Uso di cannabis: tendenze e nuove prospettive

Maria Novella De Luca
12 Feb 2023

Come sappiamo nel mondo la mappa delle norme sulla cannabis è a macchia di leopardo. Ci sono Paesi che ormai hanno liberalizzato, altri che ne stanno discutendo e altri che ancora non ne vogliono sapere. Restringendo il campo all’Europa, le cose non cambiano di molto in quanto anche qui i governi si muovono senza definire una linea comune.


È legale, infatti, in Lussemburgo, in Germania è stato depenalizzato il possesso entro i 10 grammi; il consumo è legale in Spagna dove anche la vendita di piccole quantità, non è sanzionata. Nei Paesi Bassi, invece, non è presa in considerazione la vendita di quantità sotto ai 5 grammi per persona al giorno nei famosi coffee-shop autorizzati. In Austria è legale per usi terapeutici, ma illegale per uso ricreativo (nel 2016 sono state però depenalizzate le piccole quantità).
È invece legale avere fino a 15 grammi nella Repubblica Ceca, dove è anche consentito coltivarla per uso personale ma non per la vendita. Il Portogallo è stato il primo al mondo a depenalizzare il consumo di tutti gli stupefacenti. Più stringenti le norme in Svizzera, dove è illegale il possesso e la coltivazione sotto forma di stupefacente, con Thc oltre l’1%. A dicembre 2021 con un voto storico nel Parlamento a salda maggioranza laburista, Malta ha deciso di rendere pienamente legale per i maggiorenni l’uso ricreativo.

Nonostante questa disomogeneità, la cannabis resta la sostanza maggiormente consumata, con oltre 22 milioni di europei adulti che ne hanno segnalato il consumo nell’ultimo anno si legge dalla Relazione europea sulla droga 2022, che attinge agli ultimi dati disponibili per fornire una panoramica dei problemi emergenti in materia di droga che interessano l’Europa.

Secondo i numeri provenienti dai più importanti organismi internazionali che sono attivi nella lotta alla diffusione degli stupefacenti, i derivati della cannabis rappresentano in Europa la prima droga d’abuso. Essi vengono usati da circa 40 milioni di persone. Si stima, inoltre, che di tutte le persone di età compresa fra i 15 e i 34 anni almeno 1 su 4 abbia provato la cannabis. L’Italia è sul podio di questa graduatoria, visto che nella UE si colloca al terzo posto per consumo di cannabis. La sostanza viene consumata da 24 milioni di persone nella fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni, e da oltre 17 milioni di persone nella fascia di età compresa tra i 15 e i 34 anni.

L’espansione del commercio legale di cannabis in Europa è evidenziata dalle registrazioni di varietà di piante di cannabis, dai marchi di prodotto, dagli ettari coltivati a canapa e dalle domande per nuovi prodotti alimentari. Inoltre, in molti Stati membri dell’UE esistono attualmente negozi che vendono prodotti a base di cannabis a basso contenuto di THC, quello che noi in Italia chiamiamo cannabis light, tra cui alimenti, cosmetici e materiali da fumo a base di erba. Questi prodotti sono commercializzati per il loro basso contenuto di THC o come fonti di altri cannabinoidi come il cannabidiolo (CBD). Nel 2020 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato che il CBD di origine vegetale non era una «droga», in quanto, secondo le attuali conoscenze scientifiche, tale sostanza non ha proprietà psicoattive. Questo ha permesso alla cannabis di raggiungere un numero sempre più ampio di persone che hanno iniziato a conoscerla e a volerla provare, non solo per raggiungere il cosiddetto sballo, ma anche come rilassante naturale, per dormire, per alleviare dolori o per curare il proprio corpo.

Anche in Italia l’arrivo della cosiddetta cannabis light ha condizionato molto il mercato dell’erba e modificato, in qualche modo, l’approccio dei consumatori. Inizialmente, ad acquistarla sono stati soprattutto i consumatori abituali di cannabis psicoattiva, che hanno trovato in questa soluzione un’alternativa piacevole e, nel contempo, non dannosa per il fisico. Quello della cannabis light è un mercato giovane. Tutto, infatti, è iniziato nel 2017, precisamente a gennaio. Risale a quel periodo, infatti, l’entrata in vigore della Legge 242/2016. Questo testo normativo, redatto con lo scopo di valorizzare la filiera agroalimentare della canapa, ha di fatto reso legale il consumo e la commercializzazione di cannabis non psicoattiva.

Questo vuol dire che la cannabis "light" mantiene le proprietà del cannabidiolo ma senza gli effetti psicoattivi del thc. Si usano dunque le infiorescenze di varietà di canapa per usi industriali già presenti nell'elenco ufficiale delle sementi coltivabili in Italia e quindi con un tenore di Thc inferiore al limite di legge. Si tratta di fiori che "avanzano" dalla produzione per altri scopi (tessuti, cosmetici) e che vengono venduti oggi in apposite bustine in centinaia di punti vendita specializzati in tutta Italia, oltre ad alcuni tabaccai. Una nuova frontiera, dunque, che in questi anni ha attratto centinaia di migliaia di italiani e non ha fatto altro che aiutare la cannabis ad uscire da quella sfera che da sempre la descriveva come “erba cattiva” da cui tenersi lontano ed essere conosciuta anche da un pubblico che forse mai, prima, avrebbe pensato di utilizzarla.

Sicuramente legalizzando la cannabis sarebbe possibile minimizzare, fino ad eliminare, la vendita illegale. Con una attenta regolamentazione si potrebbe contrastare il narcotraffico, diminuire la criminalità legata al mercato nero, tutelare i minori e ottenere un ricavo economico sicuro e controllato.

Ma soprattutto contribuirebbe a far conoscere a un pubblico sempre maggiore questa grande pianta, apprezzandone le potenzialità senza temere di essere etichettati negativamente.

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Maria Novella De Luca