Esperto di cannabis per curarsi, la storia di Giovanni

Fabrizio Dentini
15 Jun 2023

Giovanni ha 44 anni e vive a Viareggio. Nel dicembre 1994, a sedici anni, la sua vita cambia radicalmente perché insieme a quattro amici finisce giù da una scarpata rompendosi due vertebre cervicali. Giovanni finisce in ospedale per uscirne sei mesi dopo in sedia a rotelle. Questa è la storia di un ragazzo che ha scelto di diventare protagonista nella ricerca della propria salute


SSIT: Con quali medicine sei stato curato e con quali effetti collaterali? 

Ero un ragazzino impaurito e privo di conoscenza ed ho provato tutto quanto mi è stato proposto. Prendevo dodici, quindici pastiglie al giorno e devo dire che la maggior parte dei farmaci erano inefficaci. Quando c’era un effetto positivo questo era seguito da una serie di effetti collaterali gravissimi. I rilassanti muscolari, ad esempio, mi davano nausea, giramenti di testa, il letto mi sembrava il Titanic e vomitavo la bile. Per la vescica, invece, avevano scelto una pasticca che mi avrebbe reso sterile. La pasticca del sonno, poi, mi dava gastrite e voltastomaco. 

SSIT: Quando hai scoperto che la cannabis aveva un ruolo positivo nel tuo caso? 

Sapevo che la cannabis fosse un rilassante, sapevo che agisse sui dolori e sulla spasticità e sulle funzioni gastro-intestinali, mi faceva venire fame e voglia di dormire con conseguenze positive nel mio percorso, visto che il semplice riposo era qualcosa di difficile, avendo impiantati nel collo due ferri in titanio, che tutt’ora ho e che causano dolore e fastidio. Mi ero prefisso di continuare ad utilizzare cannabis come facevo dall’età di 14 anni. Per fortuna due operatrici dell’ospedale mi portarono un pezzettino di hashish e, nonostante avessi i polmoni interessati da una lesione provocata dall’incidente, decisi di provare. Immediatamente, al secondo tiro, la tensione dal collo ai talloni, come i fili del burattinaio che ti controllano, si allentò magicamente. Fino a quel momento per fare pipì avevo bisogno di essere intubato, mentre così ho avuto immediatamente lo stimolo naturale. Ho cominciato a ridere e mi sono guardato allo specchio cosa che non avevo ancora fatto da quando ero ricoverato. Era il 1995. Da quel giorno cominciai a rifiutare gran parte dei farmaci prescritti, nel giro di un anno dalla dimissione avevo smesso di prenderli tutti. Attualmente mi curo solo con la cannabis, omeopatia e buona alimentazione. 

SSIT: Come accedi alla cannabis terapeutica? 

Dopo milioni di peripezie oggi ho una prescrizione del mio neurologo sotto forma di 3 grammi al giorno d’infiorescenze importate dall’Olanda. La Regione Toscana mutua la totalità del medicamento. 

medica

SSIT: Hai mai avuto problemi con la legge per la produzione di cannabis? 

La prima volta, in vacanza, la polizia mi sequestrò 30-40 grammi di fumo. Nel 2007, mio padre chiamò la polizia e mi trovarono con 17 autofiorenti, ma era la prima volta e non ci fu seguito. L’ultima volta è stato perché il farmaco non era reperibile ed avevo scelto di coltivarlo di persona. Il risultato è stato che all’alba, una decina di carabinieri, senza uno straccio di mandato e basandosi su informazioni confidenziali, m’hanno fatto irruzione a casa e mi hanno trattato come uno spacciatore. Nessuno aveva mai pensato che con una sedia a rotelle la cannabis fosse necessaria alla mia salute e pertanto ero già in possesso degli incartamenti, il piano terapeutico firmato dal primario neurologo, che certificavano la mia necessità. Al contrario, secondo loro, quello che coltivavo era per vendere la mia stessa salute al prossimo! 

SSIT: Quali sono le competenze botaniche che hai sviluppato? 

Certamente ho dovuto istruirmi e studiare tanto per curarmi al meglio producendo un farmaco sterile ed esente da qualsiasi sostanza chimica, agenti patogeni e potenziali muffe. Ho imparato a coltivare, ibridare, estrarre e trasformare il prodotto in varie forme per assunzioni di varia modalità che si addicano ad ogni contesto e necessità terapeutica. Nel corso del tempo ho capito che l’effetto marcato di base che contraddistingue le varie genetiche di cannabis discende dal THC, che svolge ruolo antinfiammatorio, emolliente e rilassante. Cambiando genetica cambiano gli effetti secondari. In alcuni ceppi di cannabis indica si manifesta maggiormente l’effetto antidolorifico ed in altri quello che concilia il sonno. In alcune genetiche Sative e ibride l’effetto stimola l’appetito e la sana digestione. Circa tredici anni orsono, dopo aver eseguito molteplici estrazioni e trasformazioni della materia vegetale, sono arrivato a creare un prodotto edible [Ndr. da ingerire] molto funzionale. Estratto a freddo e, grazie al micro dosaggio, di gran lunga superiore a quello che avevo fatto sino a quel momento. Gli effetti collaterali sedativi e psicotropici erano assenti, solo la qualità medica era valorizzata per constrastrare la mia forte spasticità. Inoltre ha risultati molto positivi nel placare l’ansia, mi aiuta nella minzione e nello svolgimento delle funzioni gastro-intestinali, non induce il sonno, ma lo concilia una volta raggiunto naturalmente grazie ad uno stile di vita sano e dinamico. Grazie a questo estratto il mio sonno non è intermittente, come spesso accade per colpa della vita frenetica che viviamo, quindi al risveglio sono riposato e mi sento capace si affrontare una nuova giornata con energia e lucidità mentale.

 

Questo articolo è tratto dal numero 2/2023 della Rivista cartacea Soft Secrets.

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Fabrizio Dentini