Malato e senza cure: "Coltivare Cannabis è l'unica via"
Cristian Filippo, 25enne di Paola in Calabria, da dieci anni soffre di sindrome fibromialgica farmacoresistente. Poiché la Regione si rifiuta di fornirgli la terapia a cui avrebbe diritto è entrato in disobbedienza civile: "Sono costretto a infrangere la legge per non rivolgermi alle piazze di spaccio"
Malato affetto da invalidante sindrome fibromialgica non riceve terapie da quattro anni: «Il dolore non è qualcosa da poter mettere in stand-by, lo Stato mi costringe a disobbedire e coltivare la mia Cannabis terapeutica».
Cristian Filippo, giovane 25enne calabrese di Paola da anni sta vivendo l’ennesimo paradosso tutto italiano: da un lato la legge gli riconosce la possibilità di trattare la sua patologia farmacoresistente con la cannabis, dall’altro è per lui praticamente impossibile reperire i farmaci necessari ad alleviare il dolore.
«La Regione Calabria senza motivo continua a rifiutare l'importazione di cannabis medica - spiega Filippo - questo è inammissibile poiché spinge il malato, lasciato senza assistenza sanitaria, a recarsi nelle piazze di spaccio e alimentare le casse della malavita organizzata, nonostante l'Art. 54 del codice penale e l'Art. 32 della Costituzione italiana prevedano la tutela e la libertà di scelta del trattamento sanitario più efficace per la propria salute».
Data la troppo lunga latitanza dello Stato Cristian Filippo ha intrapreso un atto di disobbedienza civile dopo aver ricevuto l'ennesimo rifiuto dalla farmacia ospedaliera di Cosenza alla sua richiesta di importazione del farmaco, indispensabile e insostituibile con altre terapie come specificato sulle richieste del medico prescrittore.
«Circa 12 anni fa ho iniziato ad avvertire forti dolori diffusi per tutto il corpo, crampi improvvisi provocati dalla costocondrite, irrigidimenti muscolari, artrite - spiega il giovane raccontando la sua storia - che sono andati ad intensificarsi fino a rendere necessario un trattamento con farmaci cortisonici e oppioidi, purtroppo inutile. I dolori a volte sono talmente fitti che non riesco nemmeno a stare in piedi, devo sdraiarmi e non posso lavorare. I cannabinoidi sono l’unica terapia in grado di farmi vivere una vita dignitosa riducendo il dolore, sconfiggendo l’insonnia e stimolando l'appetito».
La soluzione per Cristian Filippo quindi esiste e si chiama Cannabis ma purtroppo, in netta opposizione con la legge dello Stato italiano, la regione Calabria ha messo il suo veto.
«Si tratta di un assurdo e inaccettabile ostruzionismo che persiste ormai da troppi anni - prosegue Filippo - nonostante la Calabria è stata la prima regione in Italia ad importare la cannabis terapeutica dal ministero della salute Olandese nel lontano 2005, proprio a Cosenza. Poi nel 2007 è stata invertita la rotta, fino a divenire il fanalino di coda della regione. Per questo chiedo: perché ora continuano a rifiutare di importare la cannabis medica lasciando noi malati senza cure?».
Di fronte al disinteresse dello stato l’unica scelta è la disobbedienza civile che però ha già causato a Cristian Filippo un processo ancora non concluso in cui è assistito dall’associazione Meglio Legale.
«In tutta la mia vita, non ho mai ricevuto nessuna terapia - spiega Filippo - Non ho mai visto una sola confezione di Bedrocan. Spinto dalla necessità e per non cadere nella disperazione di dover rivolgermi al mercato nero, alcuni anni fa avevo iniziato a coltivare due piantine nel box della doccia. Nel 2019 sono stato segnalato per una disonesta storia tra parenti e arrestato dalle forze dell'ordine con la presunzione del reato, coltivazione e detenzione ai fini di spaccio, il che è surreale poiché non cederei mai a terzi la terapia necessaria alla mia vita. Sono stato trattato come un criminale, si sono presentati armati, mi hanno messo ai domiciliari, obbligo di dimora, obbligo di firma, restrizioni per fasce orarie e sorveglianza, adesso rischio fino a sei anni di carcere, tutto questo perché lo Stato non compie il suo dovere».
Solidarietà per Cristian anche da Marco Cappato tesoriere Dell'Associazione Luca Coscioni che ha lanciato un appello davanti al consiglio regionale della Calabria in sostegno del ragazzo: "L'arresto di Cristian Filippo è una vergogna calabrese e nazionale!" ha detto Cappato a mezzo video.
Filippo ha anche inviato una lettera aperta alle autorità competenti da cui però non ha ricevuto alcuna risposta.
«Da anni cerco invano di contattare la regione Calabria - continua Filippo - prima sotto l’amministrazione di Nino Spirlì ed in seguito sotto quella di Mario Occhiuto. L’unica risposta è arrivata in Tv, su Mi Manda Rai Tre dove Spirlì ha ribadito, davanti al sottosegretario alla Salute Andrea Costa, “la sua assoluta contrarietà all’impiego di Cannabis per uso terapeutico, neanche in fotografia”, noncurante della legge dello Stato e della violazione del diritto umano alla salute, un diritto inalienabile».
In quell'occasione lo stesso sottosegretario Costa ricordò che: "Nel momento in cui esiste una legge nazionale è dovere dello Stato far sì che venga applicata e rispettata con tutti i cittadini indipendentemente da dove risiedono”.
A questo punto la storia di Cristian Filippo non appare più come un semplice caso di malasanità ma come una vera e propria violazione dei diritti civili di un malato, costretto a soffrire perché i politici di turno hanno deciso di elevare le proprie personali convinzioni, basate "senza dubbio" su anni di studi approfonditi nel settore, al di sopra di quelle dello Stato e della comunità scientifica mondiale. «Ad oggi io sono senza terapia ufficiale, senza risposte dalle amministrazioni e con un processo in corso - conclude Cristian Filippo - Sono riuscito ad andare avanti grazie alla solidarietà di alcuni preziosi amici come Alessandro Raudino di Cannabis Cura Sicilia Social Club ma ormai non ce la faccio più. La mia scelta è quindi un atto di disobbedienza, finchè non vedrò riconosciuti i miei diritti».