Canapisa: tra l'Europa e il Medioevo

Soft Secrets
12 Aug 2019

In queste settimane abbiamo vissuto in Italia delle giornate molto convulse rispetto alla politica sulla canapa. Nonostante le importanti indicazioni provenienti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che riconsiderano positivamente la materia, noi viviamo tuttora in un paese dove la retorica sembra per il momento prevalere, anche grazie a forze politiche oscurantiste. Si prospetta un orizzonte piuttosto cupo e repressivo che evidentemente la tanto mitizzata intelligenza collettiva non è ancora capace di superare, nonostante gli accorati appelli del Presidente Mattarella


Ma non è detta l'ultima parola, considerando l'impegno e la determinazione di quell'Italia giovane che difende il posto di lavoro e che lo considera strettamente interconnesso con i temi del piacere e dell'autodeterminazione, il fattore strategico che costituisce la vera essenza di ogni società moderna e progredita che non si basi sulla schiavitù. Ma la campagna anti cannabis si articola a vari livelli come è si è recentemente palesata con la decisione da parte del governo di vietare una manifestazione molto partecipata che si svolge da diciannove anni a Pisa. Mentre è ovvio l'evidente contrasto con una gran parte del paese - che considera la canapa per quello che è, ovvero una importante risorsa economica oltre che sostanza salutare e benefica - le forze delle tenebre hanno alzato la testa proprio nel capoluogo toscano, una città dove si pratica l'elettroshock e dove istituzioni psichiatriche particolarmente virulente dispensano grandi quantità di droghe legali come gli psicofarmaci, talvolta contro la volontà dei pazienti. Nel frattempo si potrebbe dire che chi tace acconsente, come si è verificato anche in occasione delle Elezioni Europee nel corso delle quali la politica sulle droghe (sicuramente bisognosa di un bagno di realtà) è stata del tutto ignorata, mentre le destre politiche ne hanno approfittato proprio perché orientate storicamente a smontare i diritti conquistati negli ultimi decenni e considerati quasi acquisiti. Anche per questi motivi è stata lanciata da alcune associazioni legate alla rete italiani di riduzione del danno, la proposta di indire una conferenza nazionale dal basso sulle droghe legali ed illegali, anche considerando che la stessa costituisce un obbligo di legge triennale disatteso da quasi un decennio dai vari governi che si sono succeduti. In questo contesto si situa il divieto di Canapisa e tutta la polemica che l'ha accompagnata e la richiesta di chiarimenti di Marco, un mio amico libraio che si chiedeva le ragioni di tanto accanimento. Considerando la risposta del neo-segretario democratico Nicola Zingaretti, il fronte proibizionista ha sfondato una porta aperta proprio a Pisa, schierando in piazza Vittorio Emanuele oltre all'estrema destra, anche San Patrignano e il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani. Ma la storia non finisce qui perché a Pisa, grazie alla perseveranza degli attivisti, alcune migliaia di persone sono transitate in piazza della Stazione per contrastare il divieto, contrapponendo una visione laica e libertaria al grettume regressivo per ora vigente nella città di Galileo Galilei e nonostante come ricordava Alberto durante il concentramento del 18 maggio, nei contesti collegati a Canapisa non ci fossero mai stati problemi di ordine pubblico. Proprio ad Alberto abbiamo chiesto come pensano di rilanciare la battaglia anche in ambito cittadino visto il tentativo di soffocare il movimento intrapreso dalle istituzioni locali e nazionali. Ma con la promessa di rivederci in Toscana ancora più liberi e forti: "Di certo non ci sentiamo sconfitti, nonostante l'apparato poliziesco e il can-can mediatico abbiamo avuto tanta solidarietà dalla sinistra pisana e la simpatia della gran parte della città, che conosce da anni la festosa street parade che la attraversa a fine maggio da 19 anni. È stato interessante in questo mese e mezzo di trattative fare emergere contraddizioni all'interno dei poteri forti della città, costringendoli ad uscire allo scoperto su un problema tanto scottante quanto attuale come quello del consumo di sostanze legali o illegali che siano. Lo sdegno causato dallo scellerato divieto di manifestare in imposto dal prefetto per ordini giunti dall'alto ha fatto sì che molti gruppi dei movimenti pisani si siano uniti in un fronte comune per organizzare a breve un'altra street cittadina contro i vari decreti liberticidi ed il proibizionismo omicida. Sicuramente l'Occidente intero non sta attraversando bel momento storico, ma riteniamo che l'unico modo sia riappropriarsi delle piazze e delle lotte sociali e, come dal nostro appello, per non farsi rinchiudere nelle solitudini digitali imposte, né davanti a schermi funzionali né a multinazionali e gruppi di potere" Pare ovvio come si tenda ormai da mesi a gettare fumo negli occhi. Dall'atteggiamento aggressivo contro i diversi fino alla campagna contro la canapa light. Il tutto a mascherare l'evidente contrasto tra le tante promesse e la realtà di stagnazione culturale ed economica di cui il proibizionismo costituisce un importante fenomeno. Un fenomeno poi strettamente connesso con le politiche razziste di ogni epoca e latitudine. Anche se dopo le elezioni europee il panorama si è fatto più fosco, resistono molte voci nella società civile ma anche voci apparentemente isolate nelle nostre istituzioni come quella del senatore Lello Alfonso Ciampolillo che chiede che la parte sana del Parlamento corra ai ripari sulla questione della cannabis light. Ma soprattutto tutto quel vasto mondo produttivo che è ormai arrivato al calor massimo e che si sta decisamente organizzando. di Enrico Fletzer

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