Uso problematico di Cannabis, come riconoscerlo

L'uso della cannabis solitamente inizia a scopo sperimentale o ricreativo. Mentre in alcuni casi la cannabis offre un'esperienza positiva, in altri questo schema può trasformarsi in un uso problematico, con conseguenze sulla salute fisica e mentale, sul rendimento scolastico o lavorativo e sullo sviluppo di dipendenza
Che cosa si intende per consumo problematico di cannabis?
Il consumo problematico o rischioso si verifica quando il consumo inizia ad avere conseguenze negative sulla salute fisica, mentale o sociale di una persona. Tra questi rientrano problemi familiari, lavorativi, educativi o legali. A differenza della dipendenza, che implica una dipendenza radicata, il consumo problematico può essere un passo preliminare che mostra già segnali d'allarme.
Questo tipo di consumo può avere ripercussioni anche su terze parti nell'ambiente del consumatore, sia attraverso il comportamento, sia attraverso la negligenza delle responsabilità, sia attraverso conseguenti difficoltà emotive e finanziarie. Il termine "uso problematico di sostanze" non si riferisce solo all'uso di sostanze psicoattive, ma comprende anche comportamenti come il gioco d'azzardo, quando cessano di essere attività ricreative e iniziano ad avere conseguenze negative nella vita quotidiana.
Come si manifesta l’uso problematico?
Il consumo problematico di cannabis si manifesta attraverso una serie di comportamenti e sintomi che compromettono il benessere complessivo dell’individuo. Una delle prime caratteristiche è l’uso frequente e prolungato, spesso quotidiano, che tende a diventare una routine difficile da interrompere.
A ciò si aggiunge una perdita di controllo, con la persona che, pur desiderando ridurre o cessare l’assunzione, non riesce a farlo.
Si sviluppa così una dipendenza psicologica o fisica, in cui la cannabis diventa un mezzo per rilassarsi, dormire meglio o affrontare situazioni di stress. Con il tempo può emergere una tolleranza crescente, che porta ad aumentare le dosi per ottenere gli stessi effetti. L’interruzione dell’uso può causare sintomi di astinenza, come irritabilità, insonnia, ansia e perdita di appetito. Le conseguenze si estendono anche alla sfera sociale e lavorativa, con ripercussioni sul rendimento scolastico o professionale, frequenti assenze e isolamento. Infine, non vanno trascurati i possibili effetti sulla salute mentale, tra cui un aumento del rischio di sviluppare disturbi d’ansia, depressione e, in alcuni casi, anche psicosi, soprattutto in soggetti già predisposti.

Quali sono le cause?
Le cause dell’uso problematico di cannabis non possono essere ricondotte a un solo fattore, ma derivano da un intreccio complesso di elementi che possono agire contemporaneamente. Tra questi vi sono componenti genetiche e biologiche, che predispongono alcuni individui a sviluppare una maggiore vulnerabilità nei confronti delle dipendenze.
Anche il profilo psicologico gioca un ruolo fondamentale: condizioni come l’ansia, la depressione o una bassa autostima possono aumentare il rischio di un uso disfunzionale della sostanza. A ciò si aggiungono i fattori sociali e familiari, come ambienti instabili, relazioni conflittuali o l’esposizione precoce a modelli di consumo.
La dimensione culturale influisce anch’essa, poiché norme sociali, percezioni del rischio e accessibilità della sostanza possono favorirne l’uso. Infine, un dato importante riguarda l’età di inizio: più precoce è il primo contatto con la cannabis, maggiore sarà la probabilità di sviluppare un consumo problematico o una dipendenza nell’età adulta.
La situazione in Italia
Sebbene la maggior parte dei consumatori di cannabis non sviluppi dipendenza, una percentuale significativa (circa 5% della popolazione adulta che consuma cannabis secondo il Dipartimento Politiche Antidroga) si rivolge a programmi di trattamento e supporto psicologico.
Il trattamento per l'uso problematico della cannabis in Italia prevede spesso un approccio multifattoriale, che include la terapia cognitivo-comportamentale e il supporto psico-sociale. Secondo il Rapporto Nazionale sulle Tossicodipendenze 2023 pubblicato dal Dipartimento per le politiche antidroga, circa 380.000 persone in Italia sono stimate avere un uso problematico di cannabis, ossia una dipendenza o un comportamento di consumo che comporta rischi per la salute fisica e mentale. Si stima che circa l'1% della popolazione adulta abbia una dipendenza da cannabis (circa 600.000 persone).
Tra coloro che fanno uso di cannabis, circa il 4-5% dei consumatori sviluppa una dipendenza che si manifesta con un consumo quotidiano o molto frequente. Secondo dati di Europol e del Centro Nazionale di Epidemiologia, una parte significativa degli utenti frequenti di cannabis (più di 20 volte al mese) rischia di sviluppare sintomi di dipendenza, come la necessità di aumentare la dose, la perdita di controllo e la comparsa di sintomi di astinenza. Il 27,9% degli studenti delle scuole superiori che fanno uso di cannabis ha ammesso che l'uso è avvenuto in modo problematico, con conseguenze come la difficoltà di concentrarsi a scuola, l'isolamento sociale e il deterioramento dei risultati scolastici.
Questo dato è emerso dal Rapporto 2022 sull'uso delle sostanze tra i giovani condotto dal Ministero della Salute.
I dati evidenziano la dimensione e la complessità del fenomeno dell'uso problematico di cannabis in Italia. La gestione di questo fenomeno richiede politiche efficaci di prevenzione e di trattamento, oltre a una maggiore consapevolezza dei rischi associati a un uso non controllato.