Daspo di un anno per i rapper Only Smoke: «Era solo Cbd»

Marco Ribechi
02 Nov 2023

Durante un concerto a Valle dell’Angelo il gruppo aveva presentato sul palco una scenetta antiproibizionista. Dopo alcuni mesi è arrivato il divieto ad entrare nella località per un anno perché accusati di essere “soggetti particolarmente pericolosi”. I musicisti si difendono: «Pericolosi? Ma se c’era il patrocinio del Comune»


Durante un concerto manifestano liberamente il loro pensiero antiproibizionista ma arriva il daspo urbano di un anno per i tre rapper della Only Smoke Crew.

I musicisti, identificati come soggetti pericolosi per i contenuti del loro show, ora non potranno mettere piede nella località di Valle dell’Angelo per un anno. Questo è il tributo pagato per esprimere un pensiero differente da quello della linea proibizionista del Governo, in un paese dove però la libertà di manifestare le proprie idee è un diritto costituzionale inviolabile.

«Quello che più ci dispiace è l’essere stati identificati come soggetti particolarmente pericolosi - spiega The Sniper, uno dei rapper che compone la crew insieme a Skiaffone e al produttore Novanta - siamo in giro da 20 anni, abbiamo moltissime collaborazioni e il concerto era stato patrocinato dal Comune. Ricevere il divieto di ingresso per un’esibizione artistica è davvero oltre ogni limite anche perché lo stesso tribunale di Vallo della Lucania ha spiegato che non abbiamo commesso alcun reato».

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Uno dei "pericolosissimi" musicisti della Crew

Il "fattaccio"

La vicenda risale alla scorsa primavera quando la Crew Only Smoke, una delle realtà di punta dell’underground campano, viene chiamata per partecipare alla manifestazione “VDA” insieme ad altri gruppi. 

«La nostra parte di concerto durava circa 20 minuti - continuano i rapper - è nostra usanza accompagnare le canzoni con delle scenette teatrali che però spesso sono giocose e non possono essere prese troppo sul serio. Nello specifico, durante il pezzo “Fatti dei fatti” abbiamo inscenato un incontro tra un pusher, un acquirente e un agente delle forze dell’ordine. Nel brano “Welcome to my paradise” invece abbiamo portato sul palco uno spinello gigante di Cbd, che si trova anche in commercio nei negozi quindi perfettamente legale».

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Il "pericolossimo" spinello gigante di CBD

Ciò che il tribunale toglie la questura conferma

Il gruppo inoltre, a fine concerto, ha distribuito delle bustine di plastica con all’interno un QR Code per ricondurre ai loro social. Una bustina vuota che però non è piaciuta alle forze dell’ordine, poiché richiamava il classico contenitore per la marijuana. Questi tre episodi, tutti perfettamente legali, sono bastati per ricevere una profonda perquisizione con sequestro.

«La bustine ci sono state requisite - spiegano gli Only Smoke - ma poi il tribunale di Vallo della Lucania ci ha restituito tutto perché, parole loro, “non c’è reato e non c’è inneggiamento perché la sostanza è quasi legale” a quel punto, con la dichiarazione del tribunale a nostro favore, pensavamo fosse tutto risolto».

Ma non per le autorità cittadine che sono volute andare fino in fondo, consegnando il daspo agli artisti.

«Il daspo è arrivato questa volta dalla questura di Salerno - continuano i ragazzi - praticamente ci hanno dato la diffida per le stesse motivazioni per cui il tribunale di Vallo della Lucania ci ha dichiarato non colpevoli».

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La "pericolosissima" bustina con il QR Code

I trucchi della questura per non permettere ai cittadini di far valere i propri diritti

Il gruppo ha fatto anche ricorso al prefetto di Salerno ad inizio settembre, senza ottenere alcuna risposta.

«In questo modo hanno attuato il cosiddetto “Silenzio Rigetto” - concludono gli Only Smoke - significa che loro ci ignorano e per andare avanti dobbiamo rivolgerci al giudice di pace, al costo di circa mille euro che sinceramente non ci sentiamo di affrontare. Quindi probabilmente la situazione finirà così, con il trionfo dell’ingiustizia».

Gli Only Smoke, attivi dal 2006, sono conosciuti per i contenuti sociali dei loro testi, ad esempio sul tema dell’immigrazione, delle relazioni tra le persone e, naturalmente, anche della legalizzazione.

Argomento che però in Italia, in questo momento, sembra essere un tabù monopolizzato dal populismo più ridicolo.

 

 

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Marco Ribechi