"Meta" cambia rotta: la cannabis uscirà dall'ombra dei social media?
Perché una pianta con potenziali benefici medici, sostenuta da una crescente mole di ricerche scientifiche e legalizzata in numerosi Paesi, continua a essere relegata ai margini dei più grandi social media al mondo?
Questa è una domanda che ci poniamo da molto tempo ma ora che Meta, la società madre di Facebook e Instagram, annuncia di rivedere le proprie politiche di moderazione dei contenuti, forse potrebbe non essere più necessaria, almeno negli Usa, al momento, dove avverranno i primi cambiamenti dell’azienda. L’annuncio, infatti, arrivato una settimana fa dal Ceo di Meta Mark Zuckerberg, per ora vale solo per gli Stati Uniti e promette una rivoluzione nelle politiche di revisione contenuti, novità, cioè, che cambieranno in modo significativo il modo in cui i post, i video e altri contenuti saranno moderati online e quindi appariranno a noi utenti su Facebook, Instagram, Threads.
"Troppi contenuti innocui vengono censurati, troppe persone si ritrovano ingiustamente rinchiuse nella 'prigione di Facebook' e spesso siamo troppo lenti a rispondere quando lo fanno", ha detto Zuckerberg in video pubblicato sul suo canale ufficiale, riferendosi ai sistemi automatizzati che scansionano le violazioni delle policy ma possono commettere errori.
"Vogliamo risolvere il problema e tornare a quell'impegno fondamentale per la libera espressione. Oggi, stiamo apportando alcune modifiche per restare fedeli a quell'ideale" ha continuato, spiegando che l'idea è quella di prendere spunto dalle Community Notes di X e sostituire i moderatori con i volontari di queste cosiddette “note della comunità”, generate e valutate da utenti normali. Le Community Notes, introdotte da Musk, infatti, sono basate sul crowdsourcing ovvero una soluzione collaborativa che consente agli utenti di intervenire sotto ai post.
Mentre il precedente sistema prevedeva che i fact-checker indipendenti controllassero l’accuratezza delle informazioni attraverso la verifica delle fonti originali, l’analisi di dati pubblici e l’esame di contenuti multimediali come foto e video.
L'annuncio di Mark Zuckerberg ha suscitato grande attesa anche nella comunità della cannabis.
Dopo anni di censura e restrizioni, infatti, molti sperano che il nuovo corso di Meta possa finalmente aprire le porte a un dibattito più libero e informato sulla legalizzazione e sull'uso medico della cannabis.
Tuttavia, nonostante la retorica aziendale che sottolinea l'importanza della libera espressione e la riduzione della censura, Meta non ha fornito chiarimenti specifici sull'impatto di queste nuove politiche sui contenuti relativi alla cannabis. In risposta a una richiesta di chiarimenti da parte di Benzinga, agenzia d’informazione specializzata su analisi di mercato e trading, Meta ha, infatti, mantenuto un atteggiamento ambiguo, lasciando molti dubbi sulla sua reale intenzione di allentare le restrizioni su questo tema.
Come si legge sul sito dell’agenzia, nonostante queste modifiche, Meta continua a bloccare le ricerche per termini come "marijuana" e "cannabis". Le ricerche per organizzazioni come "Massachusetts Cannabis Control Commission", "Marijuana Policy Project" o "Marijuana Moment", l'outlet di cannabis che ha evidenziato queste contraddizioni, non producono risultati ma quando gli utenti effettuano la ricerca sui social, trovano la seguente notifica: "Se vedi la vendita di droghe, segnalala".
Ci chiediamo quindi se la comunità della cannabis rimarrà, ancora una volta, nella prigione di Facebook e Instagram, nonostante i cambiamenti in atto?
Perché questa disparità di trattamento?
La domanda, purtroppo, rimane aperta se mentre Meta promette di concentrarsi sulle violazioni più gravi, la cannabis continua a essere considerata una minaccia, nonostante i suoi potenziali benefici medici e le sue implicazioni economiche.
Questa disparità di trattamento solleva interrogativi sulla natura stessa della censura online e sulle pressioni che le grandi aziende tecnologiche subiscono nel bilanciare interessi commerciali, pressioni politiche e responsabilità sociale.
I social media sono diventati il fulcro della discussione sulla cannabis, fungendo da piazza virtuale dove utenti, attivisti, esperti, aziende e anche i pazienti possono trovare e condividere informazioni, esperienze e opinioni. Queste piattaforme sono state molto importanti perché hanno permesso la nascita di gruppi e pagine dedicate alla cannabis, dove gli utenti trovano supporto e informazioni aggiornate. Hanno offerto la possibilità di sfatare i miti sulla cannabis e di diffondere conoscenze scientifiche sui suoi effetti e benefici. Sono stati fondamentali anche per organizzare campagne, raccogliere firme e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di riforme legislative e hanno permesso alle aziende del settore di raggiungere nuovi clienti e di promuovere i loro prodotti.
Tutto questo non si può ignorare come non ignoriamo, però che purtroppo, dietro questa forte censura si nascondano le lobby anti-droga e i governi conservatori che esercitano forti pressioni sulle aziende tecnologiche affinché censurino i contenuti legati alla cannabis.
Certo, è ancora presto per correre a giudizi affrettati sul futuro "social" della cannabis e l'atteggiamento di Meta potrebbe cambiare in risposta alle pressioni della comunità, alle evoluzioni legislative e alle dinamiche del mercato. Tuttavia, la strada verso una maggiore libertà di espressione sui social media potrebbe essere ancora tortuosa e se la censura rimarrà attiva continueremo a subire un grave danno alla libertà di espressione, un ostacolo alla libera informazione e un danno all’attivismo. Ma sicuramente resteranno in vita i pregiudizi e false credenze sulla cannabis.
La censura della cannabis sui social media è un problema complesso che richiede una risposta articolata. È fondamentale che la società civile, gli attivisti, le aziende e le istituzioni lavorino insieme per promuovere un dibattito aperto e informato sulla cannabis, e per garantire il diritto di tutti a esprimere liberamente le proprie opinioni.
Nel frattempo aspettiamo di vedere come cambierà l'atteggiamento di Meta in seguito a quanto annunciato per capire quale futuro avrà sui social media la nostra amata cannabis.
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