Minori detenuti per cannabis: la legge peggio del reato

Soft Secrets
21 Feb 2023

Arrestare un giovane per reati connessi alla detenzione e vendita di droghe leggere può segnare per sempre il suo percorso di vita mettendolo a contatto con realtà criminose organizzate e aumentando il rischio di devianza. La prevenzione e il sostegno è la strada da seguire piuttosto che la punizione


Il traffico di droga all'interno delle carceri minorili in Italia è diventato un problema sempre più grave. Non solo le organizzazioni criminali cercano di introdurre droga all'interno delle prigioni, ma anche i giovani detenuti stessi possono diventare dipendenti e diffondere la droga tra i compagni di cella. 

Secondo i dati del Ministero della Giustizia italiano, il 70% dei giovani detenuti in Italia è coinvolto in qualche tipo di attività illegale, tra cui il traffico di droga. Molti di questi giovani vengono reclutati da organizzazioni criminali e finiscono per essere coinvolti in un circolo vizioso di violenza e dipendenza dalla droga. Il problema è particolarmente grave nelle carceri minorili del sud Italia, dove la criminalità organizzata ha una forte presenza e il traffico di droga è particolarmente diffuso.

Le organizzazioni criminali utilizzano spesso metodi creativi per introdurre droga all'interno delle prigioni, come nasconderla all'interno di pacchi di cibo o di altri oggetti per questo ci sono controlli regolari sui visitatori e sui pacchi che entrano nella prigione, e i detenuti vengono sottoposti a controlli del corpo quando rientrano dopo una visita. Inoltre, molte carceri hanno introdotto programmi di recupero per aiutare i detenuti a uscire dalla dipendenza dalla droga. Tuttavia, le misure di prevenzione e di recupero spesso non sono sufficienti. Molti giovani detenuti non hanno accesso alle cure necessarie e spesso non hanno la possibilità di partecipare a programmi di riabilitazione. Inoltre, le carceri minorili italiane sono spesso sovraffollate e in condizioni precarie, il che rende ancora più difficile il lavoro delle autorità carcerarie.

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In Italia, l'arresto e la detenzione di minori per reati legati alla cannabis sono relativamente comuni. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, nel 2020 c'erano 2.282 minori detenuti nelle carceri italiane, di cui una percentuale significativa era detenuta per reati legati alla droga, tra cui la cannabis. L'arresto di minori per reati legati alla cannabis solleva preoccupazioni per le conseguenze a lungo termine che la detenzione può avere sui giovani, in particolare sul loro futuro professionale e sul loro benessere psicologico. La detenzione in sé rappresenta un'esperienza traumatica per i giovani, che possono sentirsi isolati e privati della loro libertà. Questo può avere un impatto negativo sulla loro salute mentale, sulle relazioni interpersonali e sulle prospettive future. Le carceri minorili possono essere luoghi dove la violenza, lo sfruttamento e la pressione dei co-detentori possono essere all'ordine del giorno. I giovani che sono stati arrestati per reati minori legati alla cannabis possono essere esposti a queste realtà, aumentando il loro rischio di sviluppare comportamenti devianti e criminosi. Inoltre, la detenzione può interrompere la vita sociale e professionale dei giovani, limitando le loro opportunità di lavoro e di studio e aumentando il loro rischio di marginalizzazione e di povertà. 

Questo è particolarmente preoccupante, in quanto la detenzione può avere conseguenze in particolare sulla loro carriera e sulla loro salute mentale. Le autorità dovrebbero considerare l'adozione di politiche che prevedano il trattamento della dipendenza da cannabis come una questione di salute pubblica, piuttosto che come un reato penale. In questo modo, i giovani potrebbero accedere a programmi di riabilitazione e di recupero per superare il loro problema, invece di finire in carcere e di essere esposti a ulteriori rischi e svantaggi.

Infine, l'arresto e la detenzione di giovani per reati legati alla cannabis rappresentano uno spreco di risorse per il sistema giudiziario e penale, che potrebbero essere meglio impiegate in interventi di prevenzione, riabilitazione e reinserimento sociale. In sintesi, le autorità italiane dovrebbero riconsiderare la loro politica sulle droghe e mettere in atto strategie che puntino alla prevenzione, al trattamento e al sostegno dei giovani che hanno sviluppato una dipendenza dalla cannabis, piuttosto che criminalizzarli e detenerli segando in maniera indelebile il loro futuro.

 

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