Dal Governo solo delusioni, nessuna risposta ai malati
Lo Stato più che aiutare i pazienti sembra mettere in atto strategie repressive e volte a ostacolare le possibili soluzioni alla mancanza di continuità terapeutica
“Niente di fatto” ovvero il Governo continua a deludere e ad ignorare i malati. L’incontro al tavolo tecnico permanente del ministero della Salute, dove le associazioni dei pazienti che si curano con Cannabis Medica hanno incontrato le autorità nella speranza di una risposta da troppo tempo attesa, ha lasciato solamente grande delusione e amarezza.
«Ci aspettavamo delle risposte concrete e immediate allo studio di fattibilità delle importazioni che abbiamo consegnato al Governo - Spiega Santa Sarta Presidente Comitato Pazienti Cannabis Medica - e invece ci è stato trasmesso l’ennesimo rinvio. Siamo quindi ancora in attesa dell’unica soluzione che potrebbe darci una risposta immediata per quanto riguarda la continuità terapeutica, e intanto i malati continuano a soffrire nell’indifferenza».
Attualmente la Cannabis contro il dolore cronico è introvabile e migliaia di pazienti sono abbandonati a loro stessi, senza cure, senza terapie e senza un minimo progetto a lungo termine. A tal proposito l’intervento di Andrea Trisciuoglio che proprio qualche giorno fa era stato arrestato e poi rilasciato perché trovato in possesso di Cannabis (leggi l’articolo) .
«È come lasciare un malato di diabete senza insulina perché illegale, impensabile. A questo confronto non abbiamo risolto praticamente nulla - spiega Trisciuoglio, fondatore dell’associazione LapianTiamo - ho fatto anche l’esperienza dell’arresto ma non si può arrestare in questo modo un disabile per Cannabis, non l’ho mai sentito in vita mia. Sono dell’opinione che le battaglie per i diritti civili sono sempre state vinte quando entravano i malti in campo, eccoci. Vogliamo cambiare questa drammatica situazione».
Lo studio di fattibilità che le associazioni avevano presentato al Governo riguardava l’apertura delle importazioni a tutte le realtà in grado di fornire prodotti registrati, già approvati dagli enti regolatori esteri. Questo permetterebbe di incrementare la disponibilità di Cannabis per i pazienti italiani considerando che l’ultima assegnazione da parte del Governo è di 100 chili ovvero il fabbisogno di un mese, assolutamente insufficiente per le terapie.
Un paese che quindi dice di voler affrontare la situazione solo sulla carta ma che, in realtà, sembra mettere in campo delle strategie volte proprio ad ostacolare un cambio di passo, spesso repressive e per nulla efficaci. Tutto questo mentre i nostri vicini europei continuano a sviluppare politiche in favore della Cannabis medica e non solo, così come avviene anche in moltissimi stati del mondo dove sembra essere stato recepito con meno pregiudizi il valore terapeutico della Cannabis.
Quale soluzione allora per chi, quotidianamente, soffre terribilmente a causa dell’inadempienza di uno Stato che sembra fare più gli interessi dell’illegalità che quelli dei suoi cittadini? Non resta che la via dell’autoproduzione che però è anch’essa severamente punita come nel caso di Cristian Filippo, ragazzo calabrese interessato da tre anni da un processo per coltivazione domestica con l’accusa però di spaccio (leggi l’articolo), l’ennesima beffa verso chi, costretto a produrre la propria medicina perché lo Stato non svolge le funzioni previste dalla legge, viene poi accusato di essere nell’illegalità.