Referendum Cannabis: Slovenia al voto tra le polemiche

Marco Ribechi
07 Jun 2024

Il Governo del paese ha deciso di unire alle votazioni europee anche il Referendum sulla cannabis. A prima vista un’apertura verso la legalizzazione se non fosse che i quesiti sono mal posti, secondo gli attivisti


Si può mandare al voto un intero paese e fare errore di traduzione nei quesiti confondendo canapa industriale, cannabis medica e cannabis ricreativa?

Sembrerebbe di sì considerando che questo fine settimana la Slovenia andrà al voto senza sapere effettivamente quali siano i temi trattati.

La confusione nasce dal termine konoplja che in sloveno significa appunto sia canapa che cannabis.

Nel primo quesito del Referendum si chiede infatti: "Sei d’accordo che la Slovenia coltivi la sua konoplja?"

«Il quesito non ha assolutamente senso - spiega Tomaz Koren, esperto di politiche e leggi sulle droghe già membro per 6 anni della commissione governativa sulle droghe - la canapa è già legale nel nostro paese, ciò che è problematico non è la pianta in sé ma i suoi fiori e i loro usi. Questo quesito non differenzia la pianta dai derivati quindi non può avere alcuna utilità».

In Slovenia infatti la cannabis medica è legale già dal 2014 e può essere prescritta come terza scelta farmacologica, nel caso che le prime due terapie per qualche motivo non siano adeguate o non ottengano gli effetti desiderati. Addirittura, l’attuale legislazione slovena, permette ai pazienti di infrangere la legge e coltivare o reperire la propria Cannabis medica nel caso in cui lo Stato sia mancante nell'approvvigionamento della medicina, che viene importata da altri paesi.

«La nostra legislazione è già abbastanza avanzata sul tema - insiste Koren - in generale se si dimostra che non c’è cessione o vendita si può già essere in possesso di Cannabis e anche di piante, si riceve solamente una multa di circa 240 euro e stiamo provando a ridurla. Se andiamo a vedere nel dettaglio la nostra legge è già più permissiva ad esempio di quella della Germania, che ha recentemente parzialmente legalizzato. Ciò che ci interessa sapere però è chi potrà effettivamente coltivare la Cannabis perché abbiamo il timore che si vada verso un mercato controllato solamente dalle grandi compagnie farmaceutiche». 

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Tomaz Koren, esperto di politiche e leggi sulle droghe già membro per 6 anni della commissione governativa sulle droghe

Il secondo quesito del Referendum chiede se si è d’accordo sull’autoproduzione casalinga.

«Come ho già spiegato - continua l’ingegnere agrario - ci preme capire chi potrà essere parte della produzione di Cannabis, chi potrà ottenere il permesso per coltivare? Inoltre la canapa e la Cannabis sono due elementi differenti, l’errore commesso dal Governo ci consegna un documento che praticamente non ha valore perché ci spinge a votare per qualcosa che è già legale ma le risposte necessarie sono altre».

Il Referendum in questione quindi potrà servire solamente per tastare, in parte, il polso della società slovena che è famosa per il suo approccio olistico e naturalistico anche verso la medicina.

«Il 70% dei cittadini preferisce cure olistiche - aggiunge Koren - in moltissimi consumano Cannabis ma sono molti anche quelli che hanno un processo legale per questioni di poco conto. Addirittura in Slovenia è possibile controllare la purezza della sostanza che si va a consumare, facendola analizzare in appositi laboratori a titolo gratuito. Per questo servirebbe una politica che ampli gli orizzonti e più investimenti per la ricerca in quanto è certo che il popolo sloveno sia ben disposto verso l’uso di cannabis medica».

Secondo alcuni dati l’ufficio che attualmente si occupa della Cannabis medica rappresenta una grande spesa per il paese, a fronte di una quantità di prescrizioni davvero esigua.

«Non è facile creare una regolamentazione - conclude Koren - ogni Stato ha le sue problematiche, anche la Spagna e la Germania che attualmente sembrano essere così all’avanguardia. Ritengo che ogni Paese debba seguire la propria via nella regolamentazione della Cannabis perché non è detto che il cambiamento sia sempre positivo. In Slovenia ciò di cui si deve parlare è l’uso personale e le quote di produzione che, allo stato attuale, sembrano escludere i piccoli coltivatori poiché si sta cercando di inserire grandi barriere economiche che potrebbero non permettere l’ingresso di produttori locali». 

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Marco Ribechi