Perduca sul caso di Milano: uniti contro il proibizionismo per la cannabis legale (VIDEO)
Anche Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni ha commentato ai nostri microfoni la sentenza che ha scagionato l'insegnante di Milano fermata con 750 grammi di Cannabis e tre piante grandi: “Mi pare che si tratti di un’ulteriore buona notizia, che viene tra l'altro sempre dal Tribunale di Milano”.
“L'assoluzione di qualcuno perché il fatto o non sussiste o non si configura come reato, credo che vada nella direzione di una giurisprudenza crescente che, ritiene che, anche la coltivazione per uso personale di marijuana, non debba essere punito penalmente” commenta così Marco Perduca, la vicenda di Milano.
Resta però il problema che questa sentenza, come altre in passato, rischia di rimanere inascoltata dalla politica, con il risultato che si continuerà a fare lunghi e inutili processi in cui non sarà garantito un risultato positivo, come in questo caso. E questo crea una discriminazione.
“Il problema è che continuiamo ad avere delle sentenze a fronte di un Parlamento, e anche di un governo, che non si azzardano a far tesoro di queste decisioni della Corte di Cassazione prima e anche dei tribunali locali poi. Non è detto che la prossima persona, magari più giovane, magari senza lavoro, magari con un lavoro saltuario o magari con una coltivazione meno rudimentale, possa andare incontro a questo tipo di decisione finale” continua Marco Perduca.
Con questa sentenza è stata riconosciuta la coltivazione per uso personale e l’Avvocato Baroncini ha sottolineato, nell’intervista a Soft Secrets, che è inutile continuare a parlare di liberalizzazione, perché la legge già lo permette. L’unico reato è la cessione a terzi pur rimanendo l’illecito amministrativo.
“Non so se si possa esultare come ha fatto l'avvocato di difesa dicendo che è inutile parlare di liberalizzazione perché già liberalizzata” commenta Perduca, “Perché non è già liberalizzata. La sentenza della Cassazione che ha risolto questa disputa, dice che solo se la coltivazione è rudimentale, la quantità è minima e comunque, il principio attivo è instabile, tutte cose presenti in questo caso, allora non si configura il reato, ma rimangono le sanzioni amministrative”.
Sottolinea però, come un'ulteriore positività di questa sentenza, il fatto che in appello non sia stato necessario ricorrere all’utilizzo terapeutico della cannabis da parte della donna, e questo si configura come una vera e propria depenalizzazione.
A questo punto, però, secondo Marco Perduca, di fronte a un un governo sicuramente contrario a qualsiasi tipo di modifica della legge sugli stupefacenti, bisognerebbe far accrescere il numero di sentenze di questo tipo, raccoglierle tutte in un libro bianco per farne una pubblicazione tecnico giuridica con finalità politiche riformatrici. Oppure bisognerebbe organizzare delle disobbedienze civili su tutto il territorio per vedere come rispondono i tribunali: “Perché un conto è la coltivazione domestica e l'uso personale, ma non si capisce perché a questo punto più persone che usano “personalmente” la stessa sostanza, insieme, possano invece, creare una condotta ancora punibile” conlcule Marco Perduca.
Sicuramente bisognerà restare ancora più uniti, non abbassare la guardia e continuare a lottare insieme affinché la politica si allinei alla giurisprudenza.
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