Green Paradise riapre, restituiti Cbd, soldi e terapia
Il PM ha annullato il sequestro dell'azienda di Cbd di proprietà di Federico Re che il 14 luglio scorso aveva ricevuto la visita di 10 finanzieri e dell'unità cinofila. L'imprenditore: "Questo atteggiamento persecutorio verso chi lavora con la Cannabis deve terminare"
Green Paradise sequestrata senza motivo, il giudice predispone la riapertura perché il reato non sussiste. È arrivata ieri la bella notizia per Federico Re, il ventinovenne imprenditore pugliese del Cbd che il 14 luglio si è visto piombare in azienda e in casa dieci finanzieri con unità cinofila alla ricerca di sostanze stupefacenti.
L’ispezione molto approfondita aveva portato al sequestro immotivato di tre serre con circa 500 piante di Cbd regolarmente registrate, alcuni macchinari per la lavorazione del prodotto, 20 kg di Cbd già analizzati provvisti di cartellini e passaporti per la vendita e inoltre 9 grammi di Cannabis terapeutica (Bedrocan) regolarmente acquistati in farmacia con tanto di prescrizione medica. Federico Re aveva subito contattato il suo avvocato Cosimo D’Agostino per chiedere l’immediato dissequestro della sua azienda considerando anche che le 500 piante, del valore di oltre 25 mila euro, avevano la necessità di essere curate e irrigate per evitare di perdere il lavoro di un anno.
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Ieri, dopo circa due settimane, finalmente la bella notizia, la Green Paradise può riaprire. «Ero certo di questo risultato perché quando si lavora bene con tutte le carte in regola non può andare diversamente - spiega Federico Re - Ieri mattina mi ha chiamato il mio avvocato dicendo che il sequestro era stato revocato e che ci sarebbe stata l’immediata restituzione di tutto, oltre che alla possibilità di riaprire regolarmente l’azienda».
Re è quindi rientrato in attività e le sue 500 piante godono di ottima salute: «In realtà dopo alcuni giorni dal sequestro mi era stata data la possibilità di entrare nelle serre per innaffiare e coltivare - spiega l’imprenditore - questo ha permesso di mantenere in vita le piante e di non perdere inutilmente il lavoro di un intero anno. Nel frattempo le autorità hanno analizzato la Cannabis e hanno constatato che non si trattava di sostanza stupefacente perché priva di principio attivo. In realtà già lo sapevano e questo era l’unico risultato possibile perché, come predispone la legge, avevo già effettuato le stesse analisi a pagamento nell’istituto di Foggia».
Nonostante Federico Re avesse fatto tutte le operazioni rispettando attentamente le predisposizioni di legge, queste non erano bastate alle autorità che hanno voluto ripetere i controlli. «Questo è l’atteggiamento che mi dispiace maggiormente - spiega Re - è un comportamento errato e discriminante che avviene quando si parla di Cannabis. Chi lavora con la canapa non viene visto come un imprenditore ma come uno sballato, un drogato o uno spacciatore, anche quando si opera all’interno della legge. C’è sospetto, diffidenza se non persecuzione, non è possibile sospendere per due settimane un’intera attività in regola, che si dotino di strumenti per controlli immediati sul posto oltre che effettuare una formazione più approfondita su quella che è la legge. Ancora più importante sarebbe un cambio culturale e comprendere che la nostra è un’attività come tutte le altre, al pari di una vigna o di qualsiasi altro prodotto della campagna».
Oltre alla restituzione delle serre, dei macchinari e del Cbd Federico Re si è visto ridare i soldi sequestrati e anche la terapia di Bedrocan per cui era stato accusato di spaccio.
«Il modo in cui sono stato trattato ha dell’assurdo - conclude il giovane - mi hanno confiscato anche la medicina comprata sotto prescrizione medica e dei soldi derivati da fatture regolarmente emesse, non credo che si sarebbero comportati così con aziende di altro genere, potevano crearmi dei danni seri senza alcun motivo. Per fortuna devo riconoscere che sia le forze dell’ordine che il giudice hanno capito quasi immediatamente la realtà dei fatti e sono stati comprensivi. Mi auguro però che questo modus operandi vessatorio termini il prima possibile poiché la Cannabis costituisce una grande risorsa per l’Italia e in particolare per le regioni del sud, i nostri politici sono gli unici a non averlo ancora compreso».