La sindrome dello struzzo

Soft Secrets
04 Mar 2011

In Italia la criminalità organizzata è un po' come il vicino di casa che non vedi mai. Sai che c'è ma avete orari differenti. Quando tu entri, lui esce. Quando lui rientra, tu esci. Vi conoscete, il pianerottolo è lo stesso e lo condividete. Ma se ti dovessero chiedere hai mai visto la criminalità organizzata, la risposta non potrebbe che essere evasiva.


In Italia la criminalità organizzata è un po' come il vicino di casa che non vedi mai. Sai che c'è, ma avete orari differenti. Quando tu entri, lui esce. Quando lui rientra, tu esci. Vi conoscete, il pianerottolo è lo stesso e lo condividete. Ma se ti dovessero chiedere hai mai visto la criminalità organizzata, la risposta non potrebbe che essere evasiva.

In Italia la criminalità organizzata è un po' come il vicino di casa che non vedi mai. Sai che c'è, ma avete orari differenti. Quando tu entri, lui esce. Quando lui rientra, tu esci. Vi conoscete, il pianerottolo è lo stesso e lo condividete. Ma se ti dovessero chiedere hai mai visto la criminalità organizzata, la risposta non potrebbe che essere evasiva. Tutti i giorni e mai, sempre presente ma difficilmente percepibile. Soprattutto ai giorni nostri durante i quali si è compiuto il salto di qualità globale e le Mafie SPA, ‘ndrangheta, camorra e mafia siciliana, hanno più liquidità e potere che tanti Stati nazionali, compreso ovviamente il nostro, dove sguazzano nel proprio brodo. Criminale. Di sopraffazione. Corruzione. Appalti truccati e sindaci ambientalisti ammazzati.

In un mondo globale dove la possibilità di fare affari si è accresciuta esponenzialmente, potendosi avvalere di una struttura organizzativa ben collaudata e di una rete transnazionale di fedeli contatti (e chi non è fedele all'azienda con maggior potere persuasivo del mondo) nessun impresa ha, come la Mafia SPA, la possibilità di usufruire di una base iniziale di immenso capitale da investire nei mercati con migliori prospettive di sviluppo, senza doversi preoccupare, se non marginalmente, e del resto come ogni buona multinazionale che si rispetti, delle legislazioni statali e delle normative che dovrebbero vincolare le spregiudicate iniziative imprenditoriali ad un livello il meno dannoso e più conveniente possibile per i cittadini del paese dove avviene l'investimento. La Mafia SPA investe quindi i suoi proventi illeciti nel tessuto economico legale, ricicla i soldi ed è pronta ad intercettare ogni segmento del mercato dove possa proseguire nella costruzione di un impero economico sempre più solido e sempre più intoccabile, operando in tale maniera su scala globale.

E giungiamo a noi, nell'epoca nella quale la cocaina ed il suo utilizzo ha raggiunto massimi storici e minimi tariffari, nell'epoca in cui l'europeo è uno dei principali mercati di smercio di questo prodotto, e nell'epoca nella quale le Mafie SPA italiane gestiscono come broker, di stima internazionale, quotazioni e canali di import/export. Un occhio di riguardo vale la pena di tenerselo per un canale alternativo di distribuzione su vasta scala di sostanza stupefacente, certo un giro di affari meno produttivo - ma visto che i soldi non si disdegnano, soprattutto se sei una multinazionale criminale - sempre interessante: il commercio di marijuana, inteso nella sua filiera complessiva.

In Italia il clima è ottimo per coltivare erba, lo sanno tutti. E in Italia tanti coltivano, nonostante la legge consideri la coltivazione anche personale, come pericolosissima. Essendo poi, il prezzo al dettaglio di un grammo di marijuana relativamente alto, circa 10 euro al grammo, diventa, visto che le tecnologie lo permettono, sempre più facile e remunerativo coltivarsela in proprio, fidandosi del pollice verde personale e senza dover cercare merce, spesso poco apprezzabile, nel mondo del mercato nero. Citando un'inchiesta dell'Espresso dello scorso settembre per contestualizzare il fenomeno: nel 2009 le forze dell'ordine hanno sequestrato 119 mila piante e denunciato 1.600 persone, mentre nel 2010 le piante trovate sono già 40 mila. I numeri chiariscono efficacemente la dimensione del discorso. Ma torniamo a noi e al nostro vicino di pianerottolo.

“Ampi latifondi, soprattutto demaniali dove quindi il proprietario è lo Stato, sono stati riconvertiti alla coltivazione su larga scala di marijuana

Anche le Mafie SPA, come è normale che sia per un'azienda, cercano di differenziare i propri proventi investendo, pare fisiologicamente, nella coltivazione di erba. Sicilia, Calabria, Campania e Puglie sono terre dove da anni ampi latifondi, soprattutto demaniali dove quindi non è possibile rintracciare il proprietario essendone lo Stato, sono stati riconvertiti alla coltivazione su larga scala di marijuana. Ogni tanto vengono effettuati dei sequestri, con elicotteri e magniloquenza, ma nella maggioranza dei casi il fenomeno è così esteso e le forze statali così limitate che probabilmente un buco nell'acqua avrebbe più effetto.
La domanda che sottende questa riflessione è la seguente: "Ma allo Stato, visto il giro di affari che certamente ne discenderebbe, considerato che gli italiani che fumano erba sono almeno 5 milioni, non conviene legalizzarne la produzione e gestirla, regolamentata, ma almeno a suo favore e delle proprie tasche che, come tutti sappiamo, sono più bucate di un tossicodipendente di lungo corso?"

Un po' come succede in Olanda e non sulla luna. Si sono fatti due conti e hanno liberalizzato il mercato. Invece da noi, le ipotesi sono varie, ma nel Belpaese questa strada sembra remota, eretica e meritevole di ogni biasimo espresso pubblicamente dai rappresentanti eletti in quel luogo dove il tempo si perde tanto da essersi fermato, il Parlamento italiano.
Perché nel 2011 lo Stato si arrocca ancora su posizioni retrograde evitando il confronto con la realtà? Perché si consente alla criminalità organizzata di poter integrare i suoi già tentacolari affari con la gestione del ciclo della marijuana? In questo caso lo Stato italiano pare un po' quell'animale che per paura preferisce non veder arrivare il proprio aggressore e rimpiatta la testa sotto la sabbia. Forse lo Stato italiano soffre di sindrome da struzzo? Lungi dall'essere ironico, un paragone fra un pennuto e la comunità politica italiana, si supporrebbe in un paese normale che un dibattito serio s'innescasse su queste evidenze, ognuno con le proprie posizioni politiche ma tutti finalizzati al raggiungimento di un obbiettivo, concreto. Invece nulla, tabula rasa, la droga fa male e con essa la marijuana e quindi si nega sul nascere ogni possibile approfondimento che porti verso conclusioni basate su dati empirici e non ideologici.

Perché non si da la possibilità a chi lo desidera, essendo un consumatore abituale, per scopi ludici o terapeutici, di coltivare la propria pianta? Si potrebbe anche prevedere una coltivazione "di Stato" per chi utilizza la cannabis a scopo terapeutico e non se la può coltivare: privati che coltivano per lo Stato, coltivazioni interamente statali o municipalizzate, mezzo pubblico e mezzo privato. Tutto per togliere la filiera dell'erba dalle mani della criminalità organizzata e per dare alle persone la libertà di condurre l'esistenza che preferiscono. In uno scenario economico nazionale dove comunque produrre erba per venderla è diventata, malgrado tutto, una questione spesso razionalmente preferibile.
E poi depenalizzare il suo consumo e produzione, smettendo di impiegare gran parte del tempo delle forze dell'ordine a fermare, schedare, segnalare e denunciare gran parte dell'attuale popolazione italiana. Su questa strada sarebbe possibile ottenere dei risultati concreti, di buon senso. In primo luogo si potrebbero concentrare gli sforzi dell'apparato poliziesco/militare a correre dietro ai veri delinquenti, quelli che inquinano le regole della convivenza democratica (i nostri vicini di casa) e in secondo luogo si potrebbero evitare i costi sociali del mandare in carcere tanti ragazzi che di criminale non hanno nulla, se non uno stile di vita non gradito ai legislatori. Gianfranco Fini, il nuovo Jedi dell'antiberlusconismo prezzolato e Darth Vader-Giovanardi. E si, concludendo, perché finire in carcere per aver coltivato erba per se stessi è veramente un contro senso. Tragicamente attuale. Fumare fa male, coltivare è ancora peggio e allora ti mando in galera per il tuo bene. Perfetto. E tanti saluti dalle Mafie SPA.

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