Che buono il fumo!
Lo vuoi il fumo buono? Quante volte ho sognato di risvegliarmi negli anni '70 in un paese produttore di hashish! Le foto d'epoca ci mostrano bar dove consumare al tavolino pipe di prodotti locali, con tanto di insegna e pubblicità. Allora non esistevano i coffee shop né i cannabis club, quindi un bar dove poter provare certe specialità aveva un particolare fascino soprattutto per i viaggiatori occidentali
Oggigiorno esistono ben altri prodotti in località più vicine e dalla storia meno movimentata. Amsterdam e Barcellona non distano molto dall'Italia. Il fumo che si può ivi trovare è di tutte le tipologie e proviene da posti diversi. Ma che lo si chiami hashish, polline, fumo o che dir si voglia, si sta parlando della stessa resina vegetale derivata dalla pianta di cannabis.
Le parti aeree della pianta, specialmente degli individui di sesso femminile, è coperta di tricomi ghiandolari. Questi compongono principalmente l'hashish, insieme a resti di materia vegetale occasionalmente presenti. Specifico bene "occasionalmente" di fronte a certi fumi estratti da maestri dell'arte che presentano solamente tracce di materia vegetale.
Etimologicamente hashish deriva dalla parola araba hasis che significa erba, oppure proviene dal nome di un leggendario condottiero sciita a capo di una masnada di assassini dediti all'inebriante consumo di cannabis sottoforma di hashish.
In entrambi i casi è chiaro il fatto che stiamo parlando di un prodotto dalle radici antichissime. La canapa è una pianta che è stata compagna dell'umanità per millenni, la sua resina la ha seguita nella lunga storia di servigi che ci ha offerto sinora.
Le proprietà terapeutiche dell'estratto di canapa erano chiare da millenni quando nel decimo secolo cominciò a diffondersi nel medio oriente, a partire dalla penisola arabica, terra di mercanti ed esploratori fino a giungere nel bacino mediterraneo e da lì nell'europa medievale. Lo scarsissimo consumo all'epoca avveniva prevalentemente per ingestione o per inalazione dei vapori nell'ambiente. Pochissimi si inebriavano per piacere mentre la maggioranza degli aventi accesso all'hashish lo conoscevano come medicina.
E le canne invece? Nel decimo secolo dopo Cristo non è ancora arrivato il tabacco dalle Americhe quindi niente rotolini di carta con mix tabacco e hash. Dopo il millecinquecento il tabacco è sicuramente in Europa, allora sì che qualcuno può aver provato a mescolare tabacco e fumo... col risultato che ci piace tanto! La diffusione in Europa avvenne circa tre secoli dopo quando i soldati di Napoleone fecero ritorno dall'Egitto importando una moda che prese piede immediatamente.
Era un effetto nuovo e piacevole, mescolato al tabacco, in pipa o arrotolato nella carta. Le canne col filtro a esse non erano così diffuse quanto lo erano le pipe, all'epoca. La comunità scientifica decise di esaminare il fenomeno e numerosi dottori cominciarono a promuoverne il consumo, sia mangiato che fumato, in purezza o disciolto in alcool. Questo prodotto funzionava e oltre a guarire procurava anche piacere.
Nella seconda metà del novecento si diffuse il fumare hashish in tutto il mondo, grazie ai viaggiatori di ritorno da terre lontane, sempre più persone lo scoprirono. Dagli anni settanta, complici le prime comunità di coltivatori unite nel diffondere la cultura del consumo di cannabis, gran parte del mondo conosce l'hashish. E l'uso terapeutico? Purtroppo l'hashish è molto eterogeneo data la complessità della pianta, praticamente sconosciuta fino alla seconda metà del novecento.
Questo ha portato a non poterlo studiare a fondo come stiamo facendo ai giorni nostri, con le più moderne tecnologie, e ad arrendersi a una scarsa gestibilità del prodotto. Preferirono o creare surrogati in laboratorio o concentrarsi direttamente su altre molecole. Per questo l'hashish divenne meno interessante terapeuticamente e relegato a "droga".
Nella cultura underground si diffuse invece questo prodotto di importazione che fino a quaranta anni fa avrebbe potuto essere marocchino, libanese, afghano, nepalese, indiano, iraniano o pakistano. Sicuramente sto dimenticando qualche posto ma spero non si offenda nessuno.
Ai nostri giorni viene prodotto in Marocco nella zona del Rif, da genti berbere stanziate lì da circa 400 anni. Quasi la totalità del fumo nel mondo si stima provenga dal Rif. A causa dei risvolti sociopolitici occorsi ai paesi produttori negli ultimi decenni, è rimasto il Rif come principale fornitore mondiale di fumo. Ed è un bel primato se non fosse che da laggiù provengono scarse prelibatezze e una marea di pacco che da qualche parte in Italia chiamano puzzone o copertone.
Il termine hashish abbiamo visto indica prodotti proveniente da differenti paesi. Compiamo allora un excursus mondiale delle tipologie di hashish prodotte da ovest a est passando dal mondo occidentale al medio oriente all'Asia.
Iniziamo con l'America del nord e centrale dove si produce in larga scala Ice-o-lator secondo il metodo con ghiaccio e setacci di cui ho scritto sopra. Passiamo al Marocco dove dalla metà del XX secolo viene prodotto l'hashish percuotendo le piante di cannabis essiccate cresciute sui monti del Rif, per poi andare in Egitto e nei paesi del bacino mediterraneo come Libano dove forse ancora si produce il libanese rosso e il libanese giallo, poi l'Iran, l'Afghanistan con il suo famoso afghano dove si produce (guerra permettendo) hashish battendo piante secche su setacci e raccogliendo la resina caduta.
Andando a finire in Pakistan e poi ultimi ma non per qualità India e Nepal sulla grande catena dell'Himalaya dove si produce la charas, un tipo di hashish prodotto non più battendo le piante su setacci tesi bensì sfregandone le infiorescenze appena raccolte tra i palmi delle mani e collezionando la resina.
La charas, o il charas, è un tipo di hashish prodotto da millenni con la medesima tecnica: si raccolgono le migliori piante cresciute sui monti oltre i 2500 metri, e nel giro di un'ora si sfregano tutte le cime con entrambe le mani, dopodiché si raccoglie la resina dai palmi divenuti neri e si compatta in tolle, del peso di circa 8-10 grammi a seconda della quantità di materia vegetale presente.
Il risultato è aromatico e ha un effetto meno intenso rispetto al fumo marocchino. Se poi vogliamo parlare di aromi e sapori più intensi non possiamo non citare l'Ice-o-lator, una tecnica di produzione di hashish inventata negli anni '80 del ventesimo secolo e diffusasi dall'Olanda a tutto il mondo.
L'Ice-o-lator non è un metodo tradizionale ma permette, tramite l'utilizzo dell'acqua e di setacci, di ottenere gustoso hashish anche da piccole coltivazioni casalinghe. In commercio non si trovano hashish ottenuti con questa tecnica se non presso piccoli giri di consumatori disposti a pagare prezzi altissimi per via della scarsa resa che si ottiene.
L'Ice-o-lator è da annoverare tra gli hashish perché il massimo prodotto ottenuto è quello recentemente divenuto famoso grazie all'attivista franco-americano Frenchy Cannoli: lui sostiene che l'Ice-o-lator debba rispecchiare la varietà di provenienza come l'hashish quindi debba essere un full melt ben asciugato e pressato.
Fumare un mono-setaccio sarebbe riduttivo rispetto alla completezza ottenibile con un full melt da piante ben coltivate. Sono opinioni e solamente l'esperienza può assicurare la giusta fumata a ciascuno.
I viaggi nei paesi dove è ancora praticata l'estrazione sono un'esperienza bellissima, sia perché sono culture profondamente diverse dalla nostra e sia perché quando si viaggia per la cannabis si incontrano spesso buone persone.
In India si può viaggiare alla scoperta di un paese gigante, pieno di persone e produttore della charas conosciuta commercialmente come Malana Cream. Posso assicurare trattasi di un prodottino particolarmente piacevole!
In Marocco invece si possono bere ottimi thè, fumando battuto freschissimo,guardando panorami incredibili tra montagne, sole e canapa. Basta un volo fino a Tangeri e poi qualche ora di taxi e si giunge nei paesini sul Rif, tra i campi di cannabis e le fattorie dove si produce la maggior parte del fumo in circolazione. Il sapore del fumo è molto migliore sul posto e il viaggio è accessibile a tutti.
Chi, invece, a un prodotto tradizionale preferisce qualcosa di più moderno ma parimenti genuino allora consiglio un viaggetto in California, dove esistono farms e dispensari con una discreta offerta di battuti e Ice-o-lator di ottima qualità di varietà di piante più moderne.
È bene specificare moderne perché in India si estrae utilizzando le piante autoctone così che la charas è più tradizionale mentre in Marocco invece vi sono molti coltivatori con sementi di varietà olandesi ed americane che producono ottimi fumi ma meno tradizionali. Sempre in Marocco ogni anno sperimentano estrazioni migliori e sempre più complesse in effetto e sapore.
Non si può dire che questi prodotti siano la nuova frontiera del fumo perché siamo in molti a sognare il vecchio marocchino buono, però sono sicuramente tappe fondamentali nel progresso del hashish.
Chi coltiva in casa in un growbox può sperimentare sicuramente l'Ice-o-lator con il suo raccolto o parte di esso, oppure può comprare un handshaker ed estrarre un dry casalingo. I risultati spesso lasciano a bocca aperta. Un dry casalingo è uno dei ricordi più belli che ho quando chiudo gli occhi e faccio mente locale sui sapori del fumo più buoni.