Il Presidente del Senato Casellati depenna l'emendamento sulla cannabis light
Dopo l’approvazione del subemendamento della maggioranza, nel fine settimana è montata la pressione di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia sulla presidente del Senato Casellati per dichiarare inammissibile la norma che regolamenta il mercato della cannabis light. Alla fine è arrivata la decisione: la norma risulterebbe tra i commi da espungere dal maxiemendamento. Abbiamo anche le dichiarazioni a caldo del Sen. Matteo Mantero in forza al M5S e tra i 6 firmatari del subemendamento degli scorsi giorni
L'emendamento riguardante la normalizzazione della filiera della cannabis light è stato depennato dal Presidente del Senato della Repubblica, Senatrice Maria Elisabetta Casellati. Risulta evidente come con questa decisione, il Presidente del Senato, per motivi di appartenenza politica, abbia compromesso profondamente la relazione di primaria pertinenza fra rivendicazioni della classe produttiva e le conseguenti azioni della classe politica.
Non può essere un Gasparri, insieme ad alcune comunità di recupero ed Avvenire a tenere in scacco una filiera industriale sana e con grandi potenzialità economiche come quella della canapa. La maggioranza del Parlamento era a favore, come è possibile che una figura istituzionale come il Presidente del Senato, che dovrebbe esimersi dal valutare aspetti non tecnici, si arroghi il diritto di scagliarsi contro il nostro passato e contro il nostro futuro?
Abbiamo contattato il Senatore Matteo Mantero in merito ed ecco le sue parole a caldo: “Gli estremi tecnici per bloccare l’emendamento c’erano, ma la rigidità dimostrata dal Presidente del Senato è molto grave perché di fatto indica come Gasparri, abbia messo le mani sul testo attraverso una figura istituzionale che invece di comportarsi in maniera super partes ha voluto dare adito alle rivendicazioni della sua parte politica. Oggi, abbiamo perso, ma non molliamo.
C’è a mio nome una proposta di legge depositata a luglio, firmata da 50 senatori V Stelle affinché venga trattata con urgenza, per la canapa industriale ed oggi ho chiesto al Presidente, per dimostrare all’Aula di non essere faziosa, di calendarizzarla per la discussione alla prima opportunità.” 12 mila famiglie di agricoltori e commercianti, che coltivano e producono cannabis light (canapa industriale), che pagano le tasse e che da mesi aspettavano maggiore chiarezza nella norma per salvare un settore che si sta faticosamente risollevando, chiedono solo di poter lavorare.
Non vendono “droga”, come ha detto qualche ignorante orgogliosamente, ma coltivano e lavorano una pianta che si può utilizzare per centinaia o migliaia di scopi. Fino agli anni '50, con importantissimi record di statistiche nel periodo di autarchia in Italia, la canapa ha vissuto del suo maggiore sviluppo con decine di migliaia (circa 100 mila) di ettari adibiti a coltivazione e la trasformazione in tessuti naturali che andava per la maggiore.
Oggi, coloro che si ispirano maggiormente a livello politico al periodo autarchico, con la cannabis light hanno trovato il loro boomerang per continuare a fare della canapa un caso ideologico, senza che essi stessi considerino la storia sulla tematica, ormai sotto agli occhi di tutti. E mentre in molti Paesi dannatamente più proibizionisti si fanno avanti degli importanti passi, l'Italia continua ad essere soggiogata da dinosauri, completamente estraniati dalla realtà di tutti i giorni, i quali neppure risultano tra le forze di governo ma continuano a dettare la loro agenda. Il caso della cannabis light che ha visto l'iniziativa della Casellati è stato soltanto una piccola anticipazione del clima politico che ci spetta e spetterà in questo Paese.