Addio alle benzodiazepine grazie alla cannabis: la testimonianza di Giacomo (VIDEO)

Maria Novella De Luca
07 Nov 2023

Da un anno cura il "Disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso" con la cannabis e questo gli ha permesso di eliminare completamente le benzodiazepine dal suo piano terapeutico


Giacomo Beretta ha 26 anni, è un operatore socio sanitario, vive a Roma e ama riporre nella musica le sue riflessioni e i suoi sogni che racconta nei brani rap pubblicati su Spotify sotto il nome d’arte Gocci4.

In questa intervista ci ha raccontato come lo stare chiuso in casa durante il periodo di lockdown gli ha fatto emergere problemi di ansia, insonnia e stati di depressione che ha iniziato a curare, secondo un piano terapeutico seguito da una psichiatra privata, con psicofarmaci e farmaci al bisogno tra cui l’EN a base di benzodiazepine.

È arrivato a prendere fino a 100 gocce al giorno di benzodiazepine per calmare gli stati ansiosi che purtroppo aumentavano, avendo ormai sviluppato la tolleranza al farmaco. Giacomo conosceva la cannabis, l’aveva provata precedentemente per cercare di stare meglio e ne conosceva gli effetti positivi sul suo corpo e sul suo stato psicofisico. Ma aveva smesso di farne uso, accettando la cura farmacologica consigliata dalla dottoressa senza mai smettere, però, di cercare risposte alternative a una cura che stava risultando fallimentare e dannosa. 

Solo successivamente, quando finalmente è riuscito a dare un nome al suo problema con la diagnosi di “Disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso” ha incontrato un medico che gli ha consigliato di tornare a utilizzare la cannabis.

“Ora mi curo con il Bedrocan, necessito di 30 grammi al mese, che sono suddivisi più o meno in un grammo al giorno, ovviamente in base alle mie esigenze. Quindi ci sarà il giorno in cui ne consumo meno di un grammo e il giorno in cui sforo di un pochino”.

Ma Giacomo ci racconta anche quanto sia difficile a volte seguire questo piano terapeutico perché non sempre è facile trovare la farmacia che la fornisce e spesso le stesse non dispongono di una quantità necessaria al fabbisogno dei pazienti costretti a lunghe attese.

“Questo mese che sono riuscito a comprarla in farmacia, mi è stata fatta una dispensazione frazionata. Questo perché la farmacia aveva in rimanenza tra le scorte soltanto 15 grammi invece che 30. Anche la farmacista mi ha detto di farmela bastare”.

Questa è la triste realtà che si trova ad affrontare, ancora oggi, chi in Italia si affida alle cure con cannabis terapeutica. Resta una strada tormentosa come dice Giacomo, soprattutto se a questo aggiungiamo la difficoltà di trovare medici che la prescrivano e il costo elevato che devono sopportare i pazienti che soffrono di malattie per cui la cannabis non è mutuabile.

“Per comprare 30 grammi in farmacia devo pagare una cifra pari quasi a 400 euro al mese quando una boccetta di benzodiazepine mi costava 8 euro e mi durava tutto il mese”.

Il risultato di tutto ciò è il ricorso al mercato nero, i pazienti sono costretti ad andare a comprare per strada, dove costa molto meno ma non si hanno garanzie sulla qualità del prodotto.

Mettere una persona malata in condizione di accedere facilmente alla propria cura dovrebbe essere una priorità in un paese civile come pretende di essere il nostro. Significherebbe consentire a tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro posizione geografica o fiscale, di poter ricevere il proprio farmaco a carico del servizio sanitario, trovare un medico informato che lo prescriva senza reticenze e soprattutto significherebbe avere una continuità terapeutica.

Ma purtroppo, nonostante siano passati molti anni dall’introduzione nel nostro paese della possibilità di utilizzare la cannabis come cura, questo rimane un argomento controverso in cui le evidenze scientifiche dei benefici di questa pianta sembrano non essere sufficienti a superare i tabù.

Dietro ogni richiesta di curarsi con la cannabis c’è una storia, e quella di Giacomo si aggiunge ad una lunga lista che ci racconta di un paese e di una politica che continuano a contrapporre all’evidenza di dati e della scienza, solo paura e false ideologie.

“La vedo dura in questi anni, soprattutto con il cambio di governo, per quello che sarà il futuro di noi pazienti che abbiamo intrapreso la strada di curarci con la cannabis” conclude Giacomo.

In effetti è ancora una strada lunga e tortuosa e servirà ancora molto tempo, pazienza e fatica per colmare il ritardo che abbiamo accumulato nell’ambito della ricerca scientifica, e a pagarne il prezzo più alto saranno come sempre i malati.

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