La cannabis può ridurre l'infiammazione polmonare mortale da COVID-19: i ricercatori spiegano perché

15 Jul 2020

La cannabis contro l'infiammazione polmonare da COVID-19. Secondo uno studio congiunto dell'Università del Nebraska e del Texas Biomedical Research Institute, i derivati della cannabis (CBD su tutti) hanno una importante efficacia nel trattamento dell'infiammazione polmonare derivata da Coronavirus. L'applicazione della cannabis continua ad essere al centro di studi scientifici per le sue innovative proprietà terapeutiche


 

Mentre i casi COVID-19 continuano a crescere nel mondo, i ricercatori hanno iniziato a studiare ulteriori soluzioni sull'utilizzo della cannabis per trattare la patologia. I composti attivi della pianta hanno una serie di proprietà che lo rendono potenziale trattamento aggiuntivo per le infezioni da coronavirus. Recentemente gli scienziati hanno iniziato a esaminare il potenziale della cannabis per ridurre la suscettibilità alla malattia e hanno discusso se potesse essere usato come farmaco antivirale. Nel mese di luglio i ricercatori dell'Università del Nebraska e del Texas Biomedical Research Institute hanno pubblicato ulteriori ricerche su come il CBD potrebbe aiutare a curare l'infiammazione polmonare derivata dal nuovo Coronavirus. Gli autori hanno spiegato nel dettaglio le evidenze scientifiche di come i poteri anti-infiammatori della cannabis siano applicabili in questi casi.

Nella ricerca viene spiegato che "recenti rapporti hanno suggerito che l'infezione acuta è associata a un eccesso di riproduzione delle citochine (molecole proteiche prodotte da vari tipi di cellule, ndr), che contribuisce ai sintomi di febbre, tosse, dolore muscolare". Questi casi estremi di infiammazione possono portare a una grave situazione nella quale si nota l'ostruzione dei polmoni, rendendo conseguentemente la respirazione difficile o impossibile. Quindi, una delle strategie importanti che gli scienziati stanno studiando nella lotta contro COVID-19, è la riduzione dell'infiammazione.

In particolare, i ricercatori stanno esaminando farmaci che riducono l'attività di alcune citochine. In uno studio recente, un farmaco tradizionale è stato in grado di eliminare l'infiammazione dai polmoni dei pazienti e ha portato al recupero per il 90% dei trattamenti. Sfortunatamente, ha anche prodotto effetti collaterali gravi come l'infiammazione del pancreas e l'ipertrigliceridemia (un fattore di rischio per la malattia coronarica). Ciò ha indotto i ricercatori a continuare la ricerca di strategie anti-infiammatorie.

Il ruolo del CBD per il trattamento dell'infiammazione polmonare da Covid-19

In questo frangente entra in gioco la cannabis. Gli autori dello studio spiegano che diversi cannabinoidi nella pianta di cannabis hanno proprietà antinfiammatorie. In particolare, indicano il CBD come il candidato più probabile per il trattamento dell'infiammazione correlata al COVID-19. Il CBD ha dimostrato ottime proprietà antinfiammatorie in studi precedenti ed è già stato approvato dalla FDA come sicuro per i bambini con epilessia intrattabile. Se riesce a ridurre l'infiammazione per i pazienti COVID-19, potrebbe essere un'alternativa più sicura ad altre opzioni antinfiammatorie.


Come il CBD può aiutare a trattare il COVID-19?
Per prima cosa, gli autori spiegano che alcune ricerche precedenti hanno dimostrato che il CBD può ridurre un numero di citochine pro-infiammatorie. E' stato altresì dimostrato che il medesimo principio attivo è in grado di aumentare la produzione di interferoni, un tipo di proteina di segnalazione che attiva le cellule immunitarie e impedisce ai virus di replicarsi.

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Ricerche precedenti supportano anche l'idea che il CBD possa ridurre specificamente l'infiammazione polmonare. In uno studio sugli animali con asma, il CBD è stato in grado di ridurre la produzione di citochine proinfiammatorie, riducendo notevolmente l'infiammazione delle vie aeree. Questo è importante, perché il COVID-19 può anche lasciare i pazienti con gravi casi di fibrosi polmonare, spesso mortale.
Gli autori notano anche che il CBD non è l'unico cannabinoide che si presenta promettente come medicinale antinfiammatorio, poichè anche il THC ha anche mostrato potenti risultati nell'applicazione. Tuttavia in alcuni pazienti si sono presentati sintomi come disorientamento, ansia e aumento della frequenza cardiaca. La ricerca sul CBD, d'altra parte, mostra che è sicuro e ben tollerato con un dosaggio fino a 1500 mg al giorno, per un periodo fino a due settimane. Gli autori spiegano che questo "suggerisce la sua grande utilità per ridurre l'infiammazione / patologia polmonare indotta da SARS-CoV2 e la gravità della malattia".

"Le molte incertezze associate alla pandemia di COVID-19 come lo stato dell'economia, l'occupazione e la perdita di connessione possono alimentare la depressione, la paura e l'ansia" hanno proseguito i ricercatori, sottolineando che l'aumento dell'infiammazione da COVID-19 può anche innescare un aumento dei livelli di ansia. Il CBD ha fornito una valida speranza per la gestione dei casi di ansia stessa e può aiutare a ridurre questi livelli di stress eccessivo.
Gli scienziati stanno proseguendo gli studi per verificare se il CBD può essere usato per ridurre l'infiammazione e l'ansia nei casi da COVID-19, in aggiunta ai farmaci antivirali. La cannabis può, quindi, essere considerata una cura o un trattamento contro il COVID-19 con il potenziale di aiutare a ridurre l'infiammazione e l'ansia in coloro che soffrono della suddetta malattia.
La sperimentazione diretta sarà, quindi, necessaria per fornirci ulteriori risposte.

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