Legalizzazione della cannabis in Italia, intervista al Deputato Riccardo Magi

23 Jun 2020

Legalizzazione della cannabis in Italia, intervista a Riccardo Magi, deputato di +Europa (Radicali italiani) in merito alla situazione generale sulla cannabis all'interno delle aule parlamentari


On. Riccardo Magi ci parlerebbe delle proposte attualmente in ballo nel Parlamento sulla cannabis?
Sulla legalizzazione esiste una mia proposta di legge depositata in questa legislatura, attualmente in discussione in Commissione Giustizia, la quale prevede la modifica dell'articolo 73 del testo unico sugli stupefacenti.

All'interno è prevista una diminuzione delle pene (attualmente da 2 a 6 anni secondo la normativa vigente, da 1 o 3 mesi a un anno più multa in caso di modifica), una previsione di una fattispecie autonoma per quanto concerne i casi di lieve entità e la non punibilità della coltivazione domestica.

Questa proposta di legge è stata depositata un mese prima della pronuncia delle sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione in merito alla coltivazione domestica della cannabis. Si rivela, quindi, più che mai necessario un intervento legislativo in merito, aldilà di quanto pronunciato dai magistrati.

L'emendamento attuale del decreto rilancio in discussione proprio in queste ore, invece, riguarda l'argomento della canapa industriale (la c.d. cannabis light, ndr) con il limite massimo di Thc dello 0,5%. Probabilmente, leggendo alcune notizie apparse su web e alcuni quotidiani, è stata fatta della confusione in merito alla tematica industriale e quella della legalizzazione.

Dalla Direzione Nazionale Antimafia ad alcune importanti comunità di recupero, si parla di una necessità di modifica dell'Art. 73 del testo unico sugli stupefacenti. In virtù di quanto si sta muovendo, quali risposte sono arrivate dalla politica?
Posso dirti che la modifica dell'art.73 è una proposta di legge con la firma di deputati di altri gruppi (Movimento 5 Stelle, soprattutto, ma anche PD e Leu). Purtroppo, al contempo, esiste un'altra proposta di legge, con firmatario il capogruppo della Lega, che va nell'esatta direzione opposta (aumento delle pene dai 3 ai 6 anni e cancellazione della cosiddetta modica quantità).

All'interno di una parte della politica, quindi, si presta attenzione a questa tematica. Tuttavia, almeno per il momento, non si sta manifestando un interesse ad ampio raggio per discuterne in modo sereno e serio. Pare che siamo ancora piuttosto lontani dal colmare questo enorme ritardo che il nostro Paese soffre in merito alle politiche sulla droga, per la quale l'Italia deve sforzarsi di compiere una riflessione complessiva a riguardo.

Desidero altresì ribadire che, in questi 30 anni di proibizionismo degli stupefacenti, sono stati creati enormi danni sociali e un grande sperpero di risorse, con il mercato che è stato a tutti gli effetti "appaltato" alla criminalità organizzata. Infine sottolineo che le persone affette da dipendenze non sono state né tutelate né aiutate nei loro problemi.

Ho avuto modo di vedere dai social le solite futili parole proibizioniste di Matteo Salvini e le destre sulla cannabis. Considerando che il leader della Lega si è dichiarato, in passato, più volte favorevole al dibattito sulla legalizzazione della cannabis, qual è il suo pensiero su questa ipocrisia ideologica attuale?
Penso che, purtroppo, su questa tematica inerente uso, possesso e detenzione delle sostanze stupefacenti vi sia un utilizzo strumentale, a livello politico. L'obiettivo è sempre il medesimo: la demagogia. L'esempio lampante è rappresentato dalle differenti posizioni di Salvini sulla legalizzazione della cannabis.

In anni passati pareva avesse una posizione più elastica e favorevole al dibattito, mentre oggi pare che debba trovare il modo di spararla più grossa quotidianamente affinché questo paghi in termini di consenso. Purtroppo questo accade per il format sul quale si fonda il dibattito politico nel mondo attuale. Tutto avviene in modo istantaneo, senza concedere il giusto tempo alla vera informazione e alla ricerca scientifica in merito.

Il mio più grande auspicio è che si possa procedere con la proposta di modifica all'Art.73, attualmente in discussione in Commissione Giustizia, per migliorare il dibattito sulla legalizzazione.

Sarà necessario porre un serio ascolto alle realtà associative, accademiche e commerciali che stanno sempre portando dei dati positivi in merito a questo tema. Ribadisco che le leggi non vanno riformate, come vorrebbe fare qualcuno, con la propaganda bensì con una documentazione seria sulla situazione reale accompagnata da azioni da intraprendere per migliorare la nostra società.

Negli Stati del mondo dove la cannabis è stata legalizzata, abbiamo assistito a dei numeri importanti economicamente parlando. In Italia lo studio del Prof. Marco Rossi dell'Università La Sapienza di Roma parla di diversi miliardi di gettito fiscale in caso di legalizzazione. Quali potrebbero essere, quindi, gli aspetti positivi di rilancio derivanti da un vero sdoganamento della cannabis?
Sicuramente avremo dei benefici enormi. Le stime di maggiori entrate fiscali rappresenterebbero soltanto una parte dei miglioramenti previsti, poiché si tratta di un intero settore che emergerebbe. Parlo chiaramente di tanti posti di lavoro, in particolare legati a produzione e commercializzazione, con un importante indotto che andrebbe a crearsi.

Sarà altrettanto importante un miglioramento della salute per i consumatori, vista la situazione attuale dove devono rivolgersi alla criminalità organizzata per l'acquisto delle sostanze. In caso di legalizzazione finalmente si tratterebbe di un mercato controllato e sicuro.

Desidero altresì sottolineare che il risparmio di risorse attualmente investite in questa repressione. Negli anni passati la Direzione Nazionale Antimafia aveva stimato una spesa complessiva di 71 miliardi di euro annui per la macchina giudiziaria tutta sul tema stupefacenti. Tenendo presente che, la maggior parte delle operazioni si concentravano sulla repressione della cannabis, non si è minimamente assistito a una reale riduzione del consumo della pianta in Italia, bensì all'esatto contrario.

Sottolineo, in ultima istanza, un miglioramento significativo sulla riduzione degli ingressi nelle carceri, visto che la maggior parte dei detenuti è legato alle droghe (1/3 circa). L'unico modo di migliorare il sistema penitenziario e i diritti degli stessi detenuti è rappresentato dalla modifica dell'articolo 73.

Rispetto ad anni fa, l'opinione pubblica italiana pare abbia una maggiore consapevolezza di cosa sia la cannabis e quali siano i suoi utilizzi. On. Riccardo Magi, secondo il suo punto di vista, l'Italia è pronta a questo passo in avanti?
Tendenzialmente esiste una consapevolezza di una parte consistente dell'opinione pubblica italiana della necessità di una riforma sulla legalizzazione della cannabis. Molti connazionali credono che la ragionevolezza non faccia più parte della politica, soprattutto a causa di questa demagogia dilagante.

Sulla tematica della legalizzazione della cannabis, così come per l'immigrazione, continuano imperterrite alcune forze politiche a cercare del becero consenso immediato. Esiste, quindi, consapevolezza ma al contempo predomina la sfiducia nei confronti della politica della necessità di una riforma epocale come questa.

A 2 giorni dalla disobbedienza Io Coltivo a Montecitorio, gradirebbe fare un appello riguardo questo evento del 25 giugno?
Io Coltivo rappresenta l'ultimo tentativo fatto attraverso una disobbedienza civile che ha visto l'adesione di tante centinaia di persone proprio per mostrare che si tratta di un fenomeno importante. Il mio appello è rivolto a tutti i consumatori di cannabis italiani, affinché facciano coming out e si mobilitino il più possibile per iniziative su questo argomento.

Allo stesso tempo credo altresì che tutti i non consumatori favorevoli a questa riforma debbano prendere maggiori posizioni in merito. Più crescerà l'adesione alla campagna Io Coltivo più avremo modo di far sentire le nostre voci.