A Firenze interrotta la produzione militare di cannabis

Fabrizio Dentini
20 Apr 2023

Lo Stabilimento Militare di Firenze interrompe la produzione di cannabis terapeutica. La notizia è dirompente e getta uno spesso velo d’incertezza sul sistema italiano di produzione, distribuzione ed approvvigionamento di cannabis terapeutica, un medicamento fondamentale per migliaia di compatrioti. A fine novembre 2022 il Ministero della Salute, a fronte di un fabbisogno annuale nazionale stimato intorno ai 1.500 chili, aveva autorizzato i militari di Firenze alla produzione di 400 chili di cannabis terapeutica, una produzione che alla luce di questo stop forzato diventa raggiungibile solo su base utopica. Ma come siamo arrivati a questa drammatica situazione?


Facciamo adesso un doveroso passo indietro.

Lo scorso 27 febbraio sul quotidianosanità.it il rappresentante sindacale dello Stabilimento Militare di Firenze, Dott. Umberto Fragassi, lanciava un accorato appello relativo alle preoccupazioni legate alla carenza strutturale di risorse umane all’interno dello Stabilimento.

In particolare, per quanto riguarda la coltivazione di cannabis, in un passaggio affermava: «… la carenza cronica di personale a vari livelli […] e la mancanza di diverse figure chiave, come segnalato anche dall’autorità regolatoria (AIFA), […] stanno determinando lo stop forzato delle linee di approvvigionamento dei cosiddetti "Farmaci orfani" – cioè quelli destinati a curare alcune malattie rare e, a breve, della cannabis terapeutica».

Come ben immaginabile, le parole del Dott. Fragassi risvegliarono una profonda preoccupazione, un timore amplificatosi anche alla luce della prossima celebrazione del 170 anniversario della nascita dello Stabilimento, il quale, nonostante questa importante ricorrenza, sembra vivere al giorno d’oggi un momento storico di profonda impasse. Ultimamente quindi, cercando di fare emergere quanto possibile e ricordando che un’istituzione militare non abbia tra le sue intrinseche priorità quella della trasparenza nei confronti della cittadinanza, abbiamo contattato il rappresentante sindacale Dott. Fragassi per ricevere ulteriore conferma ed approfondire le sue argomentazioni.

Ecco quanto emerge dalle sue risposte: « Attualmente lo Stabilimento produce quasi esclusivamente (intorno al 90%) cannabis per uso medico e avrebbe bisogno del doppio delle persone attualmente impiegate. Quando non si riesce a spiegare certe dinamiche ci deve essere, necessariamente, una volontà di qualche tipo che cerca di frenare o d’orientare verso altre direzioni. Per questo chiediamo alla "Politica" di parlare chiaro alle maestranze dello Stabilimento e a tutti coloro che vedono nei nostri prodotti la loro unica ancora di salvezza, su quale debba essere il futuro di questa struttura. Infatti, per poter produrre su vasta scala occorrono mezzi, risorse umane e infrastrutture adeguate che, ad oggi, risultano insufficienti. È per questo che come RSU ci stiamo chiedendo come sia possibile continuare ad assicurare, in questa situazione di criticità, una minima produzione che rispetti le normative di settore. La nostra proposta, in merito, è quella di svincolarci dalle logiche ministeriali probabilmente più orientate a business di altro genere che alla produzione farmaceutica, per transitare sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri, come per la Protezione civile. Questa ipotesi, da sempre osteggiata dalla politica, ci permetterebbe di avere una operatività e una flessibilità tipici di una officina farmaceutica: cosa impensabile, oggi, con i vincoli della Pubblica Amministrazione. Un Paese civile, degno di questo nome, può e deve farsi carico di alleviare queste sofferenze scegliendo d’investire sullo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare per trasformarlo in una struttura efficiente ed operativa al servizio dei cittadini, restituendogli il valore etico di un tempo».

Gabriele Picchioni
Il Colonnello Gabriele Picchioni

Mentre Fragassi proponeva una soluzione concreta per rendere la quotidianità operativa dei suoi colleghi più performante, abbiamo intercettato il Colonnello Gabriele Picchioni, Direttore dello Stabilimento a partire dallo scorso ottobre 2022, a margine di un incontro organizzato dall’Associazione Pazienti Cannabis Medica a Bologna e gli abbiamo domandato quale fosse la situazione vissuta a Firenze.

In altre parole, la produzione di cannabis era stata effettivamente interrotta o si era forse sopperito alla mancanza di personale per scongiurare tale pericolo?

Di fronte ad un pubblico di pazienti e curiosi, il Colonnello Gabriele Picchioni ci ha risposto in questa maniera: « Sono in corso assunzioni da parte dell’Agenzia Industria Difesa, l’ente che controlla le unità produttive tra le quali rientra lo Stabilimento. Le criticità ci sono state e sono in via di risoluzione. La produzione di cannabis terapeutica ed in particolare di Fm2, attualmente è sospesa, a partire dallo scorso 5 aprile e sino a metà giugno, ma non a causa di carenza di personale ma perché, a causa di lavori già programmati, stiamo realizzando una nuova linea produttiva. In magazzino, comunque abbiamo le scorte che sopperiranno alle carenze momentanee, ed insieme alla cannabis d’importazione dovrebbero permetterci di non avere ripercussioni sulla continuità terapeutica. Nei primi tre mesi la produzione è andata bene ed è presumibile che, quando verrà ripresa, andrà bene come nei primi mesi. Durante l’anno in corso, comunque, vedremo se riusciremo a produrre i 400 chili richiesti dal Ministero della Salute».

La notizia dunque è questa, nonostante la produzione made in Italy dall’inizio della sua ideazione a fine 2014 e sino ad oggi, abbia ricevuto almeno 9,5 milioni di euro [Ndr. 1.6 milioni a dicembre 2017 + 3.6 milioni a dicembre 2020 + 4.3 milioni ad agosto 2021] ad oggi la coltivazione di cannabis è drammaticamente, per i pazienti, ed incredibilmente per l’opinione pubblica generale, interrotta.

Speriamo che il Presidente Mattarella ospite dello Stabilimento il prossimo 19 giugno per la celebrazione del 170 anniversario della sua nascita possa, grazie al suo alto profilo istituzionale, rammentare all’Agenzia Industria Difesa ed al Ministero della Salute, i suoi improrogabili impegni con i pazienti del nostro paese ed in particolare con le persone più deboli e più sofferenti che giustamente pretendono una doverosa e civilissima continuità terapeutica anche perché, come dichiarato lo scorso 3 aprile, due giorni prima dell’interruzione della produzione, al Corriere della Sera dal Colonnello Picchioni: «.. Per il 2024 con nuovi investimenti le serre saranno raddoppiate e arriveremo a 700 chili»… Ce lo auguriamo davvero di cuore.

 

Appuntamento sul prossimo numero cartaceo di Soft Secrets per l’approfondimento delle cause che rendono il modello italiano di produzione e distribuzione di cannabis terapeutica un sistema dalle molteplici criticità.

Per approfondire le cause del mal funzionamento del sistema produttivo italiano leggi il nostro articolo: Cannabis terapeutica in Italia: i numeri di un fallimento

 

 

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Fabrizio Dentini