Solo la Cannabis lo cura, da 20 anni sotto processo

Fabrizio Dentini
26 Oct 2022

Se prima di raggiungere Itaca l’eroe greco Ulisse navigò, fra peripezie ed avventure, per dieci lunghi anni nel mar Mediterraneo, Fabrizio Pellegrini, musicista abruzzese afflitto da fibromialgia, pena dal doppio del tempo, costretto ad affrontare vicissitudini omeriche con aggravanti kafkiane, per potersi curare grazie alla marijuana. Se il Divino Ulisse, infatti, lottava contro il Fato, colpevole di aver ucciso uno dei figli del dio del mare, Poseidone, Pellegrini lotta contro l’Assurdo perché, pur avendone diritto e pur avendo presentato reiteratamente le carte che lo attestano, non è riuscito, in un ventennio, a ricevere l’assistenza medica che renderebbe la sua vita più semplice


Un umanissimo sforzo empatico s’impone per comprendere la traiettoria di Fabrizio Pellegrini. Soffrire di fibromialgia dalla più giovane età. Curarsi con l’autoproduzione di cannabis e subire anni di processi e ripetute carcerazioni. Richiedere la mutuabilità della cannabis terapeutica, attraverso presentazione di regolare prescrizione medica e vedersela rifiutata per contrasti burocratici riguardanti la legge regionale (un decreto restrittivo basato su un comma mai entrato in vigore della stessa legge). Chiedere conto all’Amministrazione pubblica della propria inadempienza e diffidare con esposti circostanziati la situazione vergognosa che rende la propria regione terra ostile per chi soffre quotidianamente. Incassare silenzio e indifferenza. Avere la colpa di essere affetto da una patologia, definita dal Direttore dell’Istituto d’Anestesia e Rianimazione dell’Università dell’Aquila come non oggettivabile la cui diagnosi, quindi, è appannaggio del medico senza poter essere corroborata da analisi empiriche e per questo motivo vedersi escluso dalla possibilità di ricevere il medicamento a conto delle finanze pubbliche. Denunciare, infine, l’omissione d’atti d’ufficio da parte del potere pubblico ed essere costretto a riprendere la coltivazione di cannabis in terrazzo perché nella propria Itaca, l’Abruzzo, non esiste pace se hai diritto alla cannabis secondo i crismi della legge, ma non puoi permetterti di acquistarla con i tuoi mezzi

SSIT: Buongiorno Fabrizio, innanzitutto come stai? 

Sto male, male, male molto male. Purtroppo è da un mese che non ho a disposizione la terapia ed i problemi si sono aggravati. 

SSIT: Quale sarebbe il dosaggio giornaliero di cui avresti bisogno? 

Intorno ai cinque grammi che assumo per inalazione. 

SSIT: In questo mese senza marijuana puoi descrivere come è peggiorata la tua vita?

Quando non assumo la terapia con continuità regredisco ad una condizione di disagio estremo. Non dormo e mangio molto, molto meno. L’insonnia è il fattore più devastante perché dormire due, massimo tre ore, per poi svegliarsi con gli occhi gonfi e la sensazione di aver bisogno di riposo e andare avanti così, per settimane, ti porta dritto all’esaurimento nervoso. Soffro di acufeni alle orecchie, dolori che divengono maggiori ed insopportabili. Sono costretto a fare le classiche trazioni yoga e restare confinato a letto. Soffro anche di grave psoriasi a livello scrotale. Ho i testicoli induriti come noci, con la pelle secca, che mi provoca emorragia e non mi fa dormire. Mi da dolori di testa e temo possa degenerare in forma cancerosa. La situazione è veramente spiacevole e, ad essa, si aggiunge la restrizione penale alla quale sono sottoposto. 

 

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SSIT: Qual è la tua condizione, dal punto di vista dei conti con la giustizia? 

Sul piano legale sono in alto mare. Per il mese di agosto tutto è sospeso, ma in generale sono in misura alternativa alla detenzione con affidamento in prova. 

SSIT: E rispetto al tuo percorso per ricevere cannabis secondo la legge? 

L’anno scorso nel reparto ospedaliero in cui mi sono presentato per la redazione del piano terapeutico, durante la visita neurologica si sono rifiutati di procedere perché non preparati ad assolvere il compito di preparazione di formulazioni galeniche a base di cannabis e mi hanno reindirizzato al Centro di Terapia del dolore. Presso questo Centro mi hanno nuovamente respinto adducendo motivazioni come mancanza di preparazione nella somministrazione di questo tipo di medicamento. 

SSIT: In questo momento stai coltivando cannabis per il tuo fabbisogno? 

Al momento coltivo sul terrazzo cinque piante ibride indica-sativa di Greenhouse. Sono appena entrate in fioritura, seppure in ritardo. Raccoglierò a metà ottobre e se tutto va bene, contando un paio di settimane a seccare i fiori, spero di potere andare avanti, almeno fino a Natale o ad essere ottimisti, essere coperto anche il primo mese del 2023. Tra il vento, la pioggia e l’eccesso di caldo quest’anno è stata dura… A fine novembre sarò costretto a ricominciare il ciclo di produzione indoor per assicurarmi cannabis nel primo trimestre dell’anno prossimo. 

SSIT: Come farai con il caro bollette? 

Non ne ho idea, sono nel marasma più totale: non so nemmeno come sbarcare il lunario per mettere il pane nello stomaco. 

SSIT: Non hai paura a postare le tue piante sui social media? 

Perché dovrei avere paura? Se c’è un’ingerenza sanitaria, nel senso di contenzioso, che si protrae da anni ed anni a fronte di una pila di richieste regolari e legittime di accesso alla cannabis, secondo la legge, richieste rimaste sempre inevase e mai prese in carico. Pur avendo tutte le carte in regola insomma l’assistenza medica di cui ho bisogno manca. Se questa è la situazione ed è disarmante non credo di avere altra scelta.

 

Questo articolo è tratto dal numero 5/2022 della Rivista cartacea Soft Secrets.

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Fabrizio Dentini