The Hemp Club la polizia sequestra piante a 34 pazienti

Marco Ribechi
22 Jul 2022

Gli agenti hanno setacciato il primo social club milanese rinvenendo piante con Thc. Indagato il presidente Raffaello D'Ambrosio: "La nostra è disobbedienza civile, non voglio arrivare a 50 anni pensando di essere un criminale perché coltivo una pianta"


Ispezione al The Hemp Club, sequestrate piante di Cannabis terapeutica, pazienti restano senza terapia. Quattro agenti della Polizia di Comasina hanno fermato Raffaello  D’Ambrosio, presidente di “The Hemp Club”, il primo circolo milanese creato sul modello dei social club spagnoli per coltivare piante di marijuana medica da destinare ai pazienti che non vengono riforniti di cure dallo Stato italiano.

«Sabato scorso hanno suonato alla nostra porta quattro agenti che avevano l’intenzione di accedere e visionare lo spazio - spiega D’Ambrosio - li abbiamo accompagnati nelle varie aree fino a quando non siamo arrivati alla stanza di coltivazione dove, appena aperta la porta, hanno subito visto le 34 piante lì presenti, 17 in fase di fioritura avanzata e altre 17 invece ancora molto piccole, sbocciate da circa 10 giorni».

A quel punto gli agenti hanno chiesto di che tipologia di piante si trattasse e se il club fosse in possesso di regolare permesso per la coltivazione. «Senza problemi abbiamo spiegato che si trattava di piante con Thc da destinare ai nostri soci-pazienti per le loro cure. A quel punto hanno chiamato il magistrato che ha ordinato il sequestro di tutto il materiale. In seguito il controllo è proseguito e sono stati rinvenuti altri 200 kg di Cbd che però non appartenevano all’associazione. Anche il Cbd è stato sequestrato ma con un secondo procedimento. Infine è stata sequestrata una pressa e un barattolo contenente olio autoprodotto da un nostro socio da distribuire agli altri pazienti, questo, essendo artigianale, era sprovvisto di titolazione quindi non conosciamo la concentrazione di principio attivo».

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The Hemp Club

A quel punto il presidente  D’Ambrosio è stato portato per varie ore in caserma per gli accertamenti successivi, risultando al momento l’unico indagato. «Gli agenti si aspettavano un altro ambiente e per questo, quando hanno visto la nostra massima tranquillità nello spiegare la situazione, si sono dimostrati molto gentili e collaborativi, limitandosi a svolgere lo stretto necessario - spiega il presidente di The Hemp Club - per noi è un momento importante perché il nostro obiettivo è aiutare la giustizia ingiusta a diventare giusta, come diceva il nostro ispiratore Marco Pannella. Non voglio arrivare a 50 anni pensando ancora di essere un criminale perché lo Stato perseguita la Cannabis, attualmente siamo al paradosso, è più grave coltivare una pianta che commettere uno stupro».

L’attività del The Hemp Club si basa sul concetto di disobbedienza civile, per ovviare alle mancanze dello Stato. «Gli agenti hanno da subito capito che non si trattava di spaccio ma di una reale necessità dei nostri soci - spiega  D’Ambrosio - tra l’altro era in funzione solo una delle quattro lampade, se avessimo voluto guadagnare dalla produzione l’avremmo impostata a pieno regime. Speriamo che la nostra battaglia possa funzionare da grimaldello per altre realtà simili, per avere un precedente con cui poi fondare dei social club autorizzati sul modello spagnolo».

La città di Milano ha già effettuato un passo avanti in questa direzione quando il 15 marzo è stato approvato l’ordine del giorno sulla legalizzazione della produzione e del consumo di cannabis: «Anche la Regione Lombardia si è già pronunciata a favore - conclude  D’Ambrosio - speriamo che questo sequestro aiuti a passare dalla carta ai fatti poiché le piante sequestrate appartenevano ognuna ad un paziente differente che in questo momento sarà costretto ad arrangiarsi per poter esercitare il suo diritto alla cura, cosa che dovrebbe essere garantita dal sistema sanitario nazionale. Il nostro obiettivo ora sarà dare evidenza che la Cannabis coltivata non era destinata allo spaccio e su questo sta già lavorando il nostro avvocato Filippo Maria Molinari che ci segue fin dalla fondazione del Club».

Al momento del sequestro in associazione erano presenti circa 10 persone ma molte stavano arrivando poiché era in programma la chiusura di una mostra artistica a cui avevano partecipato sette artisti. 

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