Cannabis terapeutica: sempre più persone la utilizzano

Maria Novella De Luca
04 Jan 2024

Sono passati diciassette anni da quando in Italia l’uso della cannabis terapeutica è diventato legale. Dal 2006, infatti, come si legge dal sito del Ministero della Salute, i medici italiani possono prescrivere “preparazioni magistrali, da allestire da parte del farmacista in farmacia”, usando una sostanza vegetale a base di cannabis, derivata dalle infiorescenze della cannabis coltivata, che può essere assunta sotto forma di decotto, inalazione o vaporizzazione


Da allora sono state messe in commercio almeno una decina di varietà di cannabis medica (Pedanios, Bedrocan, Bediol, Bedica, Bedrolite, FM1, FM2), importate per lo più da paesi esteri come Canada, Olanda, Danimarca o prodotte direttamente nel nostro paese dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

Eppure, ancora oggi, i pazienti autorizzati a farne uso, non sempre riescono ad accedere facilmente al farmaco. I motivi sono vari: disparità di gestione e di trattamento tra le regioni italiane e carenza di approvvigionamento che, nel corso degli ultimi dieci anni, si è ripetuta ciclicamente. Il problema resta tutto in una domanda a cui non si riesce a dare ancora una risposta chiara, ovvero se la cannabis terapeutica sia considerata, come dice la parola stessa, un farmaco o una sostanza stupefacente? E se coloro che ne fanno uso sono trattati dal SSN come pazienti o meri consumatori? È proprio questa la risposta che l’ordinamento italiano non è ancora riuscito a dare, nonostante nel corso del tempo siano stati siglati accordi ed emanate norme che hanno fatto dell’Italia, almeno sulla carta, un Paese produttore di cannabis e non più solo un semplice importatore.

Nel 2014, infatti, un accordo tra i ministeri della Salute e della Difesa ha autorizzato lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze alla coltivazione e alla produzione di cannabis ad uso medico. Contemporaneamente fu lanciato un “Progetto pilota”, della durata di due anni, che prevedeva la produzione fino a cento chilogrammi di infiorescenze di cannabis. Fu poi il decreto del ministro della Salute del 9 novembre 2015, firmato da Beatrice Lorenzin, a stabilire nei dettagli la quantità di produzione, i soggetti autorizzati alla coltivazione delle piante e alla loro trasformazione in preparazione galenica, le modalità di prescrizione e di dispensazione nonché il costo di produzione: 6,88 euro al grammo Iva esclusa. Il decreto del 2015 però non prevedeva, e non prevede tuttora (dal momento che è ancora l’unica norma vigente che disciplina la materia), alcun investimento economico e di risorse umane per la produzione di cannabis medica.

Eppure negli ultimi anni si è registrato un numero crescente di pazienti che ha rivolto lo sguardo all’uso terapeutico della cannabis e, nonostante tutte le difficoltà nel reperirla, l’hanno preferita ai farmaci tradizionali. Anche il numero di anziani, come spiegano alcuni esperti americani, continua a crescere.

Perché?

 

Da diversi anni il consumo di cannabis legale e olio di CBD si sta diffondendo in tutto il mondo e acquistare prodotti a base di cannabidiolo sta diventando una vera e propria tendenza, grazie ai benefici che porta e alla mancanza di effetti collaterali.

Come dimostrano alcuni dati rilevati da una ricerca condotta da SWG, volta a comprendere il punto di vista degli italiani sull’utilizzo della cannabis, c'è sicuramente un’elevata consapevolezza della possibilità di utilizzo terapeutico della cannabis e una significativa apertura ad assumerla, nel caso in cui fosse prescritta da un medico. 

Più di un italiano su dieci ha utilizzato almeno una volta prodotti a base di cannabis per fini terapeutici. Oltre la metà (61 per cento) sarebbe interessato a utilizzare i cannabinoidi come palliativo per il dolore. E appena un quinto dei nostri connazionali reagirebbe in maniera negativa a un’eventuale indicazione ad assumere questi farmaci da parte del proprio medico di medicina generale.

I risultati di questa ricerca, comunicata dall'Associazione Luca Coscioni insieme a CLINN, centro medico specializzato in cure con cannabis medicale, indicano che l’84% degli intervistati è consapevole che l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico è legale in Italia e per quasi la metà delle persone coinvolte nell’indagine questa sostanza ha proprietà rilassanti (55%) e analgesiche (46%). Emerge quindi una conoscenza di base sull’argomento che però diminuisce riguardo le modalità di assunzione: ben il 46% degli intervistati non ne conosce, infatti, le forme disponibili per l’utilizzo (oli, capsule, essenze, etc..).

I benefici della cannabis terapeutica, in effetti, sono molteplici, dal trattamento del dolore cronico all'aiuto nella lotta al cancro e ormai da oltre 10 anni alcuni medici hanno iniziato a prescriverla a uso esclusivo o come terapia aggiuntiva accanto alle terapie convenzionali o laddove queste non siano state efficaci. Esiste sotto forma di infiorescenze, capsule, pastiglie, tinture, cerotti, spray orali e dermici, formulazioni da assumere per via orale, da vaporizzare o fumare.

Il Ministero della Salute ha approvato l'utilizzo medico della sostanza per trattare, oltre ai sintomi della sclerosi multipla, anche il dolore cronico, la nausea e il vomito causati dalle terapie antitumorali e da quelle per l’HIV, i disturbi legati alla sindrome di Gilles de la Toruette e la perdita di appetito dovuta a cachessia e anoressia. Vediamo nel dettaglio come si utilizza e quali sono i suoi benefici a livello terapeutico.

Sclerosi multipla

La SM è una malattia neuroinfiammatoria cronica che colpisce i neuroni del cervello e del midollo. A partire dagli anni ’70 dello scorso secolo, in seguito a vari rapporti aneddotici di pazienti con SM che sperimentavano sollievo sintomatico dopo aver fumato cannabis, la ricerca scientifica ha cominciato ad analizzare l’efficacia dei cannabinoidi per gestire i sintomi della SM. Nel 2014, l’Accademia Americana di Neurologia ha deciso di riassumere i risultati di tutti gli studi clinici sui preparati a base di cannabis per il trattamento dei disturbi neurologici, tra cui la SM, in un’unica pubblicazione, una cosiddetta revisione della letteratura che ha preso in esame 34 studi clinici e, riguardo la SM, ha concluso che 

- per quanto riguarda la spasticità nella SM, sia preparati a base di estratto di cannabis, che il THC puro (sintetico o naturale), sono efficaci nel ridurre i sintomi soggettivi della spasticità ma inefficaci nelle misurazioni oggettive; la cannabis inalata ha mostrato un’efficacia incerta;

- nei confronti del dolore neuropatico da SM o gli spasmi dolorosi, i preparati a base di estratto di cannabis sono sicuramente efficaci, mentre il THC (puro e sintetico) è probabilmente efficace; la cannabis inalata ha anch’essa una certa efficacia nella riduzione del dolore neuropatico;

- nei disturbi vescicali, solo il THC sintetico è risultato efficace;

- nel tremore indotto dalla SM, tutti i preparati a base di cannabinoidi sono risultati inefficaci o solo moderatamente efficaci.

A seguito di questo report e di tutte le evidenze scientifiche precedentemente pubblicate, nel 2015 il governo italiano ha autorizzato il rimborso per l’uso della cannabis per il trattamento di diverse malattie, tra cui il dolore cronico e la spasticità nella scerosi multipla.

Nausea e vomito

La cannabis e i cannabinoidi sono stati studiati anche in relazione alla nausea e al vomito causati da radioterapia e chemioterapia, i due principali trattamenti contro il cancro. Diversi studi sono stati condotti in questa direzione e hanno dimostrato i benefici della cannabis medica contro la nausea, il vomito e la perdita di appetito, legati ai trattamenti antitumorali. In genere viene introdotta quando i trattamenti preferenziali non danno risultati. L’uso dei cannabinoidi è una soluzione più efficace rispetto ad alcuni farmaci convenzionali per controllare questi sintomi, ma le sostanze a base di cannabidiolo devono essere assunte sotto controllo medico per monitorare eventuali effetti collaterali.

Dolore cronico

Già nel 2017, un rapporto delle Accademie Nazionali di Scienze, Ingegneria e Medicina aveva indagato i possibili benefici della sostanza contro il dolore cronico. Il report evidenziava il fatto che i pazienti trattati con cannabinoidi avessero maggiori probabilità di sperimentare una significativa riduzione del dolore. Non molto tempo fa, un gruppo di ricercatori canadesi è tornato ad occuparsi della materia con uno studio pubblicato sul Canadian Journal of Anesthesia, che ha valutato l’efficacia della cannabis sul dolore di circa mille pazienti. Tra le persone che hanno completato lo studio, la maggior parte faceva affidamento sulla cannabis per alleviare il dolore e i risultati hanno mostrato un miglioramento nell’intensità del dolore e dei sintomi di salute generale. L’inalazione è la forma di assunzione che agisce in minor tempo: il dolore inizia ad attenuarsi in soli 7 minuti. È molto efficace per la sclerosi multipla, l’artrite, i dolori causati da disturbi reumatici, le lesioni al midollo spinale, l’osteoartrosi e la fibromialgia.

Disturbo post traumatico da stress

Il disturbo post traumatico da stress (DPTS) può apparire dopo eventi traumatici legati ad abusi, guerre, incidenti, abbandoni o lutti, che provocano forti paure. L’utilizzo della cannabis terapeutica e dell’olio di CBD, in questi casi, aiuta a fermare gli incubi, l'insonnia e la depressione.  
 

Tumori

La cannabis medica può essere efficace anche contro diversi tipi di cancro. Nel 2007, per esempio, un gruppo di ricercatori di San Francisco ha condotto uno studio, mostrando le potenzialità del cannabidiolo (CBD), rivelatosi in grado di inibire uno dei regolatori chiave del potenziale metastatico del cancro al seno. “I cannabinoidi, avevano concluso i ricercatori, riducono la crescita delle cellule aggressive del cancro al seno umano”. Successivamente, nel 2014, i cannabinoidi sono stati identificati anche come inibitori della crescita del glioma, un tumore del Sistema nervoso centrale: studiando l’effetto di THC e CBD, sia da soli che in combinazione con la radioterapia, i ricercatori hanno concluso la possibilità dei cannabinoidi a stimolare le cellule del glioma a rispondere meglio alle radiazioni ionizzanti e suggeriscono un potenziale beneficio clinico”.

Alzheimer

Il morbo di Alzheimer è una malattia cronico-degenerativa che colpisce mente e cervello, ed è parzialmente caratterizzata da una perdita selettiva di neuroni e deficit cognitivo. I ricercatori sono generalmente concordi nel credere che l’AD (Alzheimer Disease) nasca per via di cause genetiche, contestuali e legate allo stile di vita. 

I fattori di rischio dimostrati sono la mancanza di esercizio, l’obesità, l’ipertensione, il diabete, la depressione, il fumo. Più specificamente, alcune ipotesi propongono l’accumulo di beta-amiloide come fattore legato allo sviluppo dell’AD, per via delle alte concentrazioni osservate nelle cellule cerebrali dei pazienti. 

Attualmente non esiste una cura definitiva per l’Alzheimer e i trattamenti disponibili sono mirati a gestire i sintomi e rallentarne la progressione ma "I cannabinoidi offrono un approccio sfaccettato per il trattamento del morbo di Alzheimer, fornendo neuroprotezione e riducendo la neuroinfiammazione, mentre allo stesso tempo supportano i meccanismi di riparazione intrinseca del cervello aumentando l'espressione di neurotropina e migliorando la neurogenesi" è quanto suggerisce uno dei tanti studi sull'utilizzo di cannabinoidi nel morbo di Alzheimer, effettuato nel 2007. 

Morbo di Crohn e/o Rettocolite Ulcerosa

Il Morbo di Crohn o la Rettocolite Ulcerosa sono due malattie autoimmuni croniche, che si manifestano con diarrea cronica, crampi addominali, dolori articolari e perdite di sangue dalle feci con muco. La cannabis può alleviare il dolore e rilassare i muscoli, riducendo la sofferenza nelle articolazioni, i crampi addominali e le scariche di diarrea. Inoltre, il CBD ha un effetto antinfiammatorio che va pian piano a ridurre le manifestazioni acute dei sintomi.

Artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una malattia piuttosto dolorosa di cui ancora non si conoscono le cause esatte. È una infiammazione cronica legata al sistema autoimmunitario che colpisce le articolazioni che con il tempo fanno sempre più male e tendono a deformarsi. Nei casi più gravi può persino compromettere la struttura ossea e i tessuti circostanti, come legamenti e tendini.
Una cura in grado di far regredire la malattia al momento non c’è e chi ne soffre alterna fasi più acute a momenti di relativo stallo. La qualità della vita dei pazienti è però pesantemente compromessa, per questo si stanno cercando terapie palliative in grado di alleviare la sintomatologia. Una di queste prevede la possibilità di usare la cannabis contro l’artrite per ridurre l’infiammazione e anche il dolore. 

La ricerca è ancora agli albori ma è ormai comprovato che alcuni cannabinoidi presenti nelle piante di canapa riescano ad interagire con il nostro sistema endocannabinoide (SEC) in grado di regolare molte funzioni corporee. Sostanze come il CBD e il THC riescono ad intercettare importanti marcatori del SEC, in particolare il CB1 e il CB2 e ad aiutare così il nostro organismo a mantenere un corretto funzionamento. Una ricerca dell’Università di Edimburgo ha ad esempio svolto dei test su cavie animali e ha scoperto che quelle con carenza di CB2 tendevano ad avere un deterioramento della cartilagine di circa il 40% rispetto al normale. Nei ratti in cui non si registrava alcuna carenza di CB2 non fu invece riscontrata nessuna variazione a livello di cartilagine. Non solo: somministrando alle cavie carenti di CB2 un cannabinoide sintetico si è notata una notevole progressione della malattia.

Glaucoma

Il glaucoma può essere classificato come un gruppo di malattie degli occhi in cui sussiste la possibilità di perdere la vista, a volte senza preavviso. I pazienti con glaucoma, dapprima, potrebbero non essere nemmeno a conoscenza dei progressi della malattia. In definitiva, il glaucoma danneggia il nervo ottico che porta dall'occhio al cervello, con conseguente cecità parziale o totale. I trattamenti del glaucoma si presentano in due forme principali: farmaci e chirurgia. I farmaci sono comunemente disponibili sotto forma di colliri, mentre l'intervento chirurgico viene solitamente eseguito attraverso una piccola incisione alla cornea.

Il ruolo della cannabis medica contro il glaucoma è ancora oggetto di studio. Allo stato attuale, infatti, sappiamo che i cannabinoidi sono efficaci perché abbassano la pressione intra-oculare ed esercitano al tempo stesso un effetto neuroprotettivo. L'effetto ipotensivo della cannabis è indicato soprattutto nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali, così come sottolineato dalle linee guida del Ministero della Salute. L'unico limite noto è la breve durata d'azione, ma la cannabis rimane una valida alternativa terapeutica al trattamento del glaucoma.

Endometriosi

Patologia cronica e invalidante, l’endometriosi è una malattia invisibile dall’esterno, che può causare nelle donne dolori di forte intensità, fastidi durante i rapporti sessuali, cicli abbondanti e perdite di sangue nel periodo intermestruale. Nei casi di endometriosi, grazie alle proprietà terapeutiche del CBD  e del THC, si possono migliorare notevolmente le condizioni delle pazienti.

Prima di concludere questo nostro breve viaggio sulle varie possibilità di utilizzare la cannabis come medicina alternativa, è necessario soffermarsi ancora un attimo sulla regolamentazione relativa alla dispensazione della cannabis per uso terapeutico nel nostro paese. Su questo argomento, la normativa stabilisce che:

la ricetta medica può essere utilizzata una sola volta;

la terapia a base di cannabis può durare al massimo 90 giorni (tre mesi);

il ricorso alla cannabis è consentito solo quando le terapie convenzionali non hanno avuto effetto;

il paziente deve prestare il suo consenso alla terapia, dopo aver ricevuto tutte le informazioni relative ai benefici della cannabis e ai possibili effetti avversi;

i costi sostenuti per la terapia sono a carico del Sistema Sanitario Regionale, solo per determinate patologie che variano di regione in regione.

Inoltre, la ricetta va compilata con precisione, con le indicazioni sulla somministrazione (dosi, posologia, tipologia di assunzione, periodo della cura) e sulla preparazione del farmaco.

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Maria Novella De Luca