La storia di Cristian: coltiva cannabis a uso terapeutico e ora rischia 6 anni di carcere

Maria Novella De Luca
28 Jul 2021

A 15 anni dalla legge che disciplina nel nostro Paese l'uso terapeutico della cannabis, dobbiamo constatare che è ancora molto difficile ottenere il farmaco e, soprattutto, che ancora una volta, la giustizia risulta ingiusta, applicata male e sproporzionata rispetto alla cannabis e a chi l'ha scelta come terapia per patologie anche gravi. 


Ancora una volta siamo costretti a leggere storie che non vorremmo leggere, che ci indignano perché sembrano vanificare tanti anni di lotte, soprattutto dei pazienti e, in un balzo repentino, ci fanno tornare indietro di molti anni, come se niente fosse cambiato. Soprattutto ci lasciano inermi di fronte al fatto che, in un paese le carceri sono piene, si utilizzi prepotentemente, lo strumento della "giustizia", spesso paralizzata, contro una fragilità, contro una persona che avrebbe solo il diritto ad una cura, alla cura che ha scelto per la sua patologia, che purtroppo, però, si chiama cannabis e, purtroppo, non è facile reperirla, legalmente, a basso costo. 

Questa volta la storia arriva da una regione che ancora è molto arretrata in merito alla regolamentazione dell'utilizzo di cannabis terapeutica: la Calabria. Qui, infatti, come anche in Molise e Valle D'Aosta, manca un provvedimento che permetta l’erogazione della cannabis curativa con spese a carico del servizio sanitario regionale. Può succedere quindi che, a fronte dell’eccessivo costo un giovane, affetto da fibromialgia, per evitare di rivolgersi al mercato illegale per procurarsi la sostanza a scopo curativo, decida di coltivarla da sé. Circostanza che gli vale un’accusa di spaccio dopo l’intervento dei carabinieri nella sua abitazione.

E' la storia di Cristian Filippo, 24 anni di Paola, affetto da dolori muscolari diffusi associati ad affaticamento, rigidità, problemi di insonnia, di memoria e alterazioni dell’umore. Ricordiamo che per questi disturbi è prescrivibile, secondo il DL 148/17, una terapia a base di cannabis.

La sua storia inizia il 6 giugno del 2019 quando i militari sentono l’odore della “marijuana” provenire da casa del ragazzo, intervengono e trovano due piantine e strumenti per la coltivazione.
La relazione tecnica condotta dal Lass di Vibo Valentia dà prova che la sostanza rinvenuta a casa del ragazzo ha una media di principio attivo che varia dallo 0,32 al 2,38, per un totale di 45,3 dosi medie ricavabili. In seguito arriverà anche l’imputazione per aver «illecitamente coltivato e detenuto una sostanza stupefacente per cessione a terzi o comunque per un uso non esclusivamente personale». Cristian Filippo sconta in via cautelare un mese di arresti domiciliari seguiti dall’obbligo di dimora a Paola. Il 10 giugno 2021 si tiene la prima udienza dibattimentale, ma il processo viene rinviato a marzo 2022.

Cristian ora rischia una condanna fino a 6 anni di carcere.

Come scrive Saviano su Il Corriere della Sera "Se Cristian avesse comprato l’erba da un pusher non sarebbe finito nelle mani di una giustizia che pare proprio aver sbagliato il suo bersaglio. Difficilmente se ne sarebbero accorti. E se pure fosse accaduto avrebbe rischiato una multa, al massimo il ritiro del passaporto o della patente, avrebbe rischiato di affrontare un percorso ai servizi per le tossicodipendenze, ma non avrebbe di certo rischiato il carcere".

Non possiamo che essere d'accordo con le parole dello scrittore e unirci alla battaglia di Cristian a cui diamo tutto il nostro supporto cercando di far conoscere la sua storia. Al  link che lasciamo di seguito è possibile vedere un video realizzato dall'Associazione Meglio Legale, e aderire alla raccolta firme per Cristian contro il proibizionismo (#IoStoConCristian)

https://partecipa.megliolegale.it/insieme_a_cristian?utm_campaign=lancio_cristian&utm_medium=email&utm_source=megliolegale

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Maria Novella De Luca