Perché la Cannabis fa bene: il sistema endocannabinoide
Fin dall’inizio della vita nel grembo materno il nostro corpo produce cannabinoidi per regolare le sue funzioni e riportarlo in equilibrio. Un piccolo sistema diffuso in ogni cellula che, preso tutto insieme, rappresenta un piccolo organo. Le stesse sostanze sono contenute nella regina delle piante e possono curare molteplici patologie, se solo il proibizionismo non ostacolasse la ricerca. Il professor Lorenzo Calvi ci spiega perché.
Uno dei primi studiosi a capire l’importanza della Cannabis per curare molteplici malattie fu un italiano: Raffaele Valeri che nel 1887 aveva già intuito l’assoluta centralità della pianta nella farmacologia. A causa di 70 anni di cieco proibizionismo bisognerà però aspettare oltre un secolo per scoprire il sistema endocannabinoide, ovvero il meccanismo con cui il nostro corpo ristabilisce il suo equilibrio.
«Il corpo umano ha un sistema antico come la nostra esistenza sulla Terra - spiega il professor Lorenzo Calvi, uno dei primi specialisti a prescrivere la Cannabis terapeutica e tra i massimi esperti in Europa del settore, medico, chirurgo, anestesista, rianimatore e agronomo con un master in Fitoterapia - che serve a modulare e a riportare le sue funzioni in equilibrio su tutte le cellule. Non è l’unico ma integra potentemente tutti gli altri sistemi. È la chiave per cui una sostanza che la natura ha voluto racchiudere in una pianta chiamata Cannabis reagisce con il nostro sistema endocannabinoide creando effetti terapeutici».
Il nostro corpo è quindi in grado di creare sostanze simili a quelle contenute nella pianta che hanno un antico effetto modulatore e riparatore dell'organismo.
«Approfondire queste conoscenze deve essere alla base di ogni professionista della salute affinché possa curare con farmaci cannabinoidi - prosegue Calvi - Le ricerche purtroppo si sono molto attardate. Nel 1963 fu isolato il Cbd e nel ‘64 il Thc. Si scoprì quindi che gli effetti della Cannabis non erano puramente chimici, come si supponeva all’inizio. Al contrario il nostro corpo ha dei recettori specifici, dedicati, questo è di grandissima rilevanza».
Quindi se la natura utilizza le sue energie per produrre recettori specifici, se ha dotato il nostro organismo di determinate funzioni, è possibile che ciò sia dovuto alla necessità di “difendersi” da un incontro casuale con la pianta?
«Assolutamente no - spiega Calvi - è esattamente il contrario. È la pianta che per motivi quasi straordinari possiede la capacità di stimolare e interagire con questo sistema di equilibrio del corpo. Per questo la definiamo la regina delle piante, perché i suoi effetti terapeutici sono sbalorditivi».
Quali sono quindi le sostanze che produce il nostro corpo? «I cannabinoidi endogeni, cioè interni al nostro corpo e che noi sappiamo produrre, sono molteplici ma i principali sono l’Arachidonilglicerolo e l’Anandamide ovvero la molecola del piacere, del benessere. Per arrivare alla vita quotidiana noi aumentiamo la produzione di cannabinoidi ad esempio durante una piacevole serata con gli amici in cui facciamo delle grasse risate, oppure quando siamo innamorati o ancora quando stressiamo il nostro corpo attraverso l’attività fisica, la famosa euforia del runner. Queste azioni equilibrano le nostre funzioni vitali proprio grazie ai cannabinoidi». Lo stesso può quindi fare la pianta.
Il sistema è composto da quattro elementi: endocannabinoidi, recettori di sistema presenti su tutte le cellule del corpo, sistemi di trasporto ed enzimi recettori. Riesce ad intervenire su molteplici funzioni biologiche come l’appetito, l’equilibrio energetico, la neuroprotezione, il controllo motorio, la percezione del dolore, la modulazione immunitaria. «Bisogna sottolineare che il centro meno soggetto all’inibizione della Cannabis è quello del respiro - continua Calvi - ciò significa che l’overdose da arresto respiratorio nella Cannabis non è possibile. Questa è la differenza principale tra droghe leggeri e pesanti, la pianta non ha la capacità di annullare il sistema recettore. Ecco quindi che se si impara ad utilizzare e dosare la Cannabis a seconda delle varie patologie si ottiene un farmaco potentissimo ed estremamente sicuro. Ogni centro del cervello può essere stimolato con i cannabinoidi giusti poiché i recettori sono presenti in ogni cellula, si tratta di un rimedio davvero portentoso che purtroppo è sempre stato ostacolato. Tutte le ricerche più importanti sono di studiosi italiani che oggi sono costretti a lavorare all’estero perché nel nostro paese le loro scoperte non hanno avuto risonanza scientifica ma nel resto del mondo lo hanno capito e così l’industria ha iniziato a produrre cannabinoidi sintetici che però, a mio avviso, non hanno la stessa capacità curativa di quelli naturali».
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con il corso "Cannabis Terapeutica: la scintilla del cambiamento" ma non si tratta di un promoredazionale, ovvero non c'è nessuna sponsorizzazione in atto. Soft Secrets Italia gratuitamente offre il suo sostegno poiché ne sposa la missione di diffondere il più possibile contenuti utili e aggiornati, seguendo l'idea che solo uniti si riuscirà a promuovere una coscienza sociale libera da pregiudizi e dogmi. Le iscrizioni al corso sono ancora aperte.