Estratto Secco di Cannabis: la rivoluzione terapeutica

Marco Ribechi
05 Feb 2022

Un team di ricercatori italiani capitanati dal dottor Lorenzo Calvi ha ideato una nuova metodologia per scorporare il contenuto di una singola genetica e valorizzarlo in una forma farmaceutica dai contenuti certi. Il metodo potrebbe aprire a nuove applicazioni e studi


Cannabis terapeutica, la rivoluzione arriva dall’Italia. È stato battezzato "Estratto Secco" il nuovo metodo fitoterapico di estrazione che potrebbe trasformare il mondo della Cannabis medica attraverso una ricerca più specifica e la possibilità di personalizzare maggiormente le singole terapie. Frutto del lavoro di squadra di un team di ricercatori di vari ambiti, coordinati dal dottor Lorenzo Calvi vera e propria autorità del settore, la nuova metodologia è stata resa pubblica dopo che il dottor Tommaso Pelagatti l’aveva introdotta al grande pubblico in occasione della sua presentazione dei metodi estrattivi nel corso "Cannabis terapeutica la scintilla del cambiamento".

«Per quanto riguarda la Cannabis - spiega il Dr.Tommaso Pelagatti - è possibile effettuare moltissimi tipi di estratti. In particolare esiste un’enorme possibilità ancora non introdotta nel panorama europeo ma che potrebbe rappresentare la reale scintilla in grado di generare un cambiamento, l'estratto secco». Si tratta di una tipologia di estratto concentrato ottenibile con qualsiasi genetica/strains di Cannabis basato sulla decarbossillazione controllata. In parole povere significa che per estrarre i principi attivi, invece di scaldare la sostanza a 135 gradi per mezz’ora come da prassi, si fanno dei cicli di caldo/freddo alternati con delle fasi di riposo. Così si evita di stressare eccessivamente il fitocomplesso riducendo la perdita di preziose molecole terapeutiche molte delle quali ancora da studiare. «In particolare - prosegue il dottor Pelagatti - sotto la guida del dottor Calvi il team di cui faccio parte ha individuato numerosi vantaggi in questa forma estrattiva tra cui la possibilità di valorizzare, titolare e certificare ogni componente della cannabis, dai singoli terpeni, ai flavonoidi fino ai cannabinoidi minori. In questo modo non solo si può favorire la ricerca nel settore, ma si permette anche al medico esperto di personalizzare maggiormente la terapia dei suoi pazienti con dosaggi più accurati e avere quindi un feedback più dettagliato».

Il dottor Lorenzo Calvi
Il dottor Lorenzo Calvi

L’obiettivo è quello di scorporare il contenuto di una singola genetica e valorizzarlo in una forma farmaceutica che poi a sua volta dovrà essere ulteriormente personalizzata dal medico. «Se vogliamo riassumere in una lista i vari vantaggi - spiega il dottor Pelagatti - possiamo dire che il nuovo estratto permette di quantificare e standardizzare i profili cannabici delle singole genetiche e verificarne la stabilità nel tempo. Inoltre, non c’è bisogno di utilizzare solventi alcolici, a differenza del Feco, quindi il paziente non sarà costretto ad assumerli. In più è possibile identificare il profilo terpenico ed eseguire una valutazione quali-quantitativa di ogni singolo terpene. Lo stesso vale per i flavonoidi, attualmente quasi non studiati. Inoltre con questa nuova tipologia di estratto i cannabinoidi, i terpenoidi e i flavonoidi risultano dalle cinque alle quindici volte più concentrati rispetto a l'infiorescenza iniziale. «I vantaggi sono oggettivi - continua Pelagatti - oggi i pazienti che assumono estratti oleosi o feco conoscono solamente i valori di thc/cbd/thca/cbda. Non ne conoscono la stabilità nel tempo e quindi le terapie risultano meno mirate. Con l'estratto secco invece il paziente saprà, ad esempio, che quello che sta assumendo contiene esattamente 5mg di beta cariofillene e questo valore è stabile nel tempo. Il farmaco non verrebbe più dosato in gocce creando una discrepanza tra tipologie di contagocce e diversi contagocce presenti in diverse farmacie perché in questo caso invece è il medico che individua e personalizza la forma farmaceutica più adatta, sfruttando la concentrazione e la conoscenza di tutto il fitocomplesso cannabico». Mentre oggi paziente e medico non conoscono nulla del profilo terpenico e dei flavonoidi e né i valori precisi per singolo estratto, l’estratto Secco potrebbe fare da apripista anche per lavorare in confronto con le banche dati dei semi e importare nuove genetiche come richiesto da moltissimi pazienti che hanno riscontrato delle intolleranze a quelle offerte dal Sistema Sanitario Nazionale. «Se prenderà piede - conclude Pelagatti - allora si potrebbe incrementare la ricerca attorno alla Cannabis, scoprendo l’utilità di ogni sua molecola e pensandone nuove applicazioni in campo medico».

Il dottor Tommaso Pelagatti
Il dottor Tommaso Pelagatti
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Marco Ribechi