimensioni delle imprese, il pendolo potrebbe tornare a pendere verso il mercato nero. 

E anche la ricerca sembra non sia stata facilitata dalla legalizzazione e i progressi ottenuti per valutare i benefici terapeutici della cannabis, sono stati limitati. 

“I pazienti continuano a segnalare molte difficoltà nell'ottenere un accesso ragionevole alla cannabis per scopi medici, così come difficoltà nel trovare informazioni affidabili, prodotti specifici e professionisti sanitari competenti e di supporto” si legge ancora nel rapporto. 

Per ogni aspetto esaminato, il documento riporta molte raccomandazioni per il governo canadese come stanziare fondi e risorse sufficienti per garantire l'attuazione efficace del quadro normativo sulla cannabis, stabilire e monitorare obiettivi per ridurre il consumo di cannabis tra i giovani e i danni ad essa correlati. Evidenzia inoltre la necessità di dare priorità e accelerare il lavoro di semplificazione normativa per ridurre l'onere amministrativo per i titolari di licenze federali, garantendo contemporaneamente che gli obiettivi di salute pubblica e sicurezza pubblica del Cannabis Act non vengano compromessi. 

Una transizione, quella del Canada, quindi, non priva di ostacoli e con grandi sfide ancora da affrontare, ma che continua a offrire una preziosa lezione per molti Paesi ancora lontani da tutto questo, come il nostro. Ci vuole un grande atto di coraggio per cambiare le cose e nonostante la via non sia sempre lineare, bisogna continuare a credere che la direzione sia quella giusta, modificando in corsa ciò che non sta ottenendo i risultati previsti, pianificando attentamente le cose e monitorandole di continuo.

Ci auguriamo sia quello che continuerà a fare il Canada, e che i dati raccolti con la sua esperienza siano di aiuto per studi futuri, che siano la base di un miglioramento per l’andamento del mercato, per la salute pubblica e il bene dei pazienti. 

Per Peter Selby, infatti, scienziato senior del Centre for Addiction and Mental Health di Toronto che ha contribuito al rapporto, la revisione non dovrebbe essere presa come un segnale che la politica canadese ha fallito, ma solo che potrebbe usare alcuni aggiustamenti attesi da tempo. 

"Penso che la legalizzazione richieda davvero un approccio più sfumato", ha affermato. "Non è una cosa una tantum, è necessario avere un'infrastruttura dietro per monitorarla, per modificarla".

Lo stesso vale per l'Europa, indipendentemente da quali quadri di legalizzazione i paesi scelgano di adottare. 

"Questo è un grande esperimento naturale", ha affermato Selby. "Dovremmo tutti imparare gli uni dagli altri".

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