Malati ultimatum al Governo: "Coltiveremo Cannabis" (VIDEO)
Il 16 febbraio a Roma, dalle 14 alle 18 in Piazza Castellani i rappresentanti delle principali associazioni nazionali in difesa della Cannabis, in virtù del diritto a curarsi, comunicheranno ufficialmente l'inizio dell'autoproduzione per superare l'inefficienza dello Stato. L'occasione servirà anche per lanciare il Medical Social Club Italia a cui chiunque potrà affiliarsi
Manifestazione a Roma per la libertà della Cannabis, per l’occasione sì all’autoproduzione e via ai Social Club su tutto il territorio nazionale.
Con o senza l’approvazione del Governo.
Non si può più aspettare, il 16 febbraio a Roma, dalle 14 alle 18 in Piazza Castellani i rappresentanti delle principali associazioni nazionali in difesa della Cannabis, insieme ad attivisti e sostenitori, chiederanno davanti al Ministero della Salute soluzioni per i malati ma anche per regolamentare in maniera più efficace e moderna l’uso della pianta. «Mai più senza terapia - spiega Andrea Trisciuglio - è ciò che accomuna maggiormente i malati che si curano con la Cannabis terapeutica, tutti con patologie diverse ma tutti unito dalla stessa problematica per cui continuiamo a chiedere al Governo soluzioni».
Ma le soluzioni, ormai da anni, tardano ad arrivare con i vari Governi che si sono succeduti attenti solo a procrastinare la presa di decisione senza arrivare mai a qualcosa di minimamente soddisfacente. «Con la scomparsa dell'amico Walter De Benedetto - dice Carlo Monaco di Canapa Caffè Roma - è evidente che l'unica soluzione ai problemi che da anni denunciano i pazienti è l'autoproduzione per chiunque abbia la necessità di curarsi con la Cannabis. Questo è quello che chiederemo in piazza poiché abbiamo constatato che i tavoli tecnici di dialogo hanno fallito nei loro scopi».
Alla manifestazione parteciperanno tanti pazienti a testimonianza di quanto deve subire un malato per via di leggi superate, del pregiudizio e dell’ignoranza di chi ancora non ha compreso il valore che questa medicina ricopre per l’umanità.
«Non c’è più tempo per i malati - dice Raffaello D’Ambrosio di The Hemp Club, Milano - il prossimo passo sarà iniziare l’autoproduzione, con o senza consenso. Le associazioni di pazienti sono concordi e unite in questa decisione, basta con soluzioni inefficaci».
Negli ultimi 30 anni sono cambiate le conoscenze scientifiche in merito alla cannabis e sono stati evidenziati numerosi benefici a livello medico. Chi oggi si schiera a favore del proibizionismo, chi non permette almeno ai malati di crescere le proprie piantine, in realtà spesso non è ancora ben informato su quali siano i reali effetti e potenzialità del consumo di cannabis.
«Non ha senso continuare il teatrino a cui ci costringe lo Stato - aggiunge Simone Stara di Seminiamo Principi di Torino - coltivare di nascosto per avere la terapia che ci spetta di diritto. Basta, vogliamo farlo alla luce del sole, questo è uno dei pochi paesi dove l’accusa finisce nel penale salvo poi cadere perché il fatto non sussiste. Ma se lo Stato ha tempo da perdere il malato invece non può più aspettare perché la sua sofferenza non conosce tregua».
L’obiettivo è costituire anche le basi per il Medical Social Club Italia con cui ripercorrere il gesto dei pazienti della California che nel 1996 portò al riconoscimento della Cannabis medica. Tutti i pazienti e le associazioni d’Italia potranno affiliarsi per creare un movimento unitario e compatto. Il progetto sarà poi presentato il 17 febbraio alla fiera Canapa Mundi di Roma (leggi l'articolo) con l’obiettivo di partire fin da subito.
«Pretendiamo che si metta fine alla campagna diffamatoria verso chi si cura con la Cannabis - dicono Alessandro Raudino e Florinda Vitale di Cannabis Cura Sicilia - capita che un malato, a cui non basta la cannabis fornita dal Sistema Sanitario o che non riesce ad acquistarla in farmacia, viene scoperto ad autoprodurre la propria terapia e trattato come un criminale. Ormai in tanti Paesi compresi gli Stati Uniti, l’Olanda, Malta, Germania, Belgio, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Spagna e Portogallo si è manifestata totale apertura, vogliamo che anche l’Italia sia al passo con i tempi».
In generale, a differenza degli altri stati occidentali, in Italia si può essere ancora condannati per una minima produzione personale anche a scopo medico. «Una eventuale legalizzazione non comporterebbe problemi, ma solo benefici - aggiunge Alberico Nobile di Deep Green, Taranto - Studi economici hanno stimato che la legalizzazione In Italia porterebbe nelle casse dello Stato ben 10 miliardi di euro l’anno ma si preferisce garantire il monopolio alle narcomafie mentre si continua a perseguitare onesti cittadini».
Da anni il Ministero e i militari di Firenze non sono minimamente riusciti a colmare la richiesta di Cannabis Medica dei pazienti italiani. La manifestazione del 16 febbraio ha l'obiettivo di ottenere le autorizzazioni alla coltivazione per le associazioni dei pazienti.